Simenon e Maigret in Bretagna

Uno scrittore e un commissario a Concarneau.

Concarneau in Bretagna.

Concarneau in Bretagna. Foto di Gabriel LE NAOUR da Pixabay

Concarneau città di mare e di pesca.

Concarneau è un comune francese di poco più di 20 mila abitanti situato nel dipartimento del Finistère, nella regione della Bretagna. Antica cittadina portuale affacciata sull’Oceano Atlantico, Concarneau, è il terzo porto da pesca più importante di Francia e la principale base per la pesca del tonno. Circa 100 mila tonnellate di tonno lavorate ogni anno.

Situata al limite di una profonda baia, la città di Concarneau e il suo porto sono dunque riparati dalle onde dell’oceano e dai venti dominanti. Proprio a questo la città deve il suo nome: Konk-Kerne che nell’antica lingua bretone significa: Baia di Cornovaglia.

Concarneau è, al principio, poco più che un’isola-città completamente fortificata e collegata alla terraferma da una stretta diga, al centro della baia di la-Forêt alla foce del Moros. Piccola comunità di borghesi, mercanti, pescatori e qualche religioso. Oggi la Ville-Close è divenuta il simbolo stesso della cittadina bretone, ma è mancato poco che fosse completamente distrutta.

Le antiche fortificazioni furono costantemente migliorate nel corso dei secoli, vista l’importanza strategica del luogo. Alla fine del XIX secolo i militari lasciarono definitivamente Concarneau donando le proprie istallazioni alla municipalità. La comunità cittadina, nello spirito bretone così ben colto da Simenon, intendeva utilizzarne le pietre per realizzare banchine portuali.

Fortunatamente un cenacolo di pittori aveva scelto quel luogo magnifico per la propria attività artistica. Riuscirono a convincere i notabili locali della bellezza e del valore racchiusi fra quelle mura. Oggi sono considerate Monumento nazionale.

Simenon a Concarneau.

Georges Simenon giunge in questa località nell’autunno del 1930 e vi rimane per buona parte dell’inverno: fino al febbraio del 1931. Cerca un posto tranquillo dove poter lavorare. Ha una mole considerevole di romanzetti popolari da consegnare al suo editore, prima di poter dare avvio alla pubblicazione dei nuovi romanzi con protagonista il commissario Maigret. Una svolta della sua vita.

La villa che prende in affitto Simenon si affaccia sulla bella spiaggia di Sables Blancs. Una costruzione del 1928, realizzata da un orologiaio e gioielliere di Concarneau, Albert Gloaguen, suddivisa in tre parti distinte perché destinata ai suoi tre figli.
Ancora oggi i tre appartamenti portano i numeri 11, 13 e 15. Georges Simenon, con la moglie Régine Renchon occupa il numero 13.

Per quale ragione lo scrittore ha scelto proprio questa località di mare per il suo ritiro non è dato sapere. Il suggerimento di un amico a Parigi? Ha forse visto un annuncio su un giornale?

Nel 1927, al momento di lasciare Parigi per meglio troncare la burrascosa relazione con Joséphine Baker, Simenon sceglie la cittadina di La Rochelle nel dipartimento della Charente-Maritime. Il luogo gli piace moltissimo. Ne siamo certi perché vi ritorna nell’aprile del 1932 rimanendovi fino al 1936 e cerca, senza riuscirvi, di acquistare la tenuta de La Richardière dove risiede.

Evidentemente in quell’autunno del 1930 qualcosa o qualcuno indirizza la scelta dei coniugi Simenon verso la Bretagna.

Per Simenon lavoro e solo lavoro a Concarneau.

Quello che sappiamo per certo è che in quella casa in riva al mare Simenon lavora come un pazzo, stendendo pagine su pagine. Completa tutto l’arretrato promesso all’editore Fayard e scrive anche un romanzo della serie MaigretLe pendu de Saint-Pholien, ambientato nella natia Liegi.

A quel tempo, la spiaggia di Sables Blancs si trovava a Beuzec-Conq, un piccolo centro abitato separato, allora, da Concarneau. La spiaggia è quindi lontana dalla città. Un luogo ideale per un soggiorno senza distrazioni.

Simenon scrive, seduto in faccia al mare, e quando non scrive passeggia sulla spiaggia di Sables Blancs o fino agli scogli della parte orientale della costa. Con lui il fido cane Olaf.

Anche quando non lavora, la sua mente è sempre concentrata. Registra ogni cosa intorno a se: i rumori, le case, la gente. Prende mentalmente appunti e tutto quel materiale, nel marzo del 1931, servirà a realizzare un altro Maigret: Le chien jauneunico romanzo di tutta la serie ambientato nella cittadina bretone.

Anni dopo, nel 1936, Concarneau ed il territorio della Bretagna torneranno a fare da sfondo ad un altro romanzo; questa volta senza Maigret: Les Demoiselles de Concarneau.

Nel suo libro “Concarneau et l’univers de Georges Simenon”, Jean-Paul Ollivier, originario della “città blu” e avido lettore di “Maigrets”, si è divertito a elencare tutti i riferimenti fatti alla città portuale nell’opera di Georges Simenon.

In undici libri, senza contare“ Les Demoiselles de Concarneau ”e“ Le Chien jaune ”, si fa riferimento a Concarneau. A volte è una parola, tre righe, dieci righe, a volte un intero capitolo … Impossibile che non amasse Concarneau quando ha scritto quello che ha scritto “. Sorride Jean-Paul Ollivier. “Possiamo dire che Concarneau è entrato nella sua memoria.”

Il commissario Maigret a Concarneau.

Nella cittadina bretone di Concarneau si svolge una delle più famose inchieste del commissario Maigret: quella narrata nel romanzo Le Chien jaune.

Di questo romanzo abbiamo già scritto a suo tempo quindi è inutile ritornare troppo qui sull’argomento.

C’è però una curiosità cui in quel post abbiamo solo accennato e che qui vogliamo approfondire un po’ meglio, per quanto possibile.

La misteriosa Cappella di Saint-Fiacre.

La cappella di Saint-Fiacre alla Punta di Cabellou.

La cappella di Saint-Fiacre alla Punta di Cabellou.

È noto che il commissario Maigret è un parigino d’adozione, come del resto lo erano un gran numero di suoi concittadini. Simenon immagina per lui un’origine non del tutto umile, ma comunque legata alla terra ed alla campagna.

Il futuro commissario capo della squadra omicidi di Parigi nasce in un piccolo villaggio del dipartimento dell’Allier, a pochi chilometri da Moulins. Siamo nel cuore della Francia rurale. Il padre del commissario è amministratore di una grande tenuta, di proprietà di una antica famiglia aristocratica ed il loro casato conferisce il nome anche al piccolo paese: Saint-Fiacre.

In Francia esistono sicuramente almeno due villaggi con quel nome, ma nessuno corrisponde alla descrizione fornita da Simenon nei suoi romanzi. Il luogo reale che ha ispirato Simenon nell’immaginare il villaggio natio di Maigret, si chiama con tutt’altro nome e questo ci autorizza a pensare che la scelta del nome di Saint-Fiacre abbia una diversa provenienza.

Forse la chiave di questa scelta è nascosta proprio in Bretagna: a Concarneau!

A circa cinque chilometri da Les Sables Blancs, dove vive Simenon durante il suo soggiorno in Bretagna, vi è una punta sporgente verso il mare che si chiama Punta di Cabellou. È una passeggiata di poco più di un’ora che consente di attraversare, prima, la cittadina di Concarneau e, poi, la costa bassa di sabbia e rocce. Una passeggiata perfetta per ammirare sia il centro storico della città bretone che la natura, dolce e selvaggia insieme, della sua costa.

Proprio alla base della piccola penisola di Cabellou, sorge una cappella, oggi sede di eventi culturali, un monumento dalla lunga e travagliata storia.

Questa piccola chiesetta è nota come la Chapelle Saint Fiacre. Dedicata ad un Santo irlandese di nobili origini vissuto prima dell’anno 1000 ed il cui culto è molto diffuso in Francia ed anche in Bretagna. Santo patrono dei giardinieri, Saint Fiacre, e degli ortolani. Poi, in epoca successiva, protettore anche dei cocchieri e dei tassisti. Invocato, in particolare, contro le emorroidi!

Curiosa è la vicenda che conduce Saint Fiacre a divenire protettore di cocchieri e tassisti.

Nel 1640 viene menzionato un “Hôtel de Saint Fiacre” in rue Saint-Martin a Parigi, la cui facciata era decorata con un’insegna con l’effigie del santo. Il proprietario Nicolas Sauvage offre ai clienti anche un servizio di noleggio carrozze.

Nel 1645, Nicolas Sauvage, ebbe l’idea di trasformare il servizio di noleggio in un’attività pubblica ed acquisì una licenza per servire la tratta Parigi-Amiens.

Le carrozze a quattro posti e i cavalli da traino vengono inizialmente affittati a 10 soldi l’ora. Il deposito delle vetture è presso l’Hôtel de Saint Fiacre. Nel giro di vent’anni l’attività di Sauvage cresce enormemente, trasformandosi nella prima rete di trasporto pubblico di Parigi.

Per tutti i parigini le carrozze di Sauvage sono le famose “voitures de l’hôtel de saint fiacre”. Il nome si abbrevia presto in “voitures de saint fiacre” e poi, semplicemente in fiacre. È così che San Fiacre divenne patrono dei cocchieri e poi, per analogia, dei tassisti, quando le automobili sostituirono le carrozze a cavalli.

Ma torniamo alla nostra cappella bretone.

A Cabellou sono molto affezionati a questa loro cappella, al punto che un’associazione di volontari si occupa della sua conservazione. Eppure la storia della Chapelle Saint Fiacre non inizia a Cabellou e nemmeno a Concarneau.

La cappella viene edificata nel XVI secolo nella località di Kerspern, una zona agricola poco distante dal villaggio di Riec-sur Belon: una ventina di chilometri ad est di Concarneau. Sembra che l’edificio religioso fosse intitolato, oltre che al Santo irlandese anche alla SS. Trinità.

La cappella ha però un proprietario. Si tratterebbe di un certo Louis Le Flécher che l’acquista per poi donarla alla Parrocchia in cambio di una messa perpetua in suffragio della sua anima.

Dovevano esservi molto affezionati gli abitanti della zona, visto che, nel XVIII secolo, raccolgono con una questua ben tremila franchi di allora per eseguirne il restauro.

Sopraggiungono gli anni della Rivoluzione e i beni della Chiesa son confiscati. In stato di completo abbandono la cappella va in rovina. Seguono anni di peripezie legali tra gli eredi dell’antico proprietario e l’amministrazione statale.

La vicenda si conclude temporaneamente con la demolizione della cappella. Tutte le pietre che la compongono vengono numerate e poste in un magazzino di Riec in attesa di una soluzione futura.

Nessuno sembra più attribuire alcun valore all’antico edificio. Non i notabili del paese che non gli riconoscono alcuna importanza storica. Non le gerarchie ecclesiastiche che si premurano di far sapere, attraverso il curato del paese, che un eventuale vendita non rappresenterebbe un atto peccaminoso da parte degli acquirenti.

L’acquisto sembra interessare degli americani, ma la cosa si trascina e non se ne fa nulla.

La situazione inizia a sbloccarsi nel 1925 quando tale Mélanie Rouat interviene ed acquista il transetto della chiesa per ampliare il suo ristorante nel centro del paese.

Non è una fine così ignobile: Mélanie Rouat è una figura di primo piano nel panorama gastronomico dell’epoca: la sua aragosta all’armoricana è lodata dal fior fiore del Tout-Paris. Nell’ottobre 1929, pochi giorni prima del famoso giovedì nero di Wall Street, il critico gastronomico del Paris-Soir qualifica Mélanie Rouat come “grande cordon bleu” e sostiene addirittura che la crema che ella serve come dessert, merita di essere celebrato al suono delle cornamuse bretoni!

Anche il nostro Georges Simenon diviene uno dei clienti di Mélanie Rouat.

E di tutto il resto dell’edificio cosa ne è stato? Ecco, qui interviene un personaggio che forse non godeva troppo della stima di Simenon e che, credo, abbia ispirato allo scrittore, almeno in parte, il personaggio più negativo del romanzo Le chien jaune.

Ad acquistare la navata ed il campanile dell’antica chiesetta di Saint Fiacre è un uomo importante: quello che si dice un “pezzo da novanta”

Si tratta di Monsieur Charles Leboucq, deputato della Senna, a Parigi, nell’area della sinistra repubblicana. Dottore in giurisprudenza, giornalista, economista e grande difensore del piccolo commercio.

Per poco o nulla egli acquista l’intera Punta di Cabellou; vuole lottizzare il terreno, costruirvi delle ville e fare del luogo una meta per le vacanze dei parigini. La cappella Saint-Fiacre impreziosirà il tutto.

I lavori durano dieci anni e quando Simenon si stabilisce a Concarneau sono quasi al termine.

Sono personalmente convinto che esista un preciso collegamento tra queste vicende e la scelta di Simenon di dare il nome di Saint Fiacre al villaggio natale del suo commissario.

Forse anche solo un omaggio a questa terra e a questa gente bretone che devono averlo positivamente colpito.

Non vi saranno altri Maigret ambientati in Bretagna e non vi saranno altri romanzi di ambientazione bretone, oltre al già citato Les Demoiselles de Concarneau, nella carriera di Simenon.

Solo citazioni lasciate così qua e là, fra le righe di tante opere. Citazioni anche un po’ affettuose come quella de Le port des brumes:

Un’altra foto: di Joris in persona, questa volta, a venticinque anni, già corto di gambe, largo di faccia, sorridente, ma con un’espressione ostinata. Un vero bretone.


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Simenon e Maigret in Bretagnaultima modifica: 2021-03-17T03:58:03+01:00da albatros-331
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