L’ombra cinese un capolavoro di Simenon

L’ombra cinese un capolavoro di Simenon.

L'ombra cinese un capolavoro di Simenon.

L’ombra cinese un capolavoro di Simenon.

Maigret e quell’ombra cinese in Place des Vosges.

Maigret e l’ombra cinese o semplicemente L’ombra cinese. L’ombre chinoise per i francesi.

Questo romanzo è, fra l’insieme delle opere dedicate a Maigret, un autentico capolavoro.

Tutto contribuisce a renderlo tale. La credibilità dell’intreccio, il realismo di personaggi e luoghi d’ambientazione, la densità e la concretezza delle atmosfere che caratterizzano ogni pagina.

Quando, nel dicembre del 1931, Georges Simenon, ne intraprende la stesura, lo scrittore ha poco meno di 29 anni. La saga di Maigret ha visto la luce nel febbraio di quello stesso anno, con due romanzi di cui abbiamo già scritto, ma siamo ora al dodicesimo titolo e il pubblico conosce ormai bene ed apprezza quel massiccio commissario della Polizia Giudiziaria parigina.

Proprio in quel dicembre Simenon, dopo aver venduto il fido battello Ostrogoth ha deciso di stabilirsi nuovamente sulla terra ferma. Sceglie l’incantevole cittadina di Antibes, in faccia allo splendido mare della Costa Azzurra.

A fornirgli l’occasione è uno scrittore suo amico, Henri Duvernois, che gli affitta la sua villa Les Roches grises. In quegli anni Duvernois è uno scrittore molto più conosciuto di Simenon e ogni settimana la stampa parigina pubblica una sua novella. Il giovane belga vede in lui, oltre che un amico, il modello ideale dell’uomo di successo che egli stesso vuole diventare. Sarà lo stesso Simenon ad ammetterlo, anni dopo, raccontando i suoi esordi letterari

« Mon rêve était d’avoir un conte chaque semaine dans Le Matin, comme Henri Duvernois ».

La villa è proprio in faccia al mare, vicino al piccolo Port Salis, in Boulevard de Bacon. Simenon ci rimane solo pochi mesi, ma non si tratta certo della classica vacanza. In quei tre mesi invernali (dicembre 1931-febbraio 1932) lo scrittore realizza tre nuovi Maigret e ne termina un quarto iniziato in precedenza. Nell’ordine si tratta de L’ombre chinoiseL’affaire Saint-FiacreChez les Flamands e Le port des brumes.

Non solo, ma oltre a scrivere i suoi romanzi, Simenon collabora alla realizzazione delle sceneggiature dei primi due film tratti da sue opere: Le Chien jaune di Jean Tarride e, soprattutto, La Nuit du Carrefour realizzato da Jean Renoir. Addirittura Renoir raggiunge lo scrittore proprio ad Antibes e qui i due lavorano insieme alla stesura dell’adattamento.

imperial chrysler

Chrysler Imperial 1931.

Forse è proprio l’atmosfera da “cinema” in cui Simenon si trova inserito, oppure l’aria sofisticata e sfarzosa della Costa Azzurra a contagiarlo; magari le due cose insieme. Fatto sta che il giovane scrittore acquista una Imperial Chrysler, lussuosa macchina americana, fatta venire appositamente dagli Stati Uniti perché in Francia non è ancora commercializzata.

Manie di grandezza? Forse.

Certo Simenon per la maggior parte della sua vita ha dimostrato di amare il denaro proprio per le enormi possibilità che questo offre di soddisfare le proprie esigenze e i propri capricci. Non vuole essere, e non è, come certi personaggi avidi e gretti che spesso dipinge nei suoi romanzi e che il commissario Maigret detesta cordialmente, senza curarsi di nasconderlo.

Proprio la grettezza d’animo e l’avidità di denaro ci portano diretti alla trama di Maigret e l’ombra cinese. Tutta la vicenda narrata nel romanzo ruota intorno al denaro. Al rapporto così diverso che gli esseri umano hanno con il denaro. A come questo rapporto possa condizionare le loro vite. Fino al delitto e alla follia.

Maigret e l’ombra cinese ha una trama essenziale.

La trama del romanzo è di una semplicità essenziale.

Un industriale, Raymond Couchet, viene derubato di una grossa cifra e assassinato, mentre siede alla scrivania negli uffici della sua azienda, con un colpo di rivoltella al petto. Siamo a Parigi, in una sera di novembre, nella monumentale place des Vosges; i magazzini e gli uffici della ditta Couchet sono situati in fondo al cortile interno di uno dei palazzi che danno sulla piazza.

place des vosges

Place des Vosges a Pasrigi.

Couchet è un uomo di origini popolari, che si è fatto da solo, non senza molte difficoltà, e che ora è ricco e affermato. Sposato una prima volta con Juliette, la figlia di un pasticciere di Meaux, dalla quale ha divorziato dopo aver avuto un figlio di nome Roger, si è poi risposato con una donna più giovane e di famiglia alto borghese.

Il divorzio lo ha voluto Juliette che illusa dalla grande intraprendenza di Raymond ha creduto di sposare un benestante capace di offrirle un futuro senza problemi e che poi si è ritrovata al fianco di un uomo dalle mille attività, ma dagli scarsissimi guadagni.

La donna, spesso sola e sempre in difficoltà economiche, finisce col  preferire la sicurezza che promette di offrirle un altro uomo, vicino di casa della coppia, un certo Martin impiegato all’Anagrafe, con posto di lavoro e stipendio sicuri. Anni dopo Juliette, ormai divenuta signora Martin, va ad abitare in place des Vosges e ritrova l’ex marito ora ricco industriale scoprendo così d’essere stata beffata dal destino e di aver mancato quella sicurezza economica e quella ricchezza sempre rincorsa e che certamente il secondo marito, con la sua carriera da impiegato statale non può garantirle.

Molto presto Maigret si rende conto che il caso nasconde moventi meschini ed atroci e che la rosa dei possibili sospetti si riduce alla coppia dei Martin o al figlio della vittima Roger. Il ragazzo ha vent’anni, è sfaccendato, dedito alla droga e vive quasi esclusivamente dei soldi che il padre gli passa più per levarselo di torno che per reale affetto.

Il dramma volgerà in tragedia, con il suicidio del giovane Roger, il crollo psicologico del signor Martin e lo sprofondare nella follia di quella donna perseguitata dall’ossessione del denaro e beffata ancora, per altre due volte, dal destino. Un destino che le sue stesse ossessioni hanno contribuito a costruire.

Maigret e l’ombra cinese: storia di solitudini individuali.

In questo romanzo Simenon non indaga la coppia, come ha fatto e farà altre volte. Qui tutti i personaggi, anche quando interagiscono fra loro, sono soli con se stessi e ad essere
analizzato è il loro rapporto con il denaro.

solitudine

Una panchina vuota che ben rappresenta l’idea di solitudine.

Ai due capi opposti dello spettro di osservazione vi sono la vittima e la sua ex moglie. Uno ha raggiunto la ricchezza non inseguendola, ma cercando la propria affermazione personale. Ora che è rispettato e ricco può permettersi una moglie di buona famiglia ed una giovane amante.

Spende il denaro senza ritegno ne preoccupazioni proprio perché lo vede solo come una misura della propria affermazione. L’altra insegue per tutta la vita questo miraggio di sicurezza che accompagna il possesso del denaro, ma la sua ossessione è tale che non dubitiamo che se mai fosse riuscita ad accumularne anche molto, mai sarebbe stata soddisfatta e mai avrebbe goduto realmente di quel possesso.

Probabilmente sarebbe divenuta un’avara capace di privarsi di tutto pur di non esporsi ad una ipotetica futura mancanza di soldi.

In mezzo, tutta una gradazione di sfumature: dal decoro piccolo borghese del signor Martin, che in virtù del posto fisso da impiegato statale può disprezzare il popolo minuto e godere dell’accondiscendenza dei superiori. Il suo mito è la tranquillità con tanto di radio comprata a rate, l’abbigliamento misero ma impeccabile, la vita scandita dall’orario di lavoro e dalle domeniche a passeggiare in centro con la moglie sotto braccio.

Il giovane Roger indifferente e bohémien, schifato dalla realtà e ormai rifugiatosi nello stordimento offerto dalla droga e dalla occasionale compagnia di donne di strada sconfitte quanto lui. Diviso tra un padre che lo mantiene ma non lo ama e una madre che ha perennemente cercato di istillargli sentimenti di oddio e di rivalsa verso il genitore, Roger, ha finito per chiamarsi fuori e per lui il denaro non ha più valore di tutto il resto della sua vita. Alla fine rinuncerà anche a quella, stritolato nell’ingranaggio perverso del rapporto fra i due genitori.

I ricchi borghesi di buona famiglia rappresentati dalla seconda moglie della vittima nata Dormoy, da suo zio Colonnello e da quel signor de Saint-Marc ex ambasciatore e vicino di casa dei Martin (ma al piano nobile del palazzo), il parto della cui signora domina la scena del ritrovamento del cadavere ad inizio romanzo. Tutti personaggi accomunati dalla posizione sociale e dal prestigio intrinseco nelle famiglie di provenienza, di cui il denaro è solo l’indispensabile corollario. Senso innato di superiorità, accondiscendenza verso i socialmente inferiori, accompagnata da un naturale disprezzo per coloro che ritengono ai margini della società.

soldi-abito

Nine Moinard, ballerina senza pretese, giovane amante di Raymond Couchet. Già disillusa, ma ancora romantica. Pronta a farsi mantenere da un uomo, ma onesta e disinteressata quel tanto che basta da non volersene approfittare. In lei c’è sicuramente il bisogno di appoggiarsi a qualcuno, ma nessuna traccia della cupidigia di Juliette Martin.

Finché dura dura, poi si torna al lavoro; ai freddi palcoscenici di piccoli cabaret con le due prove al giorno per il balletto e la magra paga. In attesa di un nuovo “signore” che la noti da un tavolo del locale e la prenda sotto la sua ala protettrice garantendole ancora un periodo di vacche più o meno grasse. Finché dura.

Maigret e l’ombra cinese: gli agganci della memoria.

Più volte Simenon pesca nella propria memoria, recente e passata, per impostare un romanzo Maigret. In alcuni casi si ispira proprio ad episodi della sua vita come ne L’impiccato di Saint-Pholien o La ballerina del Gai-Moulin. In altri l’ispirazione viene da luoghi, situazioni o personaggi incontrati nel corso della sua vita.

In questo romanzo,in particolare, è immediatamente evidente il riferimento alla place des Vosges, dove Simenon ha abitato nei primissimi tempi del suo soggiorno parigino. I ricordi sono ancora freschi e le splendide descrizioni dei portici con il negozio di corone di fiori, dell’androne del palazzo, del cortile e del palazzo stesso, sono anche frutto di conoscenza diretta dei luoghi, proprio per averci vissuto.

Anche alcuni personaggi sono almeno in parte ispirati alla realtà simenoniana. Innegabile che la figura della signora Martin si ispiri, esasperandola naturalmente, alla madre dello scrittore stesso o almeno a figure provenienti da quel ramo della famiglia (con tanto di riferimento alla pasticceria e al ricovero in manicomio di una sorella della donna). Così come il signor Martin potrebbe ricordare un po’ il padre di Simenon. Altrettanto innegabile è la fonte di ispirazione per il giovane Roger: Simenon stesso nella Liegi dell’immediato dopoguerra.

Per meglio dire Roger è una possibile raffigurazione di quello che Simenon riteneva il suo probabile destino se non fosse fuggito dalla città natale (Roger è anche il nome che Simenon attribuisce a se stesso nel romanzo autobiografico Pedigree). I riferimenti all’etere e al suicidio rimandano in ogni caso alle vicende che ispirano L’impiccato di Saint-Pholien.

Maigret e l’ombra cinese un capolavoro.

Tutto quello scritto fin’ora non ci dice nulla sul perché il romanzo risulti a tutti gli effetti un piccolo capolavoro nel suo genere.

Il valore dell’opera è tutto nella semplicità e insieme nella densità quasi fisica con cui sono costruite le situazioni e descritti ambienti e personaggi. Si tratta di caratteristiche tipiche della scrittura di Simenon, ma qui, a mio avviso, giungono a livelli di perfezione superiori alla media. Noi lettori ci muoviamo in quegli ambienti, incontriamo quei personaggi, annusiamo odori, saliamo scale, vediamo dalle finestre gli uffici della ditta Couchet!

“Le dieci di sera. I cancelli del giardino di place des Vosges erano chiusi; la piazza era deserta: solo le tracce lucide lasciate dalle macchine sull’asfalto e il canto ininterrotto delle fontane, gli alberi senza foglie e la linea monotona dei tetti che si stagliavano uniformi contro il cielo.

Sotto i magnifici portici che cingono la piazza non più di tre o quattro negozi avevano ancora le vetrine illuminate. In uno di essi il commissario Maigret vide una famiglia seduta a cena in mezzo a una gran quantità di corone mortuarie di perle finte.

Aveva appena oltrepassato il negozio di corone e stava cercando di leggere i numeri sopra le porte quando una figura minuta uscì dall’ombra.

-È con lei che ho parlato al telefono poco fa?-

Doveva essere un bel pezzo che stava lì ad aspettarlo. Malgrado il freddo di novembre, non si era nemmeno infilata un cappotto sopra il grembiule. Aveva il naso arrossato e lo sguardo ansioso.

A meno di cento metri, all’angolo con rue de Béarn, era di servizio un poliziotto in divisa.

-Perché non ha avvisato lui?- borbottò Maigret.”

Basta l’incipit a trascinarci nella storia e a non mollarci più. Ci sono altri esempi, ma bisognerebbe citare quasi tutto il romanzo ed è meglio leggerselo a questo punto.

Maigret e l’ombra cinese: primo in Italia.

L’ombre chinoise, titolo originale francese, è il dodicesimo romanzo dedicato alla serie Maigret ed è pubblicato dall’editore Fayard, come i precedenti, nel gennaio del 1932. È anche il primo Maigret pubblicato in Italia, settembre 1932, dopo che la Mondadori, su ispirazione di Lorenzo Montano (che operava all’estero per conto della casa editrice italiana), ne aveva acquistato i diritti per l’Italia.

Lorenzo Montano era, probabilmente il maggior conoscitore italiano di letteratura gialla internazionale ed aveva visto giusto intuendo le potenzialità di un autore come Simenon e della sua serie dedicata a Maigret.

La Mondadori dedicò allo scrittore belga un’apposita collanaI libri neri: i romanzi polizieschi di Geoges Simenon, e il titolo di apertura fu proprio L’ombra cinese, nella storica traduzione di Guido Cantini.

Vennero pubblicati 12 titoli originali fra il 1932 e il 1933:

1932 n°01 L’ombra cinese
1932 n°02 Il viaggiatore di terza classe
1932 n°03 Il carrettiere della “Provvidenza”
1932 n°04 Il cane giallo
1932 n°05 L’osteria dei due soldi
1933 n°06 Il signor Gallet defunto
1933 n°07 Un delitto in Olanda
1933 n°08 La casa dei Fiamminghi
1933 n°09 Al convegno dei Terranova
1933 n°10 Il pazzo di Bergerac
1933 n°11 L’affare Saint Fiacre
1933 n°12 Pietro il Lettone

Nel 1933 venne pubblicata una ristampa de L’ombra cinese, poi la collana venne chiusa. Il successo era stato decisamente inferiore alle aspettative e le leggi del commercio sono implacabili. Mondadori mantenne comunque i diritti sull’opera di Simenon e continuò a pubblicare i Maigret nella collana Gialli Economici, con 15 titoli dal ’33 al ’35. A partire poi dal 1934 iniziarono ad essere pubblicati, sempre da Mondadori, anche i romanzi non Maigret di Simenon. Nel 1997, con il testimone passato ormai ad Adelphi, il romanzo verrà riproposto con la bella traduzione di Rita De Letteriis.

Maigret e l’ombra cinese: cinema e televisione.

Il romanzo L’ombra cinese, non ha conosciuto adattamenti cinematografici (almeno che io sappia), mentre è stato utilizzato diverse volte per riduzioni televisive in diversi paesi europei.

Primi gli inglesi che nell’ottobre del 1961 ne presentano una versione dove Maigret è interpretato da Rupert Davies. Successivamente gli Italiani con gli episodi interpretati da Gino Cervi (quattro puntate nella seconda stagione della serie) nel 1966.

Finalmente i francesi che propongono nel 1969 una loro versione de L’ombre chinoise dove Maigret è naturalmente Jean Richard.

Ultimo adattamento televisivo quello italiano con Sergio Castellitto nel 2004. Diciamo che si tratta della versione più sfortunata e di cui, sinceramente, non si sentiva proprio la necessità.

Maigret e l’ombra cinese: nota finale.

Al termine di questa mia lunga digressione sul romanzo c’è ancora un particolare che tengo a mettere in evidenza.

Come abbiamo visto la vicenda si apre con una famiglia che cena circondata da corone mortuarie in place des Vosges e si chiude con un’altra famiglia, quella di Maigret e signora con la sorella di lei ed il cognato, che cenano in allegria nell’appartamento di boulevard Richard-Lenoir e poi giocano insieme a carte ridendo e scherzando.

Non credo sia casuale.

I romanzi Maigret visti da me!

L’ombra cinese

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L’ombra cinese un capolavoro di Simenonultima modifica: 2021-03-21T00:59:42+01:00da albatros-331
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