Maigret ritorna…alla grande!


Maigret 1942: un ritorno alla grande!

frontespizio del libro maigret ritorna edizione gallimard 1942

Maigret ritorna…edizione Gallimard.

Il ritorno alla grande di Maigret firmato Gallimard.

Maigret ritorna alla grande? Perché? Se n’era forse andato? E dove?

Certo che se n’era andato.

Dopo 19 romanzi ed altrettante inchieste appassionanti, pubblicate dall’editore Fayard fra il 1931 e il 1934, il commissario è stato pensionato dalla PJ (la Polizia Giudiziaria parigina) e dal suo autore: lo scrittore belga Georges Simenon!

La faccenda è grave, almeno per i fedeli lettori, ma, e questo non stupisce, la cosa è durata ben poco.
Molto presto il commissario capo della Squadra Speciale ritorna (in servizio e in libreria) ed è proprio un ritorno alla grande, perché avviene sotto l’egida della più importante casa editrice di Francia: Gallimard.

Maigret ritorna, dunque, non è altro che la traduzione letterale del titolo originale francese Maigret revient…(proprio con i puntini di sospensione alla Céline). Si tratta di una raccolta pubblicata dall’editore Gallimard nel 1942 e che contiene ben tre romanzi dedicati alle inchieste del famoso commissario parigino ideato dallo scrittore belga Geroges Simenon.

Perché questo titolo: Maigret ritorna? Semplicemente perché dal 1934 non vengono più pubblicati romanzi Maigret e, apparentemente, il suo autore sembra aver voltato le spalle al personaggio che gli ha dato tanta notorietà e fama solo una decina di anni prima.

La vicenda è nota ai più. Nel gennaio del 1934 Georges Simenon sta svernando nella placida atmosfera mediterranea dell’isola di Porquerolles.

Scrive un nuovo romanzo della serie Maigret. Il diciannovesimo da quel fatidico febbraio del 1931, che ha visto la nascita editoriale del commissario parigino più famoso del mondo. Non si tratta però di un romanzo qualsiasi: nelle intenzioni del suo autore deve essere l’ultimo.

Il commissario Maigret, in questo romanzo, lo ritroviamo in pensione e, nonostante indaghi su di un crimine e risolva il caso, appare chiaro che i vecchi legami con il Quai des Orfèvres sono spezzati, i rapporti interni sono cambiati per sempre e non sembra esserci più posto per l’ingombrante figura dell’anziano poliziotto.

Un addio dunque. L’addio, non traumatico ma pur sempre definitivo, di un autore al suo personaggio, prima che questi divenga troppo ingombrante. Georges Simenon vuole mollare il suo Maigret e prepara la cosa già da qualche tempo. Almeno dall’aprile del 1933.

Mollare Maigret, forse, ma quello che è sicuro è che vuole mollare le edizioni Fayard, quelle stesse che gli hanno dato, con la pubblicazione proprio di Maigret, la prima notorietà. È in trattative con la prestigiosa casa editrice Gallimard, culla degli scrittori con la esse maiuscola; cerca un deciso salto di qualità e, allo stesso tempo, punta a liberarsi da un rapporto professionale che si è logorato nel tempo e non riesce più a dargli soddisfazione: quello appunto con Fayard.

Le cose, poi, sono andate molto diversamente e lo sappiamo bene! I romanzi Maigret continueranno fino al 1972 e, alla fine, saranno in tutto ben 75.

Solo due anni senza Maigret!

Sono solo due anni scarsi quelli che lo scrittore belga trascorre senza Maigret.

Già nel 1936 egli recupera il personaggio del commissario con la pipa e il cappottone, facendone il protagonista di una serie di “racconti”.

Più schematici dei romanzi, i racconti, e maggiormente legati di quelli al manierismo di genere, soprattutto a causa della obbligata brevità del testo.

Come al solito Simenon, quando decide di scrivere, si mostra prolifico e determinato.

Ben nove di questi racconti sono realizzati nel solo mese di ottobre del 1936. Vengono pubblicati tutti, meno uno (Jeumont, 51 minutes d’arrêt!), sul supplemento domenicale del quotidiano Paris-Soir, tra il novembre del ’36 ed il gennaio del 1937.

Altri 14 racconti vedono la luce nel lasso di tempo tra il 1937 ed il 1939. Anche in questo caso tutti, meno uno (La pipe de Maigret) sono subito pubblicati. Questa volta su riviste settimanali (10 su Police-Film/Police-Roman, due su Sept jours e uno su Révolution nationale).

Possiamo dunque parlare di un vero addio a Maigret? Direi proprio di no!

Forse al principio del rapporto tra lo scrittore belga e l’editore Gallimard, entrambi hanno visto in Maigret una zavorra di cui sarebbe stato meglio liberarsi, ma con il tempo le cose devono essere cambiate.

Sicuramente, per lo scrittore, il personaggio di Maigret, si è rivelato via via di un’importanza crescente. Non solo per il sicuro successo commerciale che esso rappresenta, ma anche come valvola di sfogo alla sua continua tensione a scrivere e che non sempre può essere veicolata alla spossante realizzazione di un romanzo lungo e complesso.

Ma anche Gallimard, ad un certo punto, deve essersi ricreduto sul valore delle opere con Maigret protagonista. E nel suo caso possiamo pensare che i motivi fossero squisitamente economici!

Le vendite dei romanzi duri ed impegnati che Simenon realizza per la prestigiosa casa editrice non sono, sul momento, così entusiasmanti come lasciava prevedere il valore del suo autore. I polizieschi, al contrario, vendono bene e questo è sicuramente un argomento molto convincente per un editore e nemmeno c’è da dargli torto in assoluto.

Onestamente non possiamo dimenticare, qui, il non trascurabile dettaglio che anche Simenon, riguardo ai risultati economici, non è certo da meno di un editore!

Cosi nel 1942, per la precisione il 15 ottobre, ecco apparire in libreria un nuovo volume: Maigret revient… Il Maigret ritorna di cui dicevamo in apertura.

Non più un singolo romanzo come nella precedente serie Fayard, ma una raccolta. Al suo interno tre romanzi Maigret scritti, rispettivamente, nel dicembre del ’39 e nel gennaio e dicembre del ’40.

I romanzi sono: Les caves du MajesticLa maison du jugeCécile est morte.

L’operazione editoriale non si esaurisce certo qui.

Gallimard raccoglie 17 dei sopracitati racconti, editi ed inediti, e ne fa una raccolta che viene pubblicata nel 1944 con il titolo Les nouvelles enquêtes de Maigret.

Poi, sempre nel 1944, ecco un nuovo libro che, come il precedente del 42, raccoglie tre romanzi Maigret completamente nuovi (realizzati tra il 41 e il ’43) e una raccolta di “novelle esotiche”.

Il titolo del volume è Signé Picpus e contiene i romanzi: Signé PicpusFélicie est làL’inspecteur Cadavre. La stesura dei romanzi è, rispettivamente, dell’estate 1941, maggio 1942, marzo 1943.

Il mondo di Maigret

I romanzi Maigret del “tempo di guerra”.

Nella schematica suddivisione dei romanzi della serie Maigret, le sei opere cui ci stiamo riferendo, fanno parte della cosiddetta “serie Gallimard”. Ed è abbastanza ovvio che sia così.

Nella mia personale suddivisione, rappresentano le opere di quello che io definisco “periodo bellico” o del tempo di guerra.

Anzi in questa serie di romanzi del periodo bellico, io, ritengo faccia parte anche quel Maigret se fâche che, seppur pubblicato nel 1947 e con altro editore, è opera realizzata nell’agosto del 1945. La guerra è terminata da qualche mese, ma le condizioni di vita e l’atmosfera che si respira in Francia sono ancora pressoché le stesse.

Sette romanzi, dunque, scritti tutti nell’arco degli anni tra il 1939 e il 1945. Un tempo breve e insieme lunghissimo, perché in quegli stessi anni il mondo intero è spazzato da una tempesta perfetta.

Forse è assolutamente proditorio pensare che, questi sette romanzi, siano collegati da qualche cosa in più della semplice connotazione temporale. Immaginare che esista fra loro un sottile legame che, in qualche modo, ne faccia un insieme omogeneo e, di conseguenza, originale e irripetibile, potrebbe sembrare azzardato, ma è anche estremamente affascinante come idea.

Una cosa è assolutamente certa: la guerra con i suoi drammi piccoli e grandi non ha nulla a che vedere con il contenuto delle vicende narrate e non è certo lì che possiamo trovare traccia di un eventuale collegamento.

Sette storie differenti: un solo Maigret.

Le storie sono, ovviamente differenti. I luoghi sono quelli classici di Simenon e Maigret.

Simenon sceglie Parigi come scenario per il ritorno in servizio del suo ispettore capo della PJ (Les caves du Majestic). Anzi, ripropone un luogo che è stato al centro del suo primo Maigret : quell’hotel Majestic dove tutto è iniziato. Quasi a simboleggiare un nuovo inizio!

La capitale e i suoi dintorni rimangono protagonisti anche di altri tre dei romanzi del ciclo in esame. Sono rispettivamente (Cécile est morte, Signé Picpus, Félicie est là).

Delle tre opere rimanenti, una è ambientata nell’ile de France (Maigret se fâche) e due in Vandea (La maison du juge, L’inspecteur Cadavre).

Se la prima è una regione che lo scrittore conosce molto bene, si può dire da sempre, la seconda è proprio il luogo dove Simenon trascorrere molto del suo tempo durante quegli anni di guerra.

Lo scenario vandeano tornerà, in seguito, direttamente o indirettamente in altri romanzi Maigret degli anni successivi. Sempre fortemente connotato: caratterizzato da forti contrasti sociali e da un generale sentimento di chiusura e grettezza d’animo dei suoi abitanti.

Nessun collegamento dunque può essere attribuito alla scelta delle ambientazioni dei sette romanzi.

Si potrebbe vedere una sorta di trait d’union, tra le sette opere, nel fatto che nessuna di esse si apre con un Maigret presentato nel suo ufficio.

Les caves du Majestic ha inizio con la bellissima descrizione del risveglio mattutino d’un capo cameriere del prestigioso hotel parigino. Gesti abituali ripetuti quotidianamente. La veloce colazione, il saluto alla compagna, tornata in quel momento dal proprio lavoro in un locale notturno, che si corica, a sua volta, nel letto ancora caldo appena abbandonato dal suo uomo. Il viaggio in bicicletta di lui, attraverso la città ancora addormentata, una gomma forata, il cartellino timbrato in ritardo e l’inizio del lavoro, sempre uguale ogni mattina, alla caffetteria dell’hotel.

Un inizio molto letterario nel migliore stile “cinematografico” di Simenon; autentico capolavoro e classico esempio delle famose atmosfere simenoniane.

Negli altri sei romanzi Maigret entra in scena subito, ma nei luoghi più disparati.

A casa propria, in Cécile est morte. Mentre gioca a biliardo in un caffè, in La maison du juge.

Sarà nel corso di un funerale, nel romanzo Félicie est là, mentre in L’inspecteur Cadavre lo vediamo su di un vagone ferroviario.

Solo in Signé Picpus ritroviamo l’atmosfera di un posto di polizia, ma è la sala controllo della Questura, non il mitico ufficio del commissario.

Nell’ultimo romanzo della serie ecco di nuovo un Maigret in pensione: intento a curare l’insalata mentre la signora Maigret sgrana i piselli.

Ma questa volta l’atmosfera è completamente diversa. Anche da pensionato Maigret si muove al Quai des Orfèvres come fosse a casa sua, rispettato ed ossequiato da tutti. Nessun addio in vista questa volta.

Niente a che vedere con il pensionamento un poco avvilente del ’34!

Sette romanzi, dunque, tutti differenti, per nulla collegati tra loro. Uniti solo dal lasso temporale degli anni di guerra.

In realtà c’è ancora un aspetto su cui possiamo indagare alla ricerca di un punto comune tra queste sette opere: la trama.

E le trame sembrano volerci dire qualcosa…

Sette romanzi di torbide atmosfere, più uno.

È vero che Montano lamentava con Mondadori, già nel 1931, che i romanzi polizieschi di Simenon risultassero un tantino scabrosi per il pubblico italiano dell’epoca, ma nella maggior parte dei sette romanzi che analizziamo oggi, le situazioni si presentano ancora più torbide del solito.

In almeno quattro di queste opere siamo di fronte ad una situazione comune: l’inganno ai danni di un uomo sull’attribuzione della paternità di un figlio!

Nell’ordine di realizzazione sono: Les caves du Majestic (dicembre1939), La maison du juge (gennaio ’40), L’inspecteur Cadavre (marzo 1943), Maigret se fâche (agosto ’45).

Quattro titoli su sette, ma anche in due dei restanti romanzi troviamo riferimenti, certo più generali, al rapporto genitoriale.

In Signé Picpus vediamo una madre ed una figlia che arrivano al punto di seppellire in cantina il cadavere del padre, morto di malattia, ed a sostituirlo con un barbone raccattato per strada. Lo scopo è continuare ad incassare un vitalizio cui il solo genitore aveva diritto e che si sarebbe estinto con la sua morte.

In Cécile est morte è la volta di tre ragazzini che, alla morte dei genitori, sono allevati da una zia, avara ed avida. Al punto tale da arrivare a gestire in segreto delle case di tolleranza. Non ha esitato a sfruttare a suo tempo la propria sorella ed in seguito sfrutterà i figli di lei, facendo mancare loro anche il necessario.

La paternità vista come una trappola o un inganno e la genitorialità posta in seria discussione.

Una forzatura la mia? Probabile! I drammi famigliari sono e saranno una costante, o quasi, dei romanzi Maigret. Il rapporto figli-genitori viene spessissimo indagato senza pietà e del tutto fuori dai convenzionalismi.

Conosciamo bene il rapporto conflittuale esistente tra Simenon e la madre. Un rapporto che ha segnato l’esistenza di entrambi.

Proprio ad aprile del 1939 Simenon è diventato padre per la prima volta. Forse questa esperienza lo costringe più volte a confrontarsi con se stesso. Con il disagio dell’esperienza vissuta come figlio e con la paura del futuro come padre?

Chi può dirlo. Rimangono i due terribili romanzi vandeani e i due altri; pur apparentemente più leggeri, caratterizzati dallo stesso leitmotiv.

Poi, improvvisamente Félicie!

Proprio al centro della mini serie in esame, ecco una sorta di oasi di serenità.

 Félicie est là è forse il meno torbido tra tutti i romanzi Maigret. Non solo tra questi sette, ma di tutta l’intera serie!

Ma esiste forse un romanzo Maigret più centrato sul sentimento paterno di Félicie est là? O vogliamo credere veramente che il commissario tutto d’un pezzo si sia invaghito della “Coccorita”?

E lei, Félicie, che si vergogna della propria famiglia e delle sue umili origini. Preferisce lasciar credere a tutti che esista un mistero nella sua vita. Vive con un uomo anziano e solitario, di cui è solo la serva e con il quale instaura un rapporto complesso e conflittuale, che non ha certo nulla di erotico e ricorda più quello tra un padre e una figlia. E lui, proprio come un padre, le lascerà tutto in eredità dopo la sua tragica quanto assurda morte.

La complessità dei rapporti umani come sempre al centro delle vicende simenoniane, ma qui sembra emergere una particolare attenzione al rapporto genitoriale.

Più che una reale attenzione, sembra che la questione aleggi, a dispetto dello scrittore, nella trama complessa dell’ispirazione artistica che conduce l’autore al racconto di una storia.

Un pensiero non detto, forse un’ansia nascosta. Una sequenza di sensazioni interiori filtrate, questa volta, attraverso un autentico desiderio di paternità.

Direi una voglia impellente d’essere all’altezza del proprio compito.

Così, forse, questi sette romanzi, che ho definito del periodo bellico, li dobbiamo anche alla nascita di Marc Jean Chrétien Simenon, unico figlio dello scrittore e della prima moglie Régine Renchon.

Tutto questo non ha, naturalmente, alcun fondamento accademico e neppure un serio lavoro di analisi a sostegno.

Solo una sorta di intuizione metafisica!

Che dire? Magari solo che è un bel gioco e un passatempo!

Il mondo di Maigret


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Maigret ritorna…alla grande!ultima modifica: 2020-01-31T02:45:07+01:00da albatros-331
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