Quando a sbagliare è Maigret

Cosa accade se a sbagliare è Maigret.

panorama di Parigi dall'alto

Maigret si sbaglia: che succede quando a sbagliare è il commissario?

Maigret si sbaglia è un bel romanzo della serie dedicata da Simenon al commissario Maigret. Mi è piaciuto subito e anche in seguito, rileggendolo, continuo a trovarlo interessante.
Una bella indagine poliziesca nella tradizione dei migliori Maigret.
Naturalmente con un qualcosa in più, anch’esso tipico della migliore tradizione maigretiana.

Quando Simenon lo scrive si trova ancora negli Stati Uniti. Siamo nel 1953, l’anno dei suoi cinquant’anni, per la precisione nel mese di agosto.
Lo scrittore belga abita la tenuta detta Shadow Rock Farm, a Lakeville (Connecticut).

Nell’insieme della saga maigretiana il romanzo in questione occupa il 43° posto. Le edizioni sono quelle di Presses de la Cité, casa editrice cui Simenon affida le proprie opere dal 1945.
Il 1953 è un anno piuttosto prolifico per il nostro autore. Vedono la luce alcuni importanti romanzi senza il commissario (L’escalier de fer e Feux rouges), e due Maigret: questo Maigret se trompe, che affrontiamo oggi, e quel Maigret à l’école di cui abbiamo già scritto, anni or sono, proprio al debutto di questo nostro blog.

Il racconto della vicenda inizia con uno sguardo dalla finestra su una Parigi avvolta dalla nebbia di novembre. Per strada passanti frettolosi e infreddoliti che vanno al lavoro.

Sono le otto e venti del mattino ed il commissario termina la sua colazione mentre la fedele consorte gli prepara il cappotto pesante.

Una telefonata: l’annuncio del ritrovamento di un cadavere. Una giovane donna assassinata nel suo appartamento di avenue Carnot, zona elegante nel quartiere de L’Étoile.

La chiamata non proviene da uno dei fidi collaboratori di Maigret: al telefono c’è il commissario Dupeu, capo del commissariato locale.

L’esperto poliziotto di quartiere è sulla scena del crimine. Qualcosa non lo convince e pensa subito ad avvertire il capo della Brigata Speciale.

Potrebbe sembrare un suicidio, ma, vista l’assenza di un’arma sulla scena del crimine, questa ipotesi viene subito esclusa.

Quello che realmente non quadra è l’estrema tranquillità della casa. Nessun assembramento in strada, nessuno sui pianerottoli del palazzo o ad osservare dietro porte socchiuse.

È stato sparato un colpo di pistola, una donna è morta, la polizia sale e scende lungo le scale. Nessuno sente nulla, nessuno si accorge di nulla.

Pare quasi, che alla nebbia che avvolge le vie della città, faccia riscontro quell’atmosfera ovattata e indifferente dentro il grande ed elegante palazzo.

Poi c’è da aggiungere un ché di reticente nelle prime testimonianze che il commissario raccoglie; una reticenza velata, ma che non sfugge a Maigret.

Due donne molto diverse tra loro che raccontano molto, ma, al tempo stesso, non dicono tutto quello che sanno.

Una è la donna di servizio della vittima. Piccola, anziana, rinsecchita. Ladra ed ex prostituta. L’altra è la portinaia del palazzo: quarantenne, florida e piacente, quasi elegante.

Maigret scopre da loro alcune cose importanti. Anche la vittima era un ex prostituta. Una giovane cresciuta in boulevard de Chapelle, al confine tra il X ed il XVIII arrondissement, in quella che era, all’epoca, una zona popolare di Parigi, periferica e degradata.

Nel suo destino la strada, fin da subito, e, molto presto, il marciapiede.

Due anni prima della sua morte ecco la svolta. Un uomo diviene suo amante e la sistema in quell’elegante appartamento sui boulevards.

La donna non sembra trovarvisi molto a proprio agio in quell’ambiente. Troppa differenza fra lei e gli altri inquilini della casa.  Ma è comunque la fine della miseria e della precarietà.

C’è un uomo, quindi nella sua vita. Anzi due. Perché il giovane musicista con cui lei si accompagna, che le telefona ogni giorno e saltuariamente passa a trovarla, non ha certo i mezzi per mantenerla in un appartamento come quello.

Ma è il musicista che è stato visto passare da lei proprio la sera del delitto.

I primi sospetti quindi e le prime indagini non possono che muovere in quella direzione.

Maigret, in ogni caso, deve scoprire anche l’identità del secondo uomo.

Qui entriamo nel fulcro della vicenda.

Il misterioso secondo uomo non è lontano e, soprattutto non è un uomo qualsiasi.

Si tratta di un luminare della medicina. Un chirurgo di fama mondiale, capace di eseguire complessi interventi al cervello che pochi altri nel modo sono in grado di eseguire.

Ha sessantadue anni, è sposato ed abita proprio nell’appartamento sopra quello della vittima.

Inizia così una sorta di duello a distanza tra il commissario Maigret e l’illustre amante dell’ex prostituta assassinata.

Definirlo duello non è nemmeno esatto. Maigret sembra esitare ad affrontare direttamente questa figura d’uomo e, per lungo tempo, si limita ad indagare su di lui accontentandosi di quanto sono disposte a riferire, sul suo conto, le persone che lo conoscono o lo frequentano abitualmente.

Si tratta certamente di un uomo eccezionale. Figlio di contadini, venuto dal nulla. Una forza di volontà non comune, ma anche una forza fisica non comune.

È capace di eseguire tre o quattro interventi delicatissimi al giorno. Si muove senza difficoltà da un ospedale ad un altro. Ovunque seguito da un’aura di infallibilità ed ammirazione, da parte di tutti coloro che entrano in contatto con lui.

Un’ammirazione che non si incrina nemmeno di fronte alla smania inconsueta che spinge il medico a consumare, in continuazione, veloci rapporti sessuali, con più o meno tutte le donne che gli capitano a tiro.

Colleghe, infermiere, assistenti, domestiche, pazienti, forse anche portinaie. Tutte gli cedono. Tutte vengono poi regolarmente tradite, trascurate, dimenticate, riprese. Nessuna gli porta rancore. Tutte lo ammirano incondizionatamente e lo difendono a spada tratta.

La moglie è stata una sua infermiera. Come tutte è stata presa. A differenza delle altre ha ricevuto una proposta di matrimonio. Nulla è cambiato nelle abitudini del dottore.

La donna lo accetta tranquillamente, preoccupata solo della serenità dell’illustre marito.

Quando Louse Filon, la vittima, incontra il chirurgo, questi le salva la vita. Anche lei si concede a lui. Stranamente la cosa non si esaurisce come al solito in pochi rapidi incontri. Lui la vuole come amante fissa.

Sarà la moglie stessa a suggerirgli di sistemarla in un appartamento liberatosi proprio sotto il loro. Per risparmiare tempo, nei già abbondanti impegni lavorativi del marito.

Inizia così un curioso ménage à trois che in realtà continua ad essere ben più che à trois, perché non cessa il carosello di donne attorno allo stagionato, ma arzillo luminare.

Unica eccezione a questa corale ondata di ammirazione: la sorella della moglie del professore. Una zitella invecchiata male che lo considera nient’altro che un degenerato.

Anche la vecchia ex prostituta al servizio di Louise non sembra particolarmente affascinata dal chirurgo, ma nel suo caso, non vi è stata una conoscenza diretta. Probabilmente non si sono nemmeno mai visti. Lei lo ha conosciuto solo attraverso le confidenze della sua padrona ed ex collega.

Queste due donne sono le uniche a considerare colpevole il chirurgo. Tutte le altre non si pongono nemmeno il problema: il professore non può essere disturbato, coinvolto o sospettato. Lui è al di sopra di ogni cosa.

Maigret, come abbiamo detto, sembra esitare. Si muove dentro la cortina di nebbia che tutte queste donne gli innalzano intorno. Rimanda continuamente il momento decisivo dell’incontro con il medico. C’è qualcosa che lo incuriosisce in quell’uomo. Qualcosa che lo attira verso di lui.

I due uomini non si assomigliano fisicamente se non per una certa corpulenza. Eppure Maigret sente con il chirurgo una certa vicinanza.

Saranno le comuni umili origini, sarà la lotta per affermarsi nella vita e nel lavoro, dove, entrambi, hanno dovuto contare solo sulle proprie forze.

Sarà che per Maigret non è nuovo questo meccanismo di identificazione con la figura di un medico.

Il commissario avrebbe voluto essere un dottore. Ha studiato per diventarlo. Solo le avversità della vita (la prematura morte del padre) gli hanno impedito di realizzare il suo sogno.

Oggi lui è un poliziotto e, nel suo intimo, egli sente una certa comunanza tra le due professioni.

Certo gli appetiti sessuali del chirurgo ricordano molto di più quelli dello scrittore Simenon, che non la ferrea fedeltà coniugale del commissario. Il pubblico, però, a quel tempo non ne sa ancora nulla.

Maigret avrebbe comunque potuto comprendere quell’esuberanza eccezionale in un uomo eccezionale che, per salvare la vita degli altri, sottopone la propria vita ad un incredibile stress.

E qui Maigret sbaglia: ben altre sono le motivazioni che muovono quel luminare della scienza. Una totale mancanza di umanità, umanissimo frutto di un sordo rancore, maturato probabilmente negli anni difficili dell’adolescenza e della giovinezza.

In realtà il commissario ha intuito correttamente come si è svolto il delitto. Gli manca solo un piccolo dettaglio per stabilire esattamente il nome del colpevole.

Quello che non può proprio immaginare (nemmeno lui che conosce gli esseri umani come nessuno) è quel rancore profondo ed assoluto nell’animo di un uomo mosso da un inestinguibile e totale considerazione di se.

Maigret contro Simenon.

Possiamo affermare che Simenon si sia ispirato in qualche modo a se stesso, nel definire il personaggio del perfido chirurgo? Si tratta di una forzatura?

Abbiamo già detto dell’analogia tra il personaggio e il suo creatore rappresentata dal formidabile appetito sessuale che li accomuna.

Per quanto riguarda Simenon, si tratta di un aspetto della sua personalità che il suo pubblico di appassionati lettori scoprirà solo anni dopo, per espressa ammissione dello scrittore stesso.

In altri romanzi della saga maigrettiana compaiono personaggi vagamente simili. Per esempio in Un échec de Maigret del 1956 e in Maigret et le marchand de vin, romanzo pubblicato nel 1970. Nessuna di queste figura si avvicina alla potenza del protagonista di Maigret si sbaglia. Forse per ritrovare una figura vagamente simile bisogna tornare all’armatore Emile Ducrau di L’écluse n° 1romanzo del 1933 delle prime edizioni Fayard. Questi, però non è un medico.

La differenza non è da poco. Simenon attribuisce una valenza particolare alla professione medica. Non necessariamente in positivo.

Significativo, a mio avviso, è che il chirurgo di Maigret si sbaglia sia specializzato in operazioni al cervello. Anche gli scrittori agiscono sul cervello dei loro lettori e, se proprio non salvano loro la vita, possono schiudere orizzonti inimmaginabili.

Altro dettaglio poco appariscente, ma essenziale, lo troviamo all’inizio del romanzo.

La portinaia di avenue Carnot è particolarmente devota al professore, proprio perché questi ha operato suo figlio salvandogli la vita.

Alla domanda di Maigret: “Dove si trova ora vostro figlio”, lei risponde: “Sta svolgendo il servizio militare in Indocina”.

Fingiamo di ignorare il sarcasmo insito nel fatto che un giovane sia scampato ad una grave malattia, per poi finire in quell’enorme carnaio che fu la campagna francese nell’estremo oriente.

Importante è rammentare che proprio Simenon cercò di salvare la vita di suo fratello Cristian, condannato a morte in contumacia per questioni politiche, convincendolo ad arruolarsi nella Legione Straniera.

Cristian morirà nel 1946, proprio in Indocina, nel corso di uno scontro a fuoco con i partigiani vietmin.

Quindi Simenon utilizza tratti di se stesso per dare forma al cinico professore del suo romanzo? C’è in lui una dimensione altrettanto cinica ed indifferente agli altri che egli non ama, respinge, ma onestamente riconosce o crede di riconoscere?

Maigret si sbaglia: cherchez la femme!

Potrebbe essere tutto più semplice ed, al tempo stesso, più complicato.

Immaginiamo uno scrittore. Uno scrittore innamorato.

Circa nove anni prima egli ha conosciuto una donna. L’ha assunta come segretaria bilingue, perché lui non conosce abbastanza l’inglese, ma ora vive in america e ne ha bisogno per curare le traduzioni, i suoi rapporti con gli editori e quant’altro.

Lei è canadese e perfettamente bilingue. Fra i due scatta una passione incontrollabile. Forse è proprio amore!

Dopo poco lui divorzia dalla moglie e sposa la segretaria. Ha dei figli con lei.

Lei gli è devota: anche troppo. Non è più solo moglie e segretaria, vorrebbe essere la sua manager. Cura personalmente i suoi affari. Chiude (non senza qualche difficoltà) i contratti con gli editori.

È, molto condensata, la vicenda dei primi anni della relazione di Simenon e della sua seconda moglie Denise Ouimet.

Nell’agosto del ’53, quando Simenon scrive Maigret se trompe, lei gli ha appena dato un terzo figlio (una femmina per la precisione), ma le intromissioni della moglie “tutto fare”, nel lavoro dello scrittore, sono sempre meno tollerate dal marito.

In aggiunta lei è gelosa della grande popolarità del suo Georges. Si sente sempre più a disagio nel ruolo secondario che le è riservato. Vorrebbe su di se la luce dei riflettori.

Si è creata una situazione di grande stress anche per Simenon che ormai inizia ad avere ben chiara la situazione.

Ecco il quadro non esattamente idilliaco di quel periodo.

“Scrivere è una vocazione d’infelicità”: afferma lo stesso Simenon in una famosa intervista. Ma uno scrittore di talento ha, almeno, la possibilità di trasferire nella sua opera le tensioni della propria vita e lì risolverle, almeno temporaneamente e, forse, provarne un sollievo, altrettanto temporaneo.

Ecco quindi vedere la luce il grande chirurgo circondato da donne pronte a sacrificarsi per lui, convinte di essere essenziali alla sua vita. Esse, attraverso la loro devozione, trovano giustificazione alla propria esistenza e si sentono partecipi della grandezza dell’uomo.

Ecco nascere, nella mente di lui, il perfido, sottile e diabolico piano che gli consente di liberarsi della moglie. Di rinnovare il suo hàrem, come dirà la moglie stessa in finale di romanzo.

Così il Simenon-Maigret è costretto ad entrare in gioco e, suo malgrado, confrontarsi con il Simenon-Étienne Gouin chirurgo misogino.

Nel romanzo le cose andranno proprio come il professore aveva immaginato. Maigret ne rimane disgustato, ma nulla può fare, perché il dramma si è compiuto e le colpe vanno espiate.

Per il professore non cambierà comunque nulla. Si è liberato della moglie, ma altre donne, perfettamente uguali alla precedente, verranno a riempire quello spazio vuoto intorno a lui, che lo spaventa e che egli proprio non potrebbe sopportare da solo.

Nessuna risposta definitiva, ovviamente. Solo domande.

Maigret si sbaglia su Amazon.

Sei un collezionista? Segui questo link.


Se ti piacciono le pagine di questo blog:  offrimi un caffè…o un calvados!


Quando a sbagliare è Maigretultima modifica: 2023-04-05T01:05:46+02:00da albatros-331
Reposta per primo quest’articolo