L’ultimo Maigret e la moglie del signor Charles

L’ultimo dei romanzi Maigret 1972.

Scritto da Georges Simenon fra il 5 e l’11 febbraio 1972, a Epalinges in Svizzera,
rappresenta, per Simenon, l’ultimo Maigret e l’ultimo romanzo in assoluto.

Tutti noi ci domandiamo, giorno si giorno no, perché lo scrittore francese, più prolifico al mondo, abbia preso quella maledetta decisione.

Quanto avrebbe ancora potuto scrivere? E quanti altri Maigret sarebbero potuti nascere dalla sua fantasia.

Domande inutili e senza risposta. Ovviamente.
Simenon morì il 4 settembre del 1989. Ben 17 anni dopo la fatale decisione di non scrivere mai più, annunciata al giornale elvetico 24 Heures il 7 febbraio 1973.
Cosa spinse Simenon a questo passo?
Forse il fallito tentativo, pochi mesi dopo aver concluso l’ultimo Maigret, di iniziare un nuovo romanzo?

L’ultimo Maigret. 

Forse il perché nell’incipit del romanzo.

Forse le sue condizioni di salute che iniziavano a non essere certo ideali?
Ovviamente certezze non ve ne sono. Chi può sapere realmente cosa si annidava nella mente e nell’animo di quel formidabile produttore di storie avvincenti che era stato, fino a quel momento, Simenon.
Colpiscono, però, le parole che lo scrittore pone proprio all’inizio del suo ultimo Maigret:

“Maigret giocava in un raggio di sole tiepido di marzo. Non giocava con i cubi, come quando era bambino, ma con le pipe.

Ce n’erano sempre cinque o sei sul suo tavolo e ogni volta che ne riempiva una la sceglieva con cura, secondo il suo umore. Lo sguardo era vago, le spalle tozze. Aveva appena preso un’importante decisione circa la sua carriera. Non rimpiangeva nulla, ma sentiva una certa malinconia.

macchinalmente, con la più grande serietà, sistemava le pipe sulla carta assorbente in modo da tracciare delle figure più o meno geometriche, o simili a qualche animale. Sul tavolo, alla sua destra, stava ammucchiata la posta del mattino ancora inevasa.

Arrivando alla Polizia giudiziaria, un po’ prima delle nove, aveva trovato una convocazione del questore, il che accadeva raramente; vi si era recato chiedendosi che cosa desiderasse.”

Qui il commissario ha appena detto no alla possibilità prospettatagli di essere nominato capo della PJ, la Polizia Giudiziaria. A tre anni dalla pensione Maigret rifiuta di coronare, giustamente, la sua carriera di poliziotto, con la nomina al massimo grado cui un funzionario pubblico come lui può ambire.

Non sembra quasi parlare di se stesso Simenon? Anticipare, attraverso i pensieri del suo commissario quella decisione, che certo non ha ancora preso (visto che poi tenterà poco dopo di iniziare un nuovo romanzo), ma che forse aleggia già inconsciamente dentro di lui?

Dietrologia da quattro soldi, dirà qualcuno e, probabilmente, con ragione.

Rimangono quelle tre righe scritte iniziando il suo ultimo Maigret e un legittimo dubbio.

Dopo il 1972 verranno i “Dettati”, ma ecco che nel 1980, Simenon, riprende in mano le famose matite e scrive quelle sue Mémoire intimes dedicate alla figlia Marie-Jo, morta suicida nel 1978.

Una cosa va comunque detta: Maigret e il signor Charles, che ci ripropone Adelphi, tutto è tranne che l’opera di un uomo stanco che medita di rinunciare alla sua arte.

L’ultimo Maigret.

Una storia struggente sull’impossibilità dell’amore.

La storia è quasi struggente e personaggi ed atmosfere sono quelli classici del migliore Simenon.

Nathalie e Gérard Sabin-Levesque, alias il signor Charles, una coppia male assortita che vive quasi da separati in casa. Notaio lui, alcolizzata lei; sposati da quindici anni.

Il signor Charles ha per abitudine di assentarsi da casa, anche per un’intera settimana, senza dare spiegazioni di sorta.

Ogni qual volta incontra, nei locali che frequenta assiduamente la notte, una donna che gli piace, ama appartarsi con lei chissà dove per alcuni giorni.

La moglie lo sa da tempo, odia il marito e beve sempre più.

Ma questa volta il notaio manca ormai da un mese e la moglie, preoccupata, si rivolge al commissario Maigret. Proprio nel giorno in cui lui “ha fatto il gran rifiuto”. Rinunciando alla promozione a capo della Polizia Giudiziaria; dicendo un no deciso ad un Prefetto e ad un Ministro, ormai d’accordo nell’affidargli il nuovo incarico e la conseguente responsabilità.

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Rue Clémant-Marot

La moglie del notaio scomparso, devastata dall’alcol e dalla solitudine, commuove il Commissario e anche Lapointe, il suo eternamente giovane ispettore.

C’è qualcosa di inquietante in quella donna.

Così ha inizio questa intricata storia, che si dipana fra i palazzi signorili di Boulevard Saint-German, i locali un po’ equivoci di rue Clémant-Marot, l’immancabile avenue des Ternes.

L’inchiesta finirà con il mettere a nudo la disperazione della donna e il vuoto morale del marito per poi condurre ad una verità tanto meschina e sordida quanto inattesa.

Sarà veramente, dopo quarant’anni, l’ultimo Maigret!

Maigret e il signor Charles

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L’ultimo Maigret e la moglie del signor Charlesultima modifica: 2023-06-12T01:29:56+02:00da albatros-331
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