Maigret nella Normandia dei marinai

Maigret a Fécamp, all’Insegna di Terranova.

Appuntamento a Fécamp nella Normandia dei marinai.

Appuntamento a Fécamp nella Normandia dei marinai.

Simenon 1931: navigare e scrivere.

Siamo nel luglio del 1931 e Georges Simenon è in navigazione lungo i canali di Francia sul suo battello, Ostrogoth, reduce da una crociera fluviale che lo ha condotto fino in Olanda.

La collana dei romanzi Maigret è ormai una realtà editoriale già dal febbraio di quello stesso anno. Ora si tratta di alimentarla con sempre nuovi romanzi. Simenon ha promesso al suo editore una pubblicazione al mese.

Non è difficile per lo scrittore belga tenere fede al suo impegno: la sua capacità di scrittura è formidabile e nella sua mente ha una quantità quasi inesauribile di storie da raccontare. Storie da raccontare e luoghi dove ambientarle.

Pesca a piene mani dai ricordi, lontani o recenti, della sua vita e dei suoi viaggi.

In più, dentro di se, ha domande cui non è facile rispondere. Domande su se stesso e sui propri simili, sulla vita e il suo significato, sulle aspirazioni, le illusioni, le paure che si annidano nel profondo dell’animo umano: nel suo come in quello di chiunque altro.

L’uomo e il quotidiano scontro tra la dura realtà e le aspirazioni che ognuno coltiva in se stesso. Aspirazioni destinate, quasi sempre, a trasformarsi in illusioni e disincanti, ma che, qualche volta, prendono la forma di ossessioni e passioni travolgenti.

Molte di queste illusioni hanno a che fare con l’amore e l’amore tra tutti i misteri, è forse quello più insondabile.

Amore! Sentimento declinato in infinite sfumature che vanno dal sublime al disperato, dal mistico al perverso.

Maigret nella Fécamp dei pescatori.

Esistono forse uomini più concreti di coloro che lottano ogni giorno per strappare il proprio sostentamento alla natura? Verrebbe da credere di no, ma, osservando attentamente, scopriamo che è esattamente l’opposto. Tanta è l’incertezza nelle cose della vita, tanta parte gioca il destino, o il caso, nelle vicende degli uomini, che proprio coloro che immaginiamo più concreti si rivelano, all’opposto, maggiormente legati a superstizioni e paure. È solo ignoranza o l’esatto opposto: piena consapevolezza del limite oltre cui anche la volontà più assoluta cozza contro l’insondabile mistero del divenire dell’esistenza.

All’insegna di Terranova la trama.

Maigret si prepara per le sue annuali vacanze in Alsazia, ma riceve una lettera da un vecchio compagno di scuola, Jorissen, diventato insegnante a Quimper: un suo ex studente, Pierre Le Clinche, è accusato (ingiustamente, secondo Jorissen) dell’omicidio di Octave Fallut, capitano del peschereccio Océan, dove Le Clinche era marconista. Maigret convince la moglie a passare le vacanze a Fécamp, dove comincia a indagare ufficiosamente. Nessuno in paese e al café Au Rendez-Vous des Terre-Neuvas parla chiaramente con Maigret e le indagini si fanno via via più complesse proprio per la ritrosia dei paesani, bretoni, uomini di mare, per niente avvezzi alle indagini di un poliziotto di città. Intanto l’accusato in preda a una sorta di depressione, non parla, come se stesse tenendo nascosto qualcosa. Ma il commissario continua a scavare scoprendo un altro omicidio, avvenuto in alto mare, che si rivelerà il vero motivo dell’assassinio del capitano dell’Océan.

Maigret risolve il caso, ma preferisce lasciare Fécamp e tornare a Parigi senza consegnare il colpevole alla polizia locale.

Maigret All’insegna di Terranova amore sacro ed amor profano.

L’intreccio del romanzo potrebbe sembrare una storia di uomini, ma in realtà, come spesso accade in Simenon, sono le donne le vere protagoniste. Lo scrittore belga costruisce una situazione claustrofobica in cui gli uomini agiscono e si scontrano sotto l’effetto di passioni violente, incontrollabili e travolgenti al punto da condurli all’autodistruzione o a rasentarla. Sono però le donne il deus ex machina di queste passioni ed è il loro rapporto con l’uomo e quello che per lui esse rappresentano che viene indagato in questa vicenda. Due tipi (si potrebbe dire due archetipi) di donne vengono messi a confronto in modo abbastanza spietato e senza illusioni o idealismi romantici. Due tipi di donne, due aspirazioni di vita opposti e contrastanti. Due “nature” coesistenti contemporaneamente all’interno dell’essere umano di sesso maschile. L’amore passionale e anarchico che si nutre di se stesso e non promette futuro, messo a confronto con l’amore misurato e borghese che si alimenta di convenzioni, si realizza in un comune progetto e, al contrario del primo, promette un solido futuro, ma in cambio pretende la rinuncia ad una parte della propria natura. Non la parte più importante o migliore, ma quella più istintiva, atavica e connaturata in noi.

All’insegna di Terranova ecco l’uomo nudo di Simenon.

Ritorna qui un tema che Simenon aveva già parzialmente indagato nel romanzo Un crime en Hollande; ma se nella storia olandese sono le convenzioni sociali a giocare un ruolo determinante, qui è l’uomo nudo, rappresentato nelle tre età della vita dai rispettivi protagonisti del dramma, a scontrarsi con se stesso in una lotta che è rappresentativa della lotta interiore fra le passioni naturali, le convenzioni sociali, ma anche i più autentici sentimenti umani.

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Due città di mare fanno da sfondo ad entrambi i romanzi. Ordinata e cristallina la Delfzijl di Un crime en Hollande, caotica e puzzolente la Fecamp di Au Rendez-Vous des Terre-Neuvas. Qui il mare è mostrato nel modo più lontano possibile dal romanticismo che spesso caratterizza le ambientazioni marinaresche. Il mare esclusivamente come luogo di lavoro e di un lavoro faticoso, pericoloso e bestiale. Senza nessuna concessione alle classiche visioni idealizzate:

“Alla luce violenta delle lampade ad acetilene appese alle sartie si vedevano alcune persone intente a scaricare i merluzzi, che passavano di mano in mano e, dopo la pesatura, venivano stipati nei vagoni.

Erano una decina, tra uomini e donne, sporchi, laceri, incrostati di sale. Accanto alla bilancia un giovanotto ben vestito, con la paglietta sulle ventitré e un taccuino in mano, annotava le pesate.

C’era un odore nauseante di rancido, che si sentiva fin da lontano e, all’interno del bistrot, sembrava ancora più forte per via del caldo

Maigret sedette su una panca in un angolo libero, in mezzo a un gran baccano e una gran confusione.

C’erano uomini in piedi, altri seduti, tutti marinai, e dei bicchieri posati sul marmo dei tavoli.”

Nessun volo di fantasia, tutto molto terra-terra. Così come terra-terra sono i protagonisti della vicenda.

All’insegna di Terranova

All’insegna di Terranova uomini e donne nella tempesta.

Il giovane accusato ingiustamente è un ragazzotto illuso, figlio d’una povera famiglia che si è dilaniata di lavoro per farlo studiare. Ambisce ad un’ascesa sociale che lo studio, il lavoro ed il matrimonio con una ragazza di buona famiglia possono garantirgli, ma è anche un sognatore e, come spesso i giovani, un ingenuo.

Delle donne abbiamo detto: Marie, la fidanzata del ragazzo, una borghesuccia ne bella ne brutta, ma di forte carattere e sani principi. Ama il suo uomo e immagina con lui una vita già preordinata nel negozio del padre di lei, che è il “più grosso commerciante di cordami di Quimper”.

Un futuro fatto di figli, un tranquillo benessere, rispettabilità.

L’altra, Adéle, la donna che ha trascinato alla disgrazia sia il capitano dell’Ocean e che il suo giovane ambizioso marconista. Maigret la definisce senza mezzi termini:

“Una bella ragazza nell’accezione popolare del termine. Una ragazza dalle forme appetitose, con denti sani, un sorriso allettante e lo sguardo sempre acceso.”

Più esattamente una bella troietta, provocante, avida di piaceri, sempre pronta a dare scandalo o a scoppiare a ridere in modo sguaiato.”

Ancora una volta niente illusioni, niente romanticismo.

Chi vince la sfida all’insegna di Terranova?

femme fatale

Femme fatale!

Chi vince alla fine di questo scontro senza illusioni ne speranze?

Difficile a dirsi. Non certo Adéle, una forza della natura, ma troppo poco furba e, probabilmente, destinata ad un misero inevitabile declino.

Nemmeno Marie così determinata e forte e che se pure si porta a casa il suo uomo, ma dovrà accontentarsi, forse senza nemmeno saperlo e, certo, senza saperselo spiegare, di avere al fianco una figura già inacidita a vent’anni dalla disillusione e spezzata nell’animo almeno quanto nel fisico.

Non il giovane Pierre Le Clinche che non ha saputo resistere ai propri impulsi. Non ha  avuto il coraggio di andare fino in fondo e ora, ripiegato su se stesso, si avvia ad un destino simile a quello del Popinga olandese.

Forse l’unico vero vincitore è colui che ha capito se stesso e gli altri e, agli esseri umani, alla vita e a se medesimo, non chiede più di quanto possano dare.

Il piccolo e grottesco P’tit Louis, il mangiatore di vetro. Marinaio bretone, aiuto fuochista sull’Ocean e su ogni battello in cui la cronica mancanza di denaro lo debba condurre. Gran lavoratore sul lavoro, gran bevitore nei bistrot, bullo e malavitoso quando serve.

Quando per la prima volta scorge Maigret nel bistrot di Fecamp, nel mezzo della bolgia di marinai ubriachi, si rabbuia solo un po’ e domanda con aria spavalda:

” E’ qui per me?…”

…”Sempre per la storia del portafogli?…Ehi, voialtri! Non volevate credermi, poco fa, quando vi raccontavo quel che ho combinato in rue de Lappe…”

I romanzi Maigret visti da me!


Gialli e thriller per tutti i gusti

All’insegna di Terranova

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Maigret nella Normandia dei marinaiultima modifica: 2021-09-18T11:05:39+02:00da albatros-331
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