Roman Polanski e le talebane femministe.

Roman Polanski e le talebane femministe.

Roman Polanski e le talebane femministe

Roman Polanski, vittima delle talebane femministe, non presiederà il César 2017.

Lo comunica una nota del suo avvocato Hervé Temime, diffusa ieri dall’agenzia di stampa France Presse.

“Per non disturbare la cerimonia dei César, che dovrebbe essere incentrata sul cinema e non su chi viene scelto a presiedere l’evento, Roman Polanski ha deciso di non accettare l’invito.”

La nomina di Polanski – che dopo quarant’anni, negli Stati Uniti, è ancora perseguibile legalmente per l’accusa di presunta violenza sessuale verso una minorenne – la quale peraltro ha da tempo reso noto che desidererebbe l’archiviazione del caso – aveva immediatamente scatenato le polemiche di alcuni gruppi femministi francesi.

L’associazione “Osez le féminisme”, roccaforte talebana del femminismo francese, ha lanciato una petizione online, che ha raccolto 61.000 firme, chiedendo la destituzione di Polanski dal ruolo onorario di presidente dei César:

“Per la sua amicizia con la crema del mondo del cinema Polanski beneficia da tantissimo tempo in Francia di una protezione scandalosa, nonostante negli Stati Uniti sia ricercato per lo stupro di una minorenne”.

 

Roman Polanski, vittima delle talebane femministe, non presiederà il César 2017.

La gauche caviar sembra quindi dividersi sul caso della presidenza del prestigioso premio al cinema francese, assegnata al famoso regista di origine polacca che è da sempre, non senza merito, un beniamino dell’ambiente.
Contro il regista aveva preso posizione, fin da subito, anche la ministro francese per i diritti delle donne Laurence Rossignol, mentre a suo favore si è espressa l’ex ministro della cultura Aurélie Filippetti.
In realtà, in Francia, esistono precise regole contro l’estradizione, che non sono certo rivolte solo a favore di artisti famosi.
Certe potenti lobby hanno meccanismi mentali a senso alternato e i diritti sono meno diritti quando toccano un loro reale o presunto avversario.

A scanso di ulteriori polemiche Roman Polanski ha deciso di smarcarsi dalla querelle roman polanski 2rinunciando alla nomina. Che non avesse nulla da guadagnare ad impegolarsi in una simile polemica è abbastanza ovvio.
La vicenda è nota, ma si evita di ricordare che il reato di stupro fu presto derubricato, che il regista ha scontato buona parte della pena e che la vittima stessa, che ha ricevuto le pubbliche scuse del regista, non intende procedere contro di lui.
In realtà è la giustizia statunitense che intende vendicarsi della cosiddetta evasione di Polanski e quindi tiene aperto ad oltranza il suo dossier.

Roman Polanski, vittima delle talebane femministe, non presiederà il César 2017.

Le femministe francesi lo considerano indegno a presiedere la giuria del prestigioso premio. Non pretendo di dare loro torto a priori.

Riepiloghiamo brevemente i fatti con l’aiuto di Wikipedia.

—  Nel 1977, Polański venne accusato a Los Angeles di “violenza sessuale con l’ausilio di sostanze stupefacenti” ai danni di una ragazzina di tredici anni e undici mesi, Samantha Geimer, modella, figlia di una conduttrice televisiva; il fatto avvenne nella villa di Jack Nicholson. L’accusa comprendeva in tutto sei capi d’imputazione. Il procedimento di accusa si svolse con grande attenzione da parte della pubblica opinione. L’avvocato della ragazzina, al fine di proteggere la sua assistita, propose, in sede di procedimento preliminare, un patteggiamento (plea bargain), in modo che la minorenne non dovesse deporre pubblicamente davanti al tribunale.

roman polanski 3Il Pubblico Ministero si dichiarò d’accordo, come anche il difensore di Polański, così che l’accusa venne ridotta al solo capo di rapporto sessuale extramatrimoniale con persona minorenne, del quale Polański si dichiarò colpevole. Il giudice riconobbe che non c’era stata alcuna violenza sessuale, ma solo il fatto che Polanski avesse approfittato di una minorenne, compiendo un atto sessuale non lecito, ma non uno stupro. A causa dell’età della vittima, fu prescritta ai sensi di legge una perizia psichiatrica del reo, per la quale Polański fu mandato per 90 giorni nella prigione di Stato californiana a Chino.

Dopo 42 giorni Polański venne rilasciato anticipatamente con una valutazione che consigliava una pena detentiva con la condizionale, quindi senza più detenzione. Quando emerse che il giudice non avrebbe seguito la proposta, il regista dagli Stati Uniti fuggì a Londra. Poco dopo si trasferì a Parigi per evitare l’estradizione da parte del Regno Unito. Da allora evita l’ingresso negli Stati Uniti nonché negli stati dai quali può temere l’estradizione. Dato che dal 1975 possiede la cittadinanza francese, non può essere Césarestradato dalla Francia agli Stati Uniti. La vittima, Samantha Geimer, ha detto di non avere risentimento verso Polanski, e di volere che il caso sia chiuso definitivamente senza ulteriori condanne per il regista.

Polanski figura nella lista rossa (Red Notice) delle persone ricercate dall’Interpol dal 2005. Nel 2009, a seguito dell’arresto e poi del rilascio in Svizzera, l’Interpol attraverso una nota ricordava a tutti gli stati membri dell’organizzazione (Francia, Polonia e Svizzera comprese) che la red notice o avviso di ricerca internazionale è sempre valida e che in quanto membri dell’organizzazione devono adoperarsi per farla rispettare.
Gli Stati Uniti rifiutarono qualunque tipo di accordo. Nel 2008 la regista Marina Zenovich, nel proprio documentario Roman Polanski: Wanted and Desired, parlò di un presunto conflitto di interessi da parte del giudice nei confronti di Polański. Gli avvocati del regista ricorsero quindi contro la sentenza, ma non ottennero né l’archiviazione del procedimento né l’assegnazione del processo a un tribunale fuori da Los Angeles; inoltre, secondo il tribunale, Polański avrebbe dovuto partecipare in persona al processo, cosa che però evitò per scampare al prevedibile arresto.

Il 26 settembre 2009 Polański venne arrestato all’aeroporto di Zurigo-Kloten sulla base di un mandato di cattura internazionale emesso nel 2005 su richiesta delle autorità giudiziarie statunitensi (negli Stati Uniti un mandato di cattura esiste fin dal 1978). Il regista si era recato in Svizzera per ricevere al Zurigo Film Festival un premio alla carriera. Gli Stati Uniti avevano preventivamente fatto formale domanda di estradizione. Il 25 novembre 2009 il Tribunale penale federale a Bellinzona, dopo due mesi di prigione, ha accolto un ricorso di Polański, commutando la detenzione in carcere in arresto domiciliare elettronicamente controllato e disponendo come ulteriori misure di garanzia il ritiro dei documenti di identità e una cauzione di 4,5 milioni di franchi svizzeri.

In seguito all’arresto si sono registrate numerose reazioni pubbliche da parte di artisti e politici, in particolare in Francia (petizione di “La Règle du jeu”, con Isabelle Adjani, Paul Auster, Louis Garrel, Isabelle Huppert, Milan Kundera, Bernard-Henri Lévy, Salman Rushdie, Jean-Pierre Thiollet e Elsa Zylberstein) e in Polonia. Ad esempio, politici come Frédéric Mitterrand (ministro francese della cultura) e Radosław Sikorski (ministro degli esteri polacco) si sono pronunciati in modo negativo a proposito dell’arresto e noti registi come Woody Allen, Pedro Almodóvar e Martin Scorsese hanno firmato una petizione a favore della liberazione di Polański.

 

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In reazione a queste, si sono sollevate delle voci – tra le quali quelle del regista Luc Besson, del presidente del Consiglio dei ministri polacco Donald Tusk, del filosofo Michel Onfray, del giornalista Christopher Hitchens e dell’esponente dei Verdi europei Daniel Cohn-Bendit – che hanno sottolineato la gravità dell’accusa, nonché i princìpi dell’uguaglianza davanti alla legge e dell’indipendenza della giustizia.

Il 12 luglio 2010 le autorità elvetiche, in considerazione di un vizio di forma, hanno negato l’estradizione del regista negli Stati Uniti, revocandogli anche gli arresti domiciliari e il braccialetto elettronico. Ha così commentato il ministro della Giustizia svizzero, Eveline Widmer-Schlumpf:

«Nemmeno dopo intensi accertamenti è stato possibile escludere con la necessaria certezza la presenza di un vizio nella domanda di estradizione statunitense. Se fosse confermato che Polanski ha effettivamente scontato l’intera pena (42 giorni di detenzione, all’epoca dei fatti, in un reparto psichiatrico del carcere di massima sicurezza di Chino) la richiesta di estradizione americana e, di conseguenza, la procedura di estradizione sarebbero prive di fondamento».

Nel 2011, recatosi nuovamente al Zurigo Film Festival, Polanski ha assistito all’anteprima della proiezione del documentario su di lui, Roman Polanski: A Film Memoir, in cui, tra l’altro, chiede scusa pubblicamente alla Geimer per la prima volta.

Il 30 ottobre 2015 il tribunale di Cracovia ha rifiutato una richiesta di estradizione di Polański da parte degli Stati Uniti dopo che il regista era stato avvistato all’inaugurazione del Museo di Storia degli ebrei polacchi a Varsavia. Il no definitivo della magistratura polacca è arrivato poco dopo l’una mentre l’aereo di Polański stava per decollare in direzione di Parigi. Le autorità polacche avevano chiesto i documenti relativi alla precedente procedura di estradizione in Svizzera. Il tribunale si è limitato ad una valutazione procedurale senza verificare se il delitto è stato commesso. Il reato di Polański sarebbe comunque caduto in prescrizione secondo i tempi della legge polacca. Il 6 dicembre 2016 la Corte suprema polacca conferma il rifiuto dell’estradizione negli Stati Uniti qualora il regista dovesse entrare in Polonia. —

Ovviamente l’ultima cosa che può interessare personaggi come Claire Serre-Combe, osez le feminismeleader del movimento Osez le féminisme, e le sue fanatiche colleghe sono i fatti ed ottima, quanto necessaria, è stata la scelta di Polanski di sottrarsi al linciaggio.

Il premio César è il più famoso e prestigioso che il cinema francese dedica a se stesso. Paragonabile all’Oscar americano. La carica di presidente del premio è puramente onorifica e, a dire il vero, fin dalla fondazione nel 1976 i presidenti succedutesi sono stati quasi esclusivamente attori. L’unica eccezione nel 2016. Forse rivelatrice di una nuova tendenza. Vero è che Polanski può vantare al suo attivo anche molte interpretazioni, ma non è certo per quelle che sarà ricordato.

Una spiegazione di questa nuova tendenza del César ad affidare la presidenza a registi piuttosto che ad attori potrebbe risiedere nel fatto che oggi il cinema brucia molto più rapidamente di un tempo i propri interpreti e diventa sempre più difficile trovare attori e, ancora più, attrici, che abbiano alle spalle una lunga e prestigiosa carriera.

Per contro il cinema francese è da sempre molto attento a difendere i propri attori avvolgendoli in un’aurea di prestigio spesso molto più ampia delle loro carriere.

Presidenti del Premio César dalla sua istituzione:

1976 Jean Gabin
1977 Lino Ventura
1978 Jeanne Moreau
1979 Charles Vanel
1980 Jean Marais
1981 Yves Montand
1982 Orson Welles
1983 Catherine Deneuve
1984 Gene Kelly
1985 Simone Signoret
1986 Madeleine Renaud e Jean-Louis Barrault
1987 Sean Connery
1988 Miloš Forman
1989 Peter Ustinov
1990 Kirk Douglas
1991 Sophia Loren
1992 Michèle Morgan
1993 Marcello Mastroianni
1994 Gérard Depardieu
1995 Alain Delon
1996 Philippe Noiret
1997 Annie Girardot
1998 Juliette Binoche
1999 Isabelle Huppert
2000 Alain Delon
2001 Daniel Auteuil
2002 Nathalie Baye
2003 Géraldine Pailhas
2004 Fanny Ardant
2005 Isabelle Adjani
2006 Carole Bouquet
2007 Claude Brasseur
2008 Jean Rochefort
2009 Charlotte Gainsbourg
2010 Marion Cotillard
2011 Jodie Foster
2012 Guillaume Canet
2013 Jamel Debbouze
2014 François Cluzet
2015 Dany Boon
2016 Claude Lelouch
2017 Nessuno!

Perché è evidente che l’autore di Chinatown, Frantic, Il Pianista, non presiederà il prestigioso Premio César, in ossequio alla potente lobby femminista.

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Roman Polanski e le talebane femministe.ultima modifica: 2017-01-26T01:45:15+01:00da albatros-331
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