Pantagruel rivista letteraria fondata da Elisabetta Sgarbi.
La filosofia del cibo e del vino è il tema intorno a cui si sviluppa la narrazione contenuta nel nuovo numero di Pantagruel, la rivista letteraria pensata e voluta da Elisabetta Sgarbi direttrice di La nave di Teseo.
Un numero zero dedicato al pane.
La rivista-libro Pantagruel ha visto la luce sul finire del 2019 con un numero zero dedicato al pane, cui diedero il loro contributo un numero impressionante di firme, tra le quali ricordiamo, solo per brevità:
Fulvio Abbate, Gaetano Cappelli, Ermanno Cavazzoni, Ivan Cotroneo, Roberto Cotroneo, Francesca d’Aloja, Dente, Eliana Di Caro, Andrea Di Consoli, Massimo Donà, Claudia Durastanti, Enrico Ghezzi, Yervan Gianikian, David Grieco, Eberhard Jungel, Camillo Langone, Lucrezia Lerro, Elena Loewenthal, Giuseppe Lupo, Francesca Manfredi, Andrea Moro, Raffaele Nigro, Antonio Rezza, Vittorio Sgarbi, Mariolina Venezia e Massimo Zamboni.
All’epoca della prima presentazione, Elisabetta Sgarbi, spiegò così il suo progetto:
“Fondare una casa editrice genera, a valanga, la bellezza di tanti inizi. Nulla c’era prima, e dunque ogni iniziativa ha il sapore di un’alba. Nasce dunque la rivista di letteratura Pantagruel (il nome viene da una conversazione con Enrico Ghezzi).
Pantagruel sarà una rivista di ‘mondi narrati’: i contributi saranno narrazioni dirette di un tema, tra finzione, saggistica, testimonianza, ma anche immagine, racconto fotografico o pittorico.
Pantagruel sarà una rivista˗libro tematica. Il curatore del numero sceglierà chi coinvolgere intorno a quel tema.
Pantagruel sarà una rivista quadrimestrale, forse.
Pantagruel ha in sé una vocazione al disordine, alla voracità, alla fame e sete di un tutto mai veramente circoscrivibile. C’è un principio di anarchia e di sovversione, non gridato, non roboante ma silenzioso e persino pudico. Come La nave di Teseo”
Pantagruel numero uno.
Ad un anno di distanza arriva in libreria il numero uno della rivista Pantagruel. Argomento centrale “la filosofia del cibo e del vino“.
Un viaggio nel mondo del cibo e del vino come non se ne vedono spesso; un viaggio forse anche azzardato, fatto di inedite commistioni. Fatto cioè di racconti, riflessioni, ricordi, proclami e prese di posizione, fatto di liriche suggestioni e specifiche competenze. Un modo di “pensare” il cibo e il vino che questo secondo numero di Pantagruel ha voluto provocatoriamente proporre combinando il semplice e il complesso, l’ingenuo e l’ironico, l’ardita speculazione con la prudente descrizione. Combinando altresì le parole alle immagini di una fotografa che, del mondo del cibo e del vino, sa mostrarci quel che esso, forse, non sa di essere; ma più intensamente lo agita dall’interno. Un volume che attrarrà e incuriosirà tutti gli operatori del settore agroalimentare; un settore che mai come oggi mostra di voler crescere… e non solo “economicamente”, e tutti i numerosi appassionati della buona cucina e del buon vino, in altre parole, del buon vivere. Il volume è arricchito anche da contributi extra che travalicano il tema principale senza tradire lo spirito di approfondimento e indagine della rivista.
Pantagruel 1: la filosofia del cibo e del vino
Maigret un filosofo di cibo e vino.
Con tali premesse non potevamo assolutamente esimerci dal segnalare l’evento. Questo perché, la luminosa e nobile schiera dei molti personaggi letterari che incarnano una vera filosofia del cibo e del vino, vede, certamente, il nostro commissario Maigret nelle primissime file.
Non solo e non tanto perché lo sappiamo un buongustaio, amante della cucina casareccia (senza disdegnare i tartufi), ma, molto di più, perché in lui l’atto di consumare cibo non è mai fine a se stesso, è sempre rappresentativo di uno stato d’animo, di una immedesimazione nell’ambiente circostante e nei soggetti che lo animano o, addirittura, di un pensiero, un’attesa forse, una suggestione, un’idea di esistenza, che in quel preciso momento è dentro di lui.
Come le ostriche che il commissario attende di gustare, inutilmente, in Maigret à l’école.
«Cosa mangia, commissario?» «Avete ostriche?» «Non durante l’epoca delle maree di quadratura.» «Durerà a lungo?» «Ancora cinque o sei giorni.» Da Parigi aveva voglia di ostriche innaffiate con vino bianco e probabilmente, durante il suo soggiorno, non ne avrebbe mangiate. «C’è della zuppa. O le possiamo fare uova al prosciutto.» Non mangiò nulla, bevette una seconda tazza di caffè, in piedi sulla porta guardando la piazza soleggiata e due sagome che si muovevano all’interno della Cooperativa della Charente.
Oppure, come nel romanzo Maigret s’amuse, quando, con l’amata Louise ed i fidati amici Pardon, sceglie di cenare in un particolare ristorante, in riva alla Senna, ritrovando per un momento la sua giovinezza.
«Calvados per tutti?» domandò togliendosi la pipa di bocca, quando la cameriera col grembiule bianco arrivò col caffè. Capì l’occhiata che la moglie gli lanciò, e quella che poi lanciò furtivamente a Pardon. No, non era ubriaco, nemmeno brillo. Non doveva aver bevuto più degli altri, ma era tuttavia conscio di avere gli occhi lucidi e una certa mollezza nel parlare che non gli erano soliti. Due volte, durante la cena, la signora Maigret lo aveva osservato con una punta di tenerezza, la prima quando lui aveva ordinato la frittura di ghiozzo, la seconda quando aveva poi reclamato un’andouille alla griglia con patatine fritte.
Aveva riconosciuto il ristorante: da vent’anni non ci mettevano piede e in precedenza ci erano venuti solo due volte. L’insegna era sempre “Da papà Jules”…Erano venuti a Joinville con l’auto dei Pardon, ma era stato Maigret a scegliere il ristorante, di fronte all’Ile d’Amour, intorno alla quale scivolavano barche e canoe.
Esempi di questa particolare simbiosi del commissario con cibo e bevande, se ne trovano veramente a centinaia: praticamente quasi in ogni romanzo. Del resto è noto a tutti che le inchieste di Maigret, sono caratterizzate sempre da una specifica bevanda (vino, birra, calvados, rum, grappa), che il commissario beve, più o meno per caso, quando inizia ad affrontare il caso e che, poi, lo accompagnano fino alla soluzione.
Lo sanno i suoi colleghi e lui stesso ne è ben conscio. Quindi anche Simenon.
Benvenuto Pantagruel uno.
Forti di tanto viatico non possiamo che plaudire all’iniziativa culturale ideata dalla Direttrice di Pantagruel che intelligentemente ci invita a cogliere il nesso, tutt’altro che casuale, tra cibo e cultura:
“Pantagruel nasce come rivista di Letteratura non letteraria, di mondi narrati. Con questo spirito abbiamo spaziato tra letteratura, filosofia, teatro, musica, arte, storia, fotografia, in oltre 900 pagine. Questo primo numero è diviso in 5 sezioni: Concetti, Cibo, Simposio, Vino-Vini, Fame Sete e Digiuno, Metabolismi e Extra.
L’esperienza culinaria è, per sua essenza, corale, comunitaria: intorno a una tavola nasce la Chiesa , e intorno alla tavola si riunisce la famiglia, comunque essa sia. Come traspare in una canzone della tradizione romagnola, interpretata benissimo dalla grande Roberta Cappelletti, Tavola grande. Con questo spirito abbiamo inteso intraprendere questo viaggio in un universo variegato che ci fa ‘alterare’. Mangiare è trasformare.” (Dazebao News).
Questo numero primo della rivista è curato da Massimo Donà ed Elisabetta Sgarbi, mentre vi hanno contribuito con una loro testimonianza, un numero davvero considerevole di donne ed uomini di cultura, provenienti dai più diversi ambiti:
Giordano Domenico Agrusta, Marilisa Allegrini, Sergio Antolini, Enrico Arduin, Davide Assael, Martina Barbero, Camilla Baresani, Claudio Bartocci, Pierluigi Basso Fossali, Andrea Berton, Tommaso Braccini, Marco Bruni, Leonardo Caffo, Cettina Caliò, Antonio Capaldo, Alberto Capatti, Giulia Carnelli, Monica Centanni, Giuseppe Cesaro, Felice Cimatti, Piero Coda, Emanuela Conversano, Marina Cvetic, Gabriele Dadati, Leonardo Dal Pont, Anna Luigia De Simone, Oscar Farinetti, Luciano Ferraro, Ernesto Forcellino, Carlotta Francia, Angela Frenda, Lamberto Frescobaldi, Piero Gabrieli, Tommaso Galli, Romano Gasparotti, Alfredo Gatto, Giulio Giorello, Dario Giugliano, Sergio Givone, Antonio Gnoli, Giulio Goria, Giampaolo Gravina, Davide Grossi, Ernst Knam, Amedeo La Mattina, Eugenio Lio, Eliana Liotta, Mirco Mariani, Giacomo Marramao, Giulio Maspero, Flavia Mastella, Aldo Masullo, Alessandro Minelli, Umberto Montano, Giancarlo Moretti Polegato, Gianni Moriani, Andrea Moro, Lelio Francesco Morricone, Letizia Muratori, Arianna Occhipinti, Pacifico, Yahya Pallavicini, Andrea Paternoster, Nicola Perullo, Giacomo Petrarca, Alberto Pezzotta, Alessio Planeta, Gabriele Principato, Antonio Rezza, Francesca Rigotti, David Riondino, Franco Riva, Maurizio Rossi, Sandro Sangiorgi, Tiziano Scarpa, Massimo Semenzato, Augusto Enrico Semprini, Vittorio Sgarbi, Carlos Solito, Piero Stefani, Andrea Tagliapietra, Edoardo Tardioli, Raffaella Toffolo, Vincenzo Prione, Francesco Valagussa, Anna Vanzan, Luigi Viola, Rosanna Virgili, Italo Zannier.
Pantagruel uno alla Milanesiana.
Nell’ambito degli incontri organizzati per l’inverno 2020 da quel “laboratorio di eccellenza” che è da ventuno anni La Milanesiana, un incontro sarà dedicato alla presentazione proprio del nuovo numero della rivista Pantagruel. La data è quella del 21 dicembre alle ore 12.
Gli altri quattro incontri previsti si svolgeranno, sempre alle ore 12, nei giorni 14,16,18 e 23 dicembre.
Ricordiamo che La Milanesiana è un festival, rassegna, laboratorio culturale, nel senso più ampio del termine, che abbraccia ormai quasi ogni ambito delle varie attività attraverso cui si esprime artisticamente il genere umano. Esperienza nata a Milano nel 2000, sempre per iniziativa di Elisabetta Sgarbi, con l’intento di “incrociare saperi e arti diverse, portando a Milano le eccellenze internazionali del mondo culturale e scientifico.”
Vista la situazione di questo nefando anno, tutti gli appuntamenti saranno trasmessi in streaming su Corriere.it.
Pantagruel 1: la filosofia del cibo e del vino
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