Jean Michel Guenassia scrittore di ampio respiro.
Jean Michel Guenassia (Algeri, 1950) è uno scrittore e drammaturgo francese.
Avvocato di professione scrive alcune sceneggiature per la Tv e per il teatro; nel 1986 scrive un romanzo poliziesco a quattro mani, con Liana Lévi, Pour cent millions che gli vale il Premio Michel Lebrun.
Nel 2009 viene pubblicato il suo primo romanzo, Il club degli incorreggibili ottimisti, edito da Albin Michel che sarà anche l’editore di tutte le opere seguenti di Guenassa.
Il romanzo è presentato al pubblico, dall’editore, come “il primo romanzo di uno sconosciuto di 59 anni” Il romanzo viene tradotto in 10 paesi.
Jean-Michel Guenassia, avvocato, passione per la scrittura, saltuariamente sceneggiatore, autore di un poliziesco. Per dedicarsi totalmente al Club degli incorreggibili ottimisti, a cui pensava da dieci anni, ha abbandonato la professione. Il libro è balzato subito in testa alle classifiche con oltre 200.000 copie vendute in Francia ed è diventato il caso letterario più importante del 2009. Tradotto in dieci Paesi, è stato selezionato per il Prix Goncourt, vincitore del Goncourt des Lycéens, finalista al Prix des Libraires e ha ottenuto il primo premio dei lettori, con oltre un milione di voti, della rivista Notre temps.
Sceneggiature televisive:
- 1985 : Claire obscure (TV) de Franck Apprédéris, serie Les Cinq Dernières Minutes, sceneggiatura di Jean-Michel Guénassia e Frank Apprédéris.
- 1990 : Pour cent millions (TV) de Brigitte Sauriol, serie Haute Tension, sceneggiatura di Jean-Michel Guenassia, Michel Bouchard.
- 1992 : Récidive (TV) de Franck Apprédéris, scenografia di Jean-Michel Guenassia, Bernard-Pierre Donnadieu e Franck Apprédéris.
Teatro:
1988 : Le Rebelle, regia di Jean Rougerie, Teatro Tristan Bernard.
Romanzi:
- 1986 : Pour cent millions, Liana Levi (Prix du roman policier francophone de la ville du Mans), ripubblicato con il titolo Dernière donne collana Livre de poche 2014
- 2009 : Le Club des incorrigibles optimistes, Albin Michel (Prix Goncourt des Lycéens)
- 2012 : La Vie rêvée d’Ernesto G., Albin Michel
- 2015 : Trompe-la-mort, Albin Michel
- 2016 : La Valse des arbres et du ciel, Albin Michel
- 2017 : De l’influence de David Bowie sur la destinée des jeunes filles, Albin Michel
Il club degli incorreggibili ottimisti.
Parigi, 1959. Sono anni vertiginosi: la Seconda guerra mondiale è finita da troppo poco tempo per essere Storia, la guerra d’Algeria segna le vite dei francesi d’oltremare.
Michel Marini, undici anni, figlio di immigrati italiani, esce dall’infanzia e si affaccia a un’adolescenza inquieta e piena di emozioni.Vagabonda per il quartiere, si ritrova con gli amici a giocare a calcio balilla; un giorno entra in un bistrò, il Balto. È attratto da una stanza sul retro dove si ritrova un gruppo di uomini, che parlano un francese a volte approssimativo e portano dentro di sé storie e passioni sconosciute. Sono profughi dei Paesi dell’Est, uomini traditi dalla Storia, ma visionari che ancora credono nel comunismo.
Il club degli incorreggibili ottimisti (Salani Romanzi)
Incorreggibili ottimisti. Frequentare il Balto vuol dire scoprire il mondo. Michel cresce con Igor, Leonid, Imré, Pavel, Tibor, Sasha; impara a conoscere l’amicizia, l’amore, la complessità degli ideali.
Nel retro di un bistrò si litiga, si beve, si gioca a scacchi, si raccontano barzellette su Stalin, si offre se stessi e le proprie storie, storie terribili di esilio che si intrecciano sullo sfondo di un decennio epocale, tra filosofia e rock’n’roll, Sartre
e Kessel, la conquista dello spazio e l’inizio della Guerra fredda.
Nella tradizione del grande romanzo francese, un affresco indimenticabile di un’epoca. Un libro di cui, una volta iniziato, non si può più fare a meno, capace di trascinare e di suscitare emozioni intense, e che lascia pieni di nostalgia per i suoi eroi.
“Sulla porta qualcuno ha scritto: ‘il club degli incorreggibili ottimisti’ che è anche il titolo (bello) di questo romanzo (bello) di Jean-Michel Guenassia? Grandi personaggi ai quali ci si affeziona.”
Giovanna Zucconi, L’uomo Vogue
“Diamo il benvenuto a quest’opera di ampio respiro, dalle grandi qualità letterarie e dalla caratteristica mescolanza di humour e melanconia.”
Le Monde
“Romanzo di formazione e di disincanto? settecento pagine che volano.”
la Repubblica
La vita sognata di Ernesto G.
Nel 2012 pubblica il suo secondo romanzo: La vita sognata di Ernesto G.
Joseph Kaplan, ebreo praghese, viene spinto dal padre a specializzarsi a Parigi in Biologia.Il prestigioso istituto Pasteur gli offre una posizione di ricercatore nella sede di Algeri e qui incontra Christine, la fidanzata di un amico, attrice teatrale e femminista intransigente. Brillante e infaticabile, Kaplan si guadagna la stima del direttore dell’istituto, che allo scattare delle leggi razziali istituite dal governo Pétain lo spedisce in un remoto avamposto di ricerca, salvandogli la vita. Ad Algeri, a guerra finita, Joseph ritrova Christine e le chiede di partire con lui: destinazione Praga, dove spera di ritrovare il padre di cui non aveva più notizie da anni. Nella Praga della ricostruzione e dell’ideale socialista, Joseph e Christine trovano amici e un equilibrio che culmina nella nascita di due bambini. Kaplan viene eletto deputato, è un medico stimato e conosciuto. Hanno inizio però le purghe interne al Partito: Christine scompare con il figlio più piccolo e accanto a Joseph rimangono Helena, la figlia maggiore, e Tereza, la moglie dell’amico Pavel. È questa la composizione della famiglia di Kaplan quando lo ritroviamo, direttore di un sanatorio in campagna,alle prese con un paziente moribondo inviatogli direttamente dai vertici del Governo. Il paziente misterioso è Ernesto G., e tra lui e Helena nasce un amore. Impossibile.
La vita sognata di Ernesto G. (Salani Romanzi)
Nel 2015 edito in Italia ancora da Salani ecco il romanzo La mano sbagliata.
La mano sbagliata.
La mano sbagliata è il romanzo che Jean-Michel Guenassia realizza nel 2015. Titolo originale francese Trompe la Mort.
Una partita con il destino dove la posta in gioco vale molto più della vita. Baptiste Dupré è un giocatore incallito. Indifferente ai valori che hanno provato a inculcargli i genitori, per tutta la vita persegue con ossessiva e maniacale determinazione un unico scopo: diventare il migliore. In questa grande, meticolosa partita a poker che è la sua esistenza, ogni scelta è calcolata in vista del fine ultimo, dal percorso di studi al matrimonio con Anne, figlia di uno dei più prestigiosi avvocati della città.
Baptiste si ritrova così con una bella casa, una macchina elegante, a capo dello studio legale ereditato dal suocero: insomma, con un bel mucchio di fiches davanti. Ma, come ogni giocatore che si rispetti, scopre di non essere tagliato per la routine. La noia lo lacera, l’adrenalina gli manca, l’equilibrio fragile che si è conquistato non lo soddisfa. Riprende così a giocare, ma il destino lo trascina in un folle disegno di cui – come scopre ben presto – è solo una pedina. In una Parigi plumbea e a tratti scorbutica, Guenassia ambienta una storia basata su fatti in parte reali, sebbene incredibili, cesellando con grande destrezza i profili psicologici dei suoi personaggi. Un romanzo avvincente, carico della stessa suspense che si respira al tavolo verde durante una mano decisiva e magistralmente costruito, in cui ogni personaggio vive e respira al ritmo delle proprie ossessioni, incalzato da un destino imprevedibile e beffardo.
La mano sbagliata (Salani Romanzi)
Una lunga vita da idealista.
«A chi mi domanda la ragione dei miei viaggi, rispondo che so bene da cosa fuggo, e non cosa cerco». Con questa famosissima frase di Montaigne si conclude la storia di Thomas Larch, inglese in India e indiano in Inghilterra, Signor Nessuno sfiorato da fama planetaria, ingenuo e sincero, istintivo e spigoloso: un protagonista come solo Jean-Michel Guenassia sa raccontare intessendo le vicende individuali nella trama della Storia. Bambino e adolescente sensibile e introverso, Thomas sembra condannato a perdere tutte le persone che gli sono care: la donna che l’ha cresciuto, la madre, il primo amore, gli amici, mentre il rapporto con il padre s’incrina fino a spezzarsi. Appena l’età glielo permette fugge di casa per arruolarsi nei Royal Marines: quindici anni di teatri di guerra, dall’Irlanda del Nord all’Iraq, dove inciampa continuamente nella morte e sempre sopravvive, al punto da diventare un caso mediatico. A un soffio dalla ricchezza e dal potere, nella sua innocenza di eterno idealista Thomas sceglie di restare se stesso, e perciò perde di nuovo tutto. È a questo punto che accetta l’incarico di cercare una persona scomparsa in India: proprio là, dove tutto è cominciato e dove tutto, in un finale mozzafiato, può ricominciare.
Il valzer degli alberi e del cielo.
Il valzer degli alberi e del cielo, romanzo del 2016 dedicato al pittore Vincent van Gogh.
Nella torrida estate del 1890, a Auvers-sur-Oise, un uomo si presenta a casa del dottor Gachet: dall’aspetto, Marguerite, figlia del medico, lo scambia per uno dei tanti braccianti agricoli che lavorano nella zona. L’uomo è Vincent van Gogh, e per Marguerite, che ama dipingere ma si dibatte tra l’insoddisfazione di non riuscire a creare nulla di apprezzabile e una condizione di figlia predestinata a un matrimonio borghese, egli assume, giorno dopo giorno, le fattezze del maestro, del genio, dell’amore. Guardandolo dipingere, la giovane vede ora i paesaggi in cui è cresciuta – le case dai tetti di paglia, le acque del fiume, i fiori, gli alberi, il cielo – con nuovi occhi: la potenza della vera arte si dispiega davanti a lei, mentre la relazione con Vincent si fa sempre più stretta, più pericolosa e infine fatale. Quando assistiamo insieme a Marguerite alla nascita dei capolavori di van Gogh, Guenassia fa rivivere l’epoca d’oro degli impressionisti e getta una nuova luce sulla tragica fine dell’artista e sui misteri che circondano alcune delle sue opere.
Il valzer degli alberi e del cielo: L’ultimo amore di Van Gogh
De l’influence de David Bowie sur la destinée des jeunes filles.
“Mi piace nascondermi nel chiaroscuro. O appollaiato in alto, come un funambolo sopra il vuoto. Mi rifiuto di scegliere dalla mia parte, preferisco il pericolo del confine. Se una sera mi incontri in metro o in un bar, sei costretto a fissarmi, con imbarazzo, probabilmente ti disturberà, e la domanda ti verrà da te: è un uomo o una donna?
E non sarai in grado di rispondere. “
Con De l’influence de David Bowie sur la destinée des jeunes filles Jean-Michel Guenassia si ripropone nel 2017. Un opera un poco diversa dal suo standard, ma in linea con la ricerca interiore dello scrittore.
In Italia nessun editore ha, fino ad oggi, pensato di tradurre il romanzo e proporlo al pubblico. Non vale la pena stupirsi. Il coraggio e l’autonomia degli editori italiani è cosa nota. Vietato spostarsi di una virgola dal politicamente corretto. Spalle coperte e guadagni garantiti. Non si può nemmeno infierire troppo: i lettori italiani, spesso, non sono da meno.
Dall’influenza di David Bowie sul destino delle giovani ragazze, condividiamo la storia improbabile, divertente e tenera di una famiglia meravigliosamente spezzata di cui Paul è l’insolito eroe. Paul che, nonostante il suo aspetto da ragazzina, ama solo le donne. Paul, che ha due madri e non ha mai conosciuto suo padre. Paul, che l’incidente della sua nascita porterà sulla strada di un famoso androgino: David Bowie.
Capriccioso e generoso, il nuovo romanzo di Jean-Michel Guenassia, autore del Club des incorrigibles optimistes, ci distoglie con grazia da percorsi ben tracciati per farci assaporare il fascino dell’incertezza.
Per chi se la sente di affrontare il testo francese:
De l’influence de David Bowie sur la destinée des jeunes filles
Jean-Michel Guenassia si racconta.
Chiudiamo proponendo un’intervista di Lisa Puzella a Jean-Michel Guenassia, pubblicata su mangialibri.com, in occasione della presentazione in Italia del romanzo Il valzer degli alberi e del cielo.
Notare il conformismo banale delle domande e l’intelligente equilibrio delle risposte. In Italia, molto più che in Francia, non è più possibile un dibattito sulle idee che si svincoli dagli stereotipi.
Del resto, come anticipava Manzoni anni or sono: Un volgo disperso che nome non ha.
Hai esordito in letteratura con dei gialli, sei stato sceneggiatore e drammaturgo e ti sei guadagnato le Goncourt des Lycéens con Il Club degli incorreggibili ottimisti. Per te è stato più difficile scrivere di eventi e persone reali come hai fatto ne Il valzer degli alberi e del cielo con van Gogh o lasciare libere le briglie della creatività senza dover stare entro i confini di documenti e fatti reali come hai fatto anche con La vita sognata di Ernesto G.?
Ho dovuto fare un gran lavoro su me stesso per liberarmi, per creare, mi sono costantemente detto che bisognava che io ci riuscissi, che arrivassi ad avere autonomia creativa per poter raccontare le storie che avevo in testa. Quando mi sono lanciato nella scrittura de Il Club degli incorreggibili ottimisti c’erano due personaggi principali, una decina di secondari, qualche trama parallela, ma durante i sei anni che ho impiegato a scrivere il libro il lavoro si è fatto più pesante. Il libro mi è costato una fatica che non avevo immaginato. Un numero considerevole di ore trascorse seduto a lavorarci e il risultato è stato un numero di personaggi decuplicato rispetto all’inizio.Ne Il valzer degli alberi e del cielo descrivi Van Gogh come un uomo equilibrato e appassionato, Marguerite come una donna ambiziosa, determinata, che non ha paura a dichiarare di amare Heine quando la cultura predominante è antisemita, il dott Gachet non è più “l’amico degli impressionisti” ma un avido approfittatore… Cosa ti ha portato a decidere di scardinare l’ovvio? Hai trovato evidenze documentali o è stato il bisogno di lasciare libera la fantasia?
Ho trovato molte verità nei documenti che ho consultato. Innanzitutto ho scoperto che Van Gogh non si è suicidato, in secondo luogo che il mondo dell’arte è pieno di sue opere false, poi che il dottor Gachet non era il gentiluomo che si pensava. Non è che fosse cattivo, ma è risultato diverso da ciò che credevamo: ha prodotto dei falsi e ne ha organizzato la vendita. Molti di essi sono finiti in collezioni di privati che poi li hanno ceduti ai musei. Uno è stato esposto per anni al Museo Van Gogh di Amsterdam, che solo di recente lo ha ritirato senza fornire grandi spiegazioni. Ciò che mi interessava era avvicinarmi il più possibile a Vincent e rendere su carta l’uomo, la persona. Ti faccio notare che io non lo chiamo mai Van Gogh nel libro, siete voi lettori a pensarlo. Lui firmava le sue opere solo Vincent, è stato dopo la sua morte che è diventato van Gogh ed è solo nelle ultime righe del libro che io uso il suo cognome. Siccome per me sarebbe stato impossibile entrare davvero nella sua testa, rendere i suoi veri pensieri, mi sono detto che avrei scritto la storia dal punto di vista di Marguerite, una ragazza di 17 anni che lo incontra e se ne innamora. Tutto il romanzo si dipana attraverso i suoi occhi. Ho scritto in realtà la storia di Margherite, anche se tutti continuano a farmi domande sul suo amante. È stato molto più difficile per me scrivere un romanzo il cui io narrante è una giovane donna, di quanto lo sarebbe stato scrivere dal punto di vista di un uomo. Bisogna avvicinarsi alla propria identità femminile per poterci riuscire a pieno.Studiando i suoi ultimi mesi di vita, sei riuscito a rispondere all’interrogativo che da tempo i suoi studiosi si pongono, ossia se Van Gogh era un genio malgrado la sua malattia o a causa di essa?
Van Gogh non era malato né pazzo. Non si può certo affermare che fosse geniale perché era bipolare, né che lo fosse a causa della sua epilessia, della quale del resto era quasi guarito dopo aver incontrato ad Arles un medico che lo convinse a smettere con l’assenzio. Aveva un dono che ha coltivato con sacrificio, che ha saputo sfruttare, nonostante le mille difficoltà. Ha lavorato moltissimo, è stato infaticabile indefesso, si è abbrutito di lavoro e, per di più, era geniale.Quasi contemporaneamente al tuo sono usciti in Francia altri tre libri su grandi pittori: Monet, Bonnard e un altro testo su Van Gogh e tutti e tre voi autori affrontate le loro storie mettendo al centro tre figure femminili importanti nelle loro vite. Come mai sta diventando sempre più diffusa l’esigenza di scandagliare le relazioni sentimentali dei pittori? Possono aiutare a comprendere i processi creativi di questi grandi maestri?
Se prendiamo ad esempio il libro su Monet, che è eccellente, è scritto in terza persona e parla dell’amore di Monet per una donna che è morta molto giovane per un tumore e lui ne ha sentito la mancanza per tutta la vita, la ferita della sua assenza non si è mai rimarginata. Non ha mai voluto vendere il quadro che la rappresentava, ma, il giorno in cui ha donato le sue Ninfee al Museo dell’Orangerie, il legato era che accettassero di esporre al Louvre il quadro che rappresentava il suo giovane amore, donandole così l’immortalità. Lo stesso vale per la donna di Bonnard, che è al centro della sua opera. Conosco gli autori di questi libri e penso di poter dire che ciò che ci interessava era approcciare le figure di questi pittori attraverso le persone che li avevano frequentati, che, in alcuni casi, li avevano amati, per capire meglio la loro pittura e da cosa questa fosse influenzata. Posso dirti che se Van Gogh non aveva alcun bisogno di Marguerite per produrre opere geniali, così non è stato per Bonnard. L’opera di un pittore è un dono di sé ed è più facile analizzarla attraverso l’amore che una donna ha avuto per loro o quello che essi hanno nutrito per le proprie donne.La costruzione del libro è molto originale, i paragrafi affidati alla voce di Margherite si alternano alle corrispondenze tra tutti i protagonisti dell’epoca, agli stralci di articoli della Lanterne- quotidiano di Auvers-sur-Oise che ci raccontano gli avvenimenti di cronaca e costume durante i 70 giorni della permanenza di Van Gogh come mai hai scelto questa impostazione?
Non avevo mai trovato un libro che rendesse un’epoca in questo modo e mi sembrava un buon modo di farlo. Io stesso non sapevo nulla della vita quotidiana nel 1890 e ho dovuto documentarmi, scoprendo aneddoti che volevo condividere, per rendere più agevole l’immersione del lettore nella cultura del tempo. Ho scelto dei brani che mi sembravano simbolici perché mostrano la violenza, il razzismo, la misoginia, lo spirito del tempo, insomma, e li ho incastonati nel testo . Ho scelto di non rendere questi intercalari troppo lunghi, sono dei piccoli tagli, delle brevi cesure nel racconto di Marguerite che permettono al lettore di farsi un’idea del contesto storico.Nel libro affronti anche un altro tabù, ossia il fatto che nel 1890 tutti i più grandi scrittori, poeti, pittori, artisti erano antisemiti e non ne facevano mistero. Nella situazione attuale intravedi un rischio reale per la Francia di veder riemergere tendenze razziste e xenofobe?
Ci sono delle tendenze ma non la definirei un’ondata di xenofobia e razzismo. Più specificamente dobbiamo dire che una parte della popolazione francese è antimusulmana, in quanto identifica questa religione, questa cultura, con l’integralismo e il terrorismo. Per fortuna, però, questo fenomeno resta limitato, non riguarda la maggioranza della popolazione, è preoccupante, certo, ma per fortuna limitato. Posso affermare con certezza che questo fenomeno non cambierà la politica. L’estrema destra non ha mai cambiato la politica in Francia. Probabilmente arriveranno al 25 o 30 per cento ma non cambierà nulla. In Francia non abbiamo il proporzionale, per cui, se si vuole incidere sulla politica nazionale bisogna avere la maggioranza dei voti. Anche con il 30 percento non avranno più di due deputati in Parlamento. Probabilmente è ingiusto, ma tanto meglio! Non è però che il proporzionale sia meglio, ci sono Paesi in cui alcuni partiti religiosi hanno solo due deputati che diventano due ministri perché da loro dipende la stabilità del governo e in quel caso, la governabilità di un Paese si basa sul puro ricatto.
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