Il Grande Arthème Fayard conquista Parigi

Joseph-Arthème Fayard, detto, il Grande Arthème.

La prestigiosa sede della Libreria Fayard in rue du Saint-Gothard a Parigi.

La prestigiosa sede della Libreria Fayard in rue du Saint-Gothard a Parigi.

Il Grande Arthème protagonista della rivoluzione editoriale europea.

Il Grande Arthème Fayard, al secolo Joseph-Arthème Fayard, è stato il vero artefice delle fortune della casa editrice che ancora oggi porta il suo nome.

A soli 29 anni si ritrovò alla guida dell’impresa voluta dal padre e seppe farne un impero.

Un uomo può essere, nel proprio intimo, un conservatore, un riformista, persino un utopista, ma se non coglie l’essenza del proprio tempo è solo un illuso sognatore.

Il Grande Arthème è stato sicuramente un conservatore, nazionalista e monarchico, ma non certo un uomo del passato. Colse a pieno il senso del suo tempo. Comprese i meccanismi della società di massa che ormai era in marcia e non si sarebbe potuta arrestare.

Li seppe sfruttare a proprio vantaggio, quei mutamenti, divenendone il campione. Seppe essere editore nel cuore di quella che era allora la capitale dell’editoria europee e, forse, mondiale. Traghettò la sua piccola casa editrice attraverso la rivoluzione epocale del settore e divenne uno dei più famosi e potenti editori francesi della prima metà del XX secolo.

Dalla Libreria Fayard alle Edizioni popolari.

Le Edizioni Fayard nascono nel 1855 (lo abbiamo visto in un post precedente, recuperabile a fondo pagina), grazie alla volontà visionaria del padre di Arthème, Jean-François Fayard, che aveva intuito le possibilità, non indifferenti, offerte dalle innovazioni tecnologiche avvenute nel campo editoriale e dal crescente mercato “popolare”, potenzialmente interessato ad un’offerta culturale di buon livello ad un prezzo accessibile.

Quando, il 3 giugno 1895, Jean-François Fayard muore prematuramente a soli 59 anni, l’azienda, dopo alti e bassi, si è ormai consolidata, pur rimanendo una delle tante che operano nella Parigi di fine ‘800, e i due figli del fondatore sono già parte integrante dell’attività.

Joseph-Arthème e Georges-Octave, i due rampolli di casa Fayard, rappresentano il futuro e le speranze di continuità del sogno paterno.

Dei due, il primogenito Joseph-Arthème, è quello destinato a divenire il vero artefice della futura grandezza della casa editrice e verrà ricordato come Arthème le second e, soprattutto, come: Le Grand Arthème Fayard.

Il futuro Grand Arthème nasce il 7 maggio del 1866, il suo segno zodiacale è quello del Toro e lui sembra veramente incarnare in se tutte le caratteristiche distintive di questo segno.

Si dice che: “le persone appartenenti al segno del Toro, si riconoscono per la tenacia, la caparbietà, la lealtà, la pazienza e la propensione a riflettere prima di agire”. Sembra esattamente il ritratto del Grande Arthème!

Il giovane studia alla Louis le Grand e si diploma con buoni risultati. Proprio nel periodo scolastico, si lega con profonda amicizia ad un compagno di studi, di un solo anno più giovane di lui: Léon Daudet.

Léon Daudet diverrà scrittore, giornalista ed uomo politico. Membro dell’Académie Goncourt, fin dalla sua fondazione, e grande amico di Marcel Proust. Nel 1907, diviene uno dei collaboratori di Charles Maurras, ideologo e fondatore del famoso quotidiano nazionalista Action française.

Daudet è, anche, il figlio dello scrittore Alphonse Daudet (autore di svariate opere letterarie, fra le quali il notissimo: Tartarino di Tarascona), e questo fatto avrà, come vedremo, una certa rilevanza nella storia personale del Grande Arthéme Fayard e della sua casa editrice.

Il giovane Arthème è precoce, appassionato ed intelligente. Molto simile, in questo, a suo padre, il ventottenne Arthème dimostra un carattere deciso e una lucida visione degli obiettivi da realizzare.

Il 1894 è, probabilmente, il primo anno veramente importante della sua vita.

L’11 gennaio di quell’anno, Arthème, si sposa con Alice Louise Rion, una ragazza di appena diciannove anni.

La cerimonia religiosa ha luogo a mezzogiorno del 13 gennaio, nella chiesa di Saint Nicolas du Chardonnet, situata nel centro storico di Parigi, nel V arrondissement, in rue des Bernardins, a due passi da boulevard Saint-Germain.

Il 23 gennaio del 1894, Joseph-Arthème Fayard, diviene ufficialmente il socio del padre nell’azienda di famiglia, che prende così il nome di: Fayard et fils.

Il fratello Georges-Octave, di un anno più giovane, si assocerà anch’egli, l’anno successivo, pochi giorni prima della morte improvvisa del genitore.

Anche il matrimonio di Arthème e Alice non è destinato a durare a lungo. La loro unica figlia, Suzanne, vede la luce il 22 ottobre del 1894, ma, soltanto quattro anni dopo, il 28 settembre del 1898, a nemmeno ventiquattro anni di età, Alice muore lasciando solo il marito e la piccola.

A dispetto delle dolorose avversità famigliari, l’attività della casa editrice continua. I fratelli fanno propria la politica di pubblicazioni popolari avviata dal padre e pubblicano, in opuscoli a 10 o anche 5 centesimi, le opere di Alphonse Daudet, Hector Malot (l’autore di Senza famiglia), Jules Claretie (dell’Académie française) e altri ancora.

Tutti autori molto noti, ma, soprattutto, ancora viventi in quel momento.

Il primo, degli autori pubblicati a dispense, è proprio Alphonse Daudet, il padre di quel Léon Daudet amico di Arthème dai tempi del Liceo.

Si racconta che un giorno, Arthème le second, si reca dal padre dell’amico, spiegandogli che la sua opera merita di essere letta da tutti i francesi. Si offre di pubblicarla in opuscoli a cinque centesimi l’uno. Promette vendite importanti.

Daudet esita: dubita, in un primo tempo, che l’iniziativa possa avere successo. Arthème junior riesce comunque a vincere la diffidenza dello scrittore ed infine, sedotto dal giovane editore e dalla ghiotta occasione, l’illustre autore di Numa Roumestan accetta.

Poche settimane dopo, gli scaffali delle librerie e i cestini dei venditori ambulanti, traboccano di opuscoli freschi di stampa: sono le Opere complete di Alphonse Daudet.

Pubblicare autori viventi, ad un prezzo accessibile, in una edizione comunque gradevole. Un’idea che, ripresa nel secolo successivo da svariati editori, darà vita ad infinite raccolte in formato tascabile.

Il Grande Arthème coglie il fermento che anima il mondo dell’editoria francese.

C’è da tempo aria di rinnovamento nel settore editoriale francese e Fayard non è né l’unico, né il primo, a misurarsi con le nuove sfide del mercato. Ma, fra tutti, il Grande Arthème è quello che meglio comprende l’occasione imprenditoriale offerta dalla nascente editoria di massa. Come prima suo padre, egli ne ha perfettamente intuito le crescenti possibilità, e possiede l’ambizione ed il talento necessari a svilupparne il progetto, su di una scala molto più ampia di quella, forse, immaginata dal genitore stesso.

Per farlo servono però capitali significativi da impegnare nell’avventura, non bastano le buone intenzioni.

L’argent est le nerf de la guerre: non è proprio un motto dei francesi?

Il Grande Arthème, in largo anticipo sui tempi, ne è pienamente consapevole. Lavora quindi alacremente con il fratello e con Lucien Tisserant, un uomo che, entrato a far parte della “Ditta” a soli 15 anni, dedicherà alle Edizioni Fayard la sua intera esistenza professionale, divenendo uno dei principali collaboratori di Arthème.

Sono anni di intenso lavoro e crescita discreta e costante. Obbiettivo: far prosperare l’attività e dotarla di solide basi economiche per i significativi sviluppi futuri.

Intanto, dopo la morte del fondatore, il nome della società si trasforma da Fayard et fils in Fayard Frères e poi, dal primo aprile del 1896 il nome muta nuovamente in Curel & Fayard Frères.

Il Grande Arthème ha provveduto ad acquistare la Librairie E. Dentu Éditeur, proprietà, fino a quel momento della Società Curel, Gougis & Cie. Uno dei più antichi librai-editori ancora acquartierati nella storica sede di place de Valois al Palais-Royal.

Naturalmente i magazzini e gli uffici della Librairie Dentu, vengono trasferiti presso la sede Fayard che è, all’ora, ancora al 78 boulevard Saint-Michel.

Inizia così a prendere forma quell’idea che darà vita assai più tardi, nel 1904, alla rivoluzionaria: Modern’ Bibliothèque.

Per il momento sono solo tentativi, ma hanno comunque un certo successo.

Fianco a fianco agli scrittori di livello, continuano le pubblicazioni di testi di interesse più generale. Ne è un esempio il manuale di cucina, pubblicato nel 1898: Le Parfait Cordon-Bleu des villes et des campagnes realizzato da una certa Mélanie Carême.

Non mancano i temi di interesse politico legati all’attualità del momento, così, sempre nel 1898, ecco pubblicata l’opera Les Dessous de l’affaire Dreyfus a firma Marie Charles Ferdinand Walsin-Esterházy, uno dei protagonisti del discusso “caso Dreyfus” che tanto profondamente divide l’opinione pubblica francese in quegli anni.

Un nuovo secolo, una nuova moglie e un nuovo assetto societario.

La fine del XIX secolo porta con se innumerevoli cambiamenti in tanti settori della vita umana. Per quanto riguarda specificatamente la compagine societaria delle Edizioni Fayard ve ne sono due di enorme rilevanza.

Il 19 marzo del 1900, Joseph-Arthème Fayard, che di anni ora ne ha 34, si risposa con la ventenne Louise Pattin, figlia di un notaio di RevignysurOrnain nella regione della Mosa. Le nozze si svolgono nella chiesa di Saint Sulpice in Boulevard Saint-Germain, la seconda chiesa più grande di parigi dopo la basilica di Notre-Dame.

Nel novembre del 1901 i fratelli Fayard rompono il loro sodalizio. Joseph-Arthème liquida il fratello Georges-Octave e rimane il solo proprietario della casa editrice.

Da parte sua, Georges-Octave Fayard fonda, il 1° marzo 1903, la Librairie universelle illustrée « Georges Fayard et Cie », con sede al 7 rue des Canettes (VI). L’impresa ha però vita breve e dichiara fallimento l’anno successivo.

Il secondo matrimonio del Grande Arthème è, al contrario, un successo sotto molti punti di vista. Lui e la moglie resteranno uniti fino alla morte dell’editore, dalla loro unione nasceranno due figli (Jean Marie nel 1902 e Yvonne Marie nel 1911), Louise si rivela, oltre che un’ottima moglie, la migliore collaboratrice ed il più azzeccato investimento mai realizzato dal marito.

La nuova Mme Fayard è colta, intelligente ed ama circondarsi di artisti ed intellettuali. Sarà lei ad estendere ed affinare l’ambizione del marito ed a condurre Arthème a divenire, non solo l’editore, ma l’amico, di molti dei più grandi scrittori del suo tempo.

Con il nuovo secolo che si apre, il Grande Arthème ha capito che i tempi sono maturi per un significativo passo in avanti della sua attività e, da questo momento in poi, nulla sembra poterlo fermare.

Il Grande Arthème inventa la Biblioteca popolare moderna.

Siamo nel 1904 ed è il momento di dar vita alla Modern’ Bibliothèque.

La rivoluzione editoriale del Grande Arthème Fayard.

La rivoluzione editoriale del Grande Arthème Fayard.

 

Infondo l’idea è semplice, almeno a parole. Le opere delle glorie letterarie dell’epoca, come Maurice BarrèsMarcel PrévostPaul BourgetHenry Bordeaux, vengono ancora offerte al pubblico in volumi a più di tre franchi e questo le rende praticamente inaccessibili ad una grande quantità di potenziali lettori.

Il progetto di Fayard è quindi quello di pubblicare i grandi contemporanei in volumi a pochi centesimi, ma non condensati o in edizioni scadenti: libri veri, eleganti e, soprattutto, illustrati.

Illustrati da famosi artisti anch’essi viventi!

Anche gli scrittori più famosi sono, ancora in quell’epoca, abituati a vendere solo poche migliaia di copie. Fayard offre loro di stamparne centomila per ciascuno!

All’inizio sono scettici o spaventati, ma presto quasi tutti acconsentono, lusingati dall’iniziativa.

Il successo è travolgente. L’obiettivo iniziale di centomila copie è superato per ogni titolo e le vendite continuano a salire.

Pubblicare autori importanti si rivela un successo, ma questa escursione nella “grande letteratura”, non fa certo dimenticare al Grande Arthème quello che la prosperità della casa deve al feuilleton popolare. Un anno dopo, nel 1905, lancia una raccolta intitolata semplicemente “Le Livre populaire”.

Sarà inaugurata da un romanzo di Charles Mérouvel dal titolo Chaste et Flétrie, la collana ha un enorme successo e, grazie al prezzo estremamente basso, la prima tiratura di 100.000 copie, va esaurita in un solo giorno.

Fra le opere pubblicate spicca in particolare La Porteuse de Pain (La portatrice di pane) di Xavier de Montépin, che era, nei primissimi anni del’900, l’equivalente di quel che sarà, trent’anni dopo il Via col vento di Margaret Mitchell.

La Porteuse de pain arriva a vendere oltre un milione di copie, mentre, nella stessa raccolta,  la serie di Fantômas, di Pierre Souvestre e Marcel Allain, supera i cinque milioni.

Siamo solo all’inizio di una serie di iniziative, tutte estremamente fortunate. Il Grande Arthème sembra aver trovato la formula capace di portarlo al successo in ogni impresa.

Dagli adulti ai bambini, dalle casalinghe agli studenti.

Qui, forse, la storia si confonde con la leggenda, ma è quasi inevitabile quando qualcuno riesce a realizzare, con apparente facilità, cose che prima non esistevano.

Così non vi è troppo da stupirsi se è opinione comune che pubblicazioni come La Jeunesse illustréeLes Belles Images, nascano nella mente del Grande Arthème dopo un suo viaggio ad Epinal, dove ha avuto modo di osservare la curiosità locale: le famose immagini che tutti conosciamo.

Ai suoi già numerosi clienti egli aggiunge così anche i bambini!

In un’altra occasione, Arthème il Grande, vede uno scolaro che fatica a copiare estratti di autori classici, da libri della biblioteca di famiglia che i suoi genitori si rifiutano di fargli portare a scuola. Subito egli lancia la raccolta di piccoli classici scolastici “Les Meilleurs livres”, a dieci centesimi, i cui titoli spaziano da Omero ad Hugo.

Non c’è uno studente francese della prima metà del XX secolo che non abbia imparato un testo o cercato una traduzione greca o latina in uno di quei volumetti.

Il Grande Arthème imprenditore di successo.

In realtà tutto è frutto delle sue eccezionali doti di imprenditore.

Per conquistare nuovi mercati, Joseph-Arthème, estremamente attento alle tematiche commerciali e da buon manager qual è, decide di lanciare delle pubblicazioni periodiche, prima sotto forma di raccolte di romanzi brevi illustrati, poi di riviste illustrate con disegni a fumetti ( per i francesi bande dessinée), due generi allora molto in voga.

Nel 1897 lancia La Jeunesse amusante, il suo primo periodico per bambini, contenente caricature e racconti illustrati. Poi, nel 1899 e nel 1900, è la volta di Le Bon Vivant e La Vie pour rire, destinati alle famiglie.

Dal 1902, Le Bon Vivant accoglie sempre più storie per immagini, che si rivelarono ancora più attraenti delle tradizionali caricature e romanzi illustrati.

È in questo periodo che Fayard acquista la storica rivista per bambini fondata da Antonin Reschal: Le Petit Illustré amusant.

Anche la mala sorte sembra ormai impotente contro il Grande Arthème Fayard!

È la sera del 14 novembre 1905 e l’editore ha un ospite a cena. A tavola siedono Arthème e la moglie, un accademico, il cui nome non è rimasto negli annali della famiglia e, probabilmente la di lui consorte.

L’atmosfera immaginiamo sia quella conviviale di sempre, in quelle occasioni, ma la cena è destinata ad essere interrotta molto presto e nel peggiore dei modi.

Poco dopo le ore 20, il fedele cameriere Eugenio, nel presentare in tavola una gustosa pietanza, informa il padrone di casa, con la massima discrezione, che il magazzino di rue du Saint-Gottard è in fiamme.

L’incendio è circoscritto in tre ore di duro lavoro dai Vigili del fuoco, prontamente accorsi dopo che alcuni abitanti della zona hanno lanciato l’allarme. Per estinguere completamente le fiamme, nei locali dove sono accumulati centinaia di volumi, occorreranno però ben tre giorni. Tutto il materiale è perduto!

Ma l’azienda è ormai abbastanza forte da sopportare una simile sciagura senza batter ciglio. Arthème approfitta anzi del disastro per ricostruire un edificio moderno dove installare i suoi uffici.

Sul frontone della nuova sede, realizzata nel 1907, appare anche un nuovo nome aziendale: Arthème Fayard et Cie.

La dicitura “Et Cie”, designa due persone: Fernand Brouty, futuro genero dell’editore, già incaricato della direzione amministrativa della società ed il già citato Lucien Tisserand, entrato al servizio ancora ai tempi di Fayard Senior, all’età di quattordici anni, e che ha continuato a mettere il suo genio meticoloso, discreto ed efficiente anche al servizio del figlio nella gestione quotidiana della sua attività.

Per le Edizioni Fayard un nuovo assetto e nuove sfide.

La società Fayard è ormai una realtà consolidata e si avvia a divenire la principale casa editrice francese nel settore della letteratura popolare.

La ricetta del successo del Grande Arthème è quella ereditata dal padre: pubblicare di tutto a prezzi accessibili a tutti.

Libri di ogni genere, dai classici ai manuali da cucina, ai romanzi popolari d’amore e d’avventura.

Un giorno Arthème il Grande suggerì a uno dei suoi autori, Jacques Bainville:

“Dovresti scrivere per me una Storia della Francia in un volume.”

“Ma non la conosco. In ogni caso, non abbastanza per scriverla.”

“Bene, imparala!”

Il direttore di politica estera de L’Action française finì per scrivere il volume che fu il primo della serie dei “Grandi studi storici“, raccolta diretta da Pierre Gaxotte.

Un impiegato della casa Fayard calcolò, nel 1947, che accumulando una sull’altra i due milioni e mezzo di copie, di quella raccolta, vendute fino a quell’anno, si sarebbe arrivati a venti volte l’altitudine del Monte Bianco.

Ma Joseph-Arthème Fayard fu anche, e non va dimenticato, un importante esportatore di libri e, per questo suo contributo alla cultura ed all’economia francese, ottenne la nomina alla Legion d’Onore nel 1910. Direttore della Société d’exportation françaises e della Maison du livre français, realizzò, prima del 1914, più di due milioni di franchi in termini di vendite all’estero.

Ma un’editore moderno non può limitarsi a pubblicare libri e Arthème Fayard lo sa benissimo: lo sente!

Per sostenere e diffondere più capillarmente possibile la propria attività, il Grande Arthème fonda, o acquista, una miriade di pubblicazione quotidiane e settimanali, destinate a fare la storia dell’editoria francese.

Al peso delle Edizioni Fayard e del Grande Arthème in particolare, nel mondo della stampa francese, sarà dedicato il prossimo post.

Il post precedente dedicato alle edizioni Fayard.

Le immagini di questo post provengono da:

  • http://histoire-bibliophilie.blogspot.com/2019/12/la-naissance-dune-grande-maison.html
  • https://gallica.bnf.fr/

 


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Il Grande Arthème Fayard conquista Parigiultima modifica: 2023-01-08T03:03:09+01:00da albatros-331
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