Il senso di una vita immaginata.
Domenico Astuti ci conduce a Parigi.
Lo scrittore e regista napoletano, Domenico Astuti, ci conduce in una Parigi che è luogo e, insieme, pretesto per un’indagine intima e personalissima.
Il senso di una vita immaginata è il racconto in prima persona di Stefano Barbieri, venuto a Parigi per scrivere un romanzo sul padre, per riconciliarsi con lui una volta per tutte.
Il protagonista, ormai cinquantenne, ha costruito la propria identità seguendo le orme vaghe del genitore; viaggiando, arricchendola delle diversità con cui è entrato in contatto, senza tuttavia esserne coinvolto o assorbito.
Il racconto va per flussi mentali, con un uso dell’improvvisazione del tutto libera, i confini fra dentro e fuori sono a volte impalpabili; fra i vari temi trattati, oltre al romanzo da scrivere, c’è l’idea del vivere, del viaggio, dell’amore, della libertà, dell’intuire di cosa il tempo sia composto e dal bisogno di fuggire dalle sue costrizioni.
Domenico Astuti si racconta.
Il senso di una vita immaginata. Da dove nasce questo romanzo?
Un romanzo nasce da tante premesse comunicative, che sono private, pubbliche e appartengono al sogno e alla fantasia. Ma anche in parte a debiti narrativi minimi e massimi. Il senso di una vita immaginata nasce da questo magma, a volte con pensieri contraddittori e apparentemente poco conciliabili. E’ un viaggio a vari strati emotivi ed esistenziali fatto con lo stile dell’improvvisazione e in parte anti narrativo… Intervista con Domenico Astuti dal Blog Convenzionali.
Chi è Domenico Astuti?
Domenico Astuti nasce a Napoli, dove si laurea in Filosofia. Ha vissuto a Parigi, Londra, Città del Messico, oggi risiede a Roma. Ha scritto e diretto film, collabora come free lance per vari blog, dirige il sito Trafficodiparole.com. Per Nulla die ha pubblicato i romanzi Grand’Hotel des Bains e Incerta la luce delira.
Ha seguito corsi di regia e di montaggio al Centro nazionale di cinema UNAM di Città del Messico, di sceneggiatura e regia a Roma con J. M. Straub e D. Huillet, Istvan Szabo e Nanny Loy, Suso Cecchi D’Amico, Tonino Guerra, Ugo Pirro.
Ho studiato all’Università di giornalismo di Roma-Camerino. Borsista nel laboratorio teatrale diretto da Eduardo De Filippo e per due anni frequenta la Scuola di Cinema di Bassano diretta da Olmi e Brenta.
Ha realizzato sceneggiature per il cinema e per la televisione. Ha collaborato a documentari in America Centrale e diretto dei film in Italia.
Scrive per vari quotidiani, mensili e vari blog.
Ha all’attivo la pubblicazione di una raccolta di poesie, dei racconti, quattro romanzi e un saggio di cinema.
Per saperne di più: trafficodiparole.com.
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