I migliori Cocktail Bar di Parigi.
Cocktail Bar a Parigi.
Cocktail Bar è un termine che fa pensare all’America. A città come New York, Cicago, Los Angels o Miami: non a Parigi. Non subito per lo meno.
Si fatica ad immaginare a Parigi locali dalle luci soffuse, lunghi banconi di mogano, file di sgabelli alti e solitari come i bevitori che vi si accomodano. Più facile pensare ad un quadro di Edwad Hopper.
Più immediato è l’accostamento tra la capitale francese e le sue classiche brasserie, i suoi bistrot dal bancone di zinco, i tavolini rotondi in finto marmo. Un pubblico più vivace, piatti veloci e gustosi che si susseguono, vino di qualità, birra, distillati da leggenda. Tutto tranne la solitudine evocata dall’idea del cocktail bar all’americana.
Parigi, una certa Parigi, è però anche Hemingway, Fitzgerald, l’Humphrey Bogart di Casablanca. Allora i conti tornano e Parigi compare sullo sfondo. Unica, affascinante, con tutta la sua tradizione francese e, insieme, quel tanto di internazionale che lì, da qualsiasi parte del mondo provenga, si trasforma in peculiare. Per dirlo con una parola: parigino.
Cocktail Bar e cultura del bere.
Bere alcolici può essere un dramma oppure un’esperienza sensoriale esaltante. È una questione culturale.
Parigi è cultura e il bere di qualità è un aspetto importante della nostra cultura. Perché “bere bene” significa saper scegliere e sapersi informare: due caratteristiche indispensabili ad una persona evoluta e padrona del suo tempo. Esiste quindi una cultura del bere, che deve essere coltivata, curata ed approfondita attraverso l’informazione e l’esperienza.
Naturalmente ci stiamo riferendo ai liquori: il bere più affascinante e pericoloso. Il mondo dei liquori è un mondo dove è possibile vivere esperienze assolutamente straordinarie, ma anche scadere facilmente in situazioni degradanti e devastanti. Non si tratta di fare del “moralismo” bacchettone. Bere alcolici è una cosa: devastarsi è tutt’altra.
In questo senso l’America (intesa come Stati Uniti) insegna con grande precisione tutto quanto serve sapere sul lato oscuro del bere super alcolici.
Purtroppo l’evoluzione della specie umana non sempre prosegue per successive fasi di crescita qualitativa.
Oggi il conformismo della Movida da sballo e dell’Happy Hour da rimbambimento, rischiano di mortificare il valore dell’esperienza gustativa, olfattiva e di convivenza sociale, rappresentata da quell’incontro cosciente e maturo tra individuo e mondo dei liquori.
Mi rendo conto che il discorso sia complesso e che, liquidato in questo modo il problema, il mio approccio sembra estremamente superficiale. Non è questo il luogo per maggiori approfondimenti.
Cocktail bar: storia, cultura e professionalità.
Il Cocktail bar, o Bar à Cocktails come dicono i francesi, rappresenta proprio il tempio di quella cultura del bere che pretende da chi beve, come da chi prepara la bevanda, una continua ricerca, crescita e maturità. Bere in un ambiente pubblico significa anche saper scegliere il locale giusto al momento giusto. Forse persino la compagnia giusta. Cocktail bar significa proprio questo. Che sia un aperitivo o un after dinner l’importante è che non sia un momento qualsiasi ne un luogo qualsiasi.
Parigi, e non potrebbe essere diversamente, offre un’ampia scelta di luoghi adatti alle situazioni ed agli stati d’animo più diversi. Locali classici o alla moda, dove professionisti attenti e preparati lavorano per contribuire a rendere indimenticabile ogni nostro momento conviviale. Gusti, sapori e profumi, di Cocktail variopinti e spesso misteriosi, molti dei quali hanno una lunga storia alle spalle. Nascono dalle mani esperte di Bartender, spesso, giovanissimi ma animati da un’autentica passione per il loro lavoro.
Noi clienti dovremmo saper restituire altrettanta passione nel saper apprezzare quei prodotti e quel lavoro, senza mai smettere di essere presenti a noi stessi. Senza mai abbassarci a bere senza neppure più sapere cosa. Parigi è anche i suoi Cocktail Bar e qui voglio presentarne alcuni: certamente i più noti. Tanti tra i cocktails più celebri sono nati proprio su quei blasonati banconi.
Dove sono i migliori cocktail bar a Parigi?
Proviamo ad esplorare Parigi alla ricerca dei migliori e più famosi cocktail bar. Luoghi storici al limite della leggenda, dove intellettuali, avventurieri, poeti, scrittori, attori hanno lasciato segni del loro passaggio.
Tre cocktail bar all’Hotel Fouquet’s Paris.
Non credo di sbagliare affermando che, volendo stabilire quale sia il più famoso cocktail bar di Parigi, ci si accorge in realtà che il palmarès spetta indubbiamente a tre locali situati tutti nello stesso luogo: i tre bar del prestigioso Hotel Fouquet’s Paris. Tre locali molto diversi nella storia e nello spirito, ma tutti caratterizzati da eleganza e qualità elevati alla massima potenza.
Sicuramente si tratta di ambienti eleganti e formali. Non c’è da stupirsi per questo: semmai sarebbe incredibile il contrario. Stiamo parlando dell’Hotel Fouquet’s Barrière. Naturalmente prima di tutti viene il bar della Casa il famoso e più antico Bar de l‘Escadrille (dedicato al pioniere dell’aviazione Santos Dumont) in cui, negli anni del primo conflitto mondiale si ritrovavano i piloti da caccia. Poi i più recenti Marta Le Bar e il Le Lucien (dedicati rispettivamente a Marthe Barrière e a suo marito Lucien che dal 1988 controllano l’hotel attraverso il loro gruppo Lucien Barrière Hotels & Casino).
In questi locali hanno lavorato e lavorano bartender d’eccezione come Olivier Meurice o, come oggi al Le Lucien, Stéphane Ginouvès, premiato come Meilleur Ouvrier de France.
In questi luoghi è possibile assistere al meglio dell’arte del barman, sia per la professionalità dei baristi che per l’utilizzo di tecniche ed ingredienti sofisticati e stravaganti. Frutti della passione, cetrioli affogati nella vodka, finti cubetti di ghiaccio che si mettono sul fondo del bicchiere e a cui si può far cambiare colore a seconda del cocktail da preparare.
Ecco quindi che non ci stupiremo di trovare nella “carte” un cocktail come questo
Grey Goose al caviale:
– caviale Petrossian
– vodka Grey Goose
– limone
– whisky Bowmore
“Caviale in polvere sul bordo del bicchiere e quel particolare retrogusto marino che esalta l’originale mix tra il whisky e la vodka…”
Il famoso Hotel si trova all’angolo tra gli Champs-Elysées e l’Avenue George V. Si tratta di un un 5 stelle che dispone di 81 camere, di cui 33 suite. Decorato in stile Napoleone III dall’architetto francese Jacques Garcia.
La storia del Fouquet’s inizia ufficialmente l’otto novembre 1899, quando un tal Louis Fouquet apre la sua brasserie proprio all’angolo di due delle più prestigiose vie di Parigi. Il ristorante diventa presto uno dei principali appuntamenti dell’intensa vita culturale parigina, quindi internazionale.
La storia passa veloce fra quei tavoli: prima i piloti da caccia della Prima Guerra Mondiale, poi gli scrittori come Joseph Kessel o Paul Valéry, poi, fra le due guerre, gli attori come Jean Gabin, che proprio qui incontra Marlène Dietrich, o la splendida Michèle Morgan. Nel secondo dopoguerra è ancora il Cinema a fornire la clientela più prestigiosa: attori, ma anche registi e scrittori di cinema. Ancora oggi, ogni anno, nelle sale del Fouquet’s si svolge la serata riservata durante la quale, una giuria composta da giornalisti specializzati e critici cinematografici, stabilisce il nome del vincitore del prestigioso Prix Louis Delluc.
Harry’s New York Bar: un americano a Parigi.
Questo locale non è soltanto un Cocktail bar, ma un’autentica leggenda! Leggendario è sicuramente il suo fondatore: James Forman detto “Tod Sloan”, un fantino statunitense fra i più grandi di tutti i tempi. Lasciate le piste degli ippodromi, dopo aver vinto di tutto e di più, e dopo alcune esperienze nel cinema e nella Rivista, Tod Sloan si trovò per caso a Parigi nel 1911 e decise di rilevare un piccolo bistrot in rue Daunou numero 5.
Il suo socio nell’impresa era un newyorkese di nome Clancy, che possedeva un bar a Manhattan. Tutto l’arredamento del locale americano venne smantellato, trasportato a Parigi e reinstallato. Nacque così nella capitale francese il New York Bar. Dietro il bancone un bartender d’eccezione: lo scozzese Hanry MacElhone, destinato a diventare un’autentica leggenda nel mondo dei barman. Il locale ebbe presto un buon successo, che poté solo aumentare con l’arrivo dei soldati americani durante la Prima Guerra Mondiale.
Dopo la guerra arrivarono a Parigi gli artisti americani come Ernest Hemingway, Francis Scott Fitzgerald, Siclair Lewis, ma anche sportivi come Bill Tilden e Jack Dempsey. Il successo del New York Bar era destinato solo a crescere. Ma il piccolo Tod Sloan era probabilmente più bravo con i cavalli che negli affari e trovandosi in difficoltà economiche decise di vendere il bar e rientrare negli Stati Uniti.
Così nel 1923 al fantino americano subentra il bartender scozzese Harry MacElhone dalla professionalità sicura e dalla vita molto meno dispendiosa. Il nome del locale si trasforma così in quello attuale Harry’s New York Bar. Come ho già ricordato Harry MacElhone non è solo un grande barman: è probabilmente il Barman per eccellenza.
Alcuni dei cocktail più famosi al mondo sono nati dalla sua fantasia e dal suo mixer: Bloody Mary, Sidecar, Monkey Gland, White Lady e la prima versione (nel 1915) del French 75 (ispirato alla potenza di fuoco del cannone omonimo). MacElhone ha raccolto in un libro tanta della sua esperienza. Un libro che non può mancare nella libreria di un vero bartender: Harry’s ABC of Mixing Cocktails.
Dal 2011 sono i discendenti di questo formidabile bartender scozzese a continuare la storia e la leggenda del Harry’s New York Bar. Puoi trovare veri professionisti del cocktail, molta scelta di birra e almeno 300 qualità di whisky. Alcuni cocktail come l’Harry’s Pick Me Up (grand marnier, cognac, champagne e succo d’arancia) o il Blue Lagoon (vodka, curaçao blu e succo di pompelmo) valgono, da soli, il prezzo e la visita. Molte serate sono accompagnate da concerti di musica jazz, in particolare quelle del giovedì e del venerdì.
Al piano-bar, nello “scantinato”, sembra che Gershwin abbia composto la sua celebre aria “Un americano a Parigi”. E io sono convinto che il famoso bar di Parigi dove i protagonisti del film cult “Casablanca” si incontrano e si innamorano (Humphrey Bogart e Ingrid Bergman) sia fortemente ispirato proprio all’Harry’s Bar.
ll locale è aperto dalla domenica al giovedì tra le 12.00 e le 2.00. Il venerdì e il sabato tra le 12.00 e le 3.00. http://harrysbar.fr 5, Rue Daunou – 75002 Paris.
Impara l’arte dei grandi barman!
Cocktail Bar a Parigi: Le Forum.
Altra istituzione parigina fra i Cocktail Bar: il Le Forum. Questo locale che vanta un’anzianità di servizio simile all‘Harry’s Bar, ha però una storia molto particolare che lo differenzia dai locali menzionati fino ad ora.
Una storia che parla di coraggio!
È abbastanza raro, infatti, che un locale famoso chiuda la sua sede storica e riapra poi in una zona completamente diversa della città. È quanto, invece, è accaduto proprio al Le Forum.
Aperto nel 1931 da Antoine Biolatto, di chiare origini italiane e più precisamente piemontesi, il locale prende il posto di quello che era stato dal 1918 il Café de la Poste in boulevard Malesherbes in prossimità di place de la Madeleine.
Con l’aiuto anche dei fratelli Tino e Angelo, che Antoine fa venire dall’Italia, l’attività del Le Forum inizia a svilupparsi sempre più, reggendo anche la pausa della guerra nei primi anni ’40. Si racconta che, durante l’occupazione tedesca di Parigi, Antoine Biolatto abbia murato nella sua cantina le migliori bottiglie di cui disponeva per evitare di doverle servire agli invasori.
La fine della guerra è per Le Forum l’inizio del suo vero periodo d’oro. Prima gli anni ’50 e ’60, durante i quali, pur mantenendo l’apertura esclusivamente diurna, il locale inizia a caratterizzarsi come Cocktail Bar con una clientela raffinata e brillante che ama aperitivi di qualità, ma senza eccessi. Poi, con gli anni ’70, il locale opta per l’apertura serale e notturna. La clientela inizia a caratterizzarsi per l’eccentricità ed agli uomini d’affari si affiancano sempre più attori e registi. In particolare i nuovi protagonisti della Nouvelle Vague.
Belmondo, Catherine Deneuve, Sacha Distel, scrittori come André Malraux e poi i cantanti come Jhonny Hallyday e Sylvie Vartan, ma anche Paul Mac Cartney o Jimmy Page. Sono mitiche battaglie a colpi di spruzzi dai sifoni di Selz, intorno ai due juke boxes che ancora campeggiano nel locale.
Questa festa dura fino alla fine degli anni ’80. Poi la storia del Le Forum continua, ma con maggiore tranquillità e minore glamour. Sempre però caratterizzata dall’assoluta qualità dell’offerta che il locale esibisce ai suoi frequentatori.
La proprietà, oggi, rimane saldamente nelle mani della famiglia Biolatto, ma dal 1985 la direzione del locale viene curata da Xavier Laigle, mentre il primo barman è il giovane Joseph Biolatto.
Duemila e non più duemila?
Con gli anni duemila ecco un grave problema presentarsi innanzi al futuro dello storico locale che si è guadagnato il titolo di Meilleur Bar à Cocktails de France. Nel 2008 la Banca Nazionale del Qatar, proprietaria dell’immobile in boulevard Malesherbes rifiuta di rinnovare i contratti d’affitto dei suoi inquilini. L’obbiettivo degli affaristi arabi è un nuovo Hotel a 5 stelle da realizzare nell’antico palazzo. Negozi come la prestigiosa Cave au Verger de la Madeleine o la gioielleria Baccarat chiudono molto rapidamente. I Biolatto tentano la via giudiziaria per guadagnare tempo. Per un locale come il loro la location non è una cosa da poco.
Nel 2015 l’inevitabile capitolazione. Poi, nel 2016 la scommessa con il destino: riaprire altrove Le Forum esattamente come era prima. Ecco quindi la nuova location, lontana ma ugualmente prestigiosa: rue de Louvre 29. In faccia all’antica sede della Bource du commerce e a due passi dalle pedonalizzate rue Montmartre e rue Montorgueil. Nel pieno cuore della capitale e della movida parigina.
Lo stesso arredamento, le stesse boiseries, gli stessi mitici juke boxes! Xavier Laigle e Joseph Biolatto ancora al loro posto.
Con loro Lise, Paolo, Adrien e Kevin, giovani barman dai 19 ai 23 anni. Un progetto ambizioso che li unisce: spirito di servizio e qualità della casa al servizio dei nuovi tempi e dei nuovi clienti. Cultura del bere di qualità sotto tutti i punti di vista.
Una selezione accurata di cocktails classici come il Forum Cocktail, versione del tradizionale Dry Martini creata da Antoine Biolatto nel 1929 o l’altrettanto classico La rosa di Varsavia creato dal fratello Angelo nel 1966. E poi i Mojto e i Negroni e i vari Sour, ma tutto senza eccessi, tutto nel solco della tradizione più rigorosa. Un luogo ideale per un aperitivo elegante.
Accanto ai cocktails una scelta di grande qualità di Whisky, ben 86 etichette, alcuni molto rari come Arberg Supernova o i Valhalla Collection by Highland Park. Ovviamente costosi, ma solo per l’eccezionale qualità del prodotto.
Bere un bicchiere al Le Forum è come assaporare la ricetta atemporale del saper vivere parigino.
Le Bar Hemingway Hôtel Ritz.
Naturalmente non possiamo lasciare Parigi senza prima una visita al locale più conosciuto anche dal grande pubblico: il mitico Bar Hemingway dell’Hôtel Ritz al numero 15 della Place Vendôme!
Chi non ha sentito parlare almeno una volta di questo sacro luogo, dove l’arte del bere e quella del savoir-vivre si incontrano e si confondono tanto amabilmente?
Il Bar Hemingway è uno dei bar più celebri del mondo ed è sicuramente, con i suoi 25 posti a sedere, il più piccolo tra i più celebri bar del mondo.
L’atmosfera è quella d’un Club riservato: poltrone imbottite foderate in pelle, libreria, foto e una vecchia macchina da scrivere. Niente musica per incoraggiare la discussione; l’alchimia del luogo è indescrivibile: devi essere venuto qui almeno una volta nella vita per capirlo a fondo.
In realtà si tratta, almeno in parte di un’amabile e, se vogliamo, innocua mistificazione.
Si perché il Bar Hemingway, così come lo si vede oggi, esiste solo dal 1994!
Il mitico Hôtel Ritz nasce senza un bar. Può sembrare incredibile , ma è così. Solo nel 1921 César Ritz, il proprietario dell’hotel, si lascia convincere dall’insistenza di alcuni suoi clienti americani (tra i quali sembra vi fossero Cole Porters, e gli immancabili F. Scott Fitzgerald, Ernest Hemingway), dell’opportunità di dotare il prestigioso albergo di un punto di ritrovo.
Nasce così quello che oggi si chiama Ritz Bar, ma che allora fu deciso di chiamare, molto più alla francese, Le Café Parisien.
Il nuovo locale era strettamente riservato agli uomini e la cosa non sembrò garbare troppo a Monique, giovane moglie di Charles Ritz, figlio di César, che spesso e volentieri ebbe l’impertinenza di recarvisi. Il povero proprietario dell’hotel di Place Vendome, per salvare la pace famigliare, nel 1926, si trovò costretto ad aprire un nuovo bar, questa volta riservato alle dame.
Il locale si chiamerà Petit Bar, sarà piccolo e molto intimo, ed è in questo luogo che nel 1994 verrà realizzato l’attuale Bar Hemingway.
Tutti i ricordi esposti nella piccola sala, tutte le leggende sulle formidabili bevute dell’autore di Festa mobile e Per chi suona la campana, tutto appartiene allo storico Ritz Bar. Ma questo evidentemente è un peccato veniale.
Nella piccola sala del Bar Hemingway, Ernest Hemingway non mise probabilmente mai piede. Tutto ciò che si racconta, se mai accadde, accadde altrove, ma poco male: quell’altrove è lì, a due passi nelle sale del Ritz Bar che ancora esiste ed è proprio lì accanto.
Oggi il Ritz Hôtel propone ben tre bar tutti assolutamente esclusivi: i già citati Bar Ritz e Bar Hemingway ed il meno noto, ai non iniziati, Bar Vendôme.
Se i primi due sono, a tutti gli effetti, autentici quanto esclusivi cocktail bar, il terzo rappresenta qualcosa di molto diverso, anche se ugualmente esclusivo e raffinato: il Bar Vendôme è il classico ambiente british dedicato al rito, altrettanto british, dell’Afternoon Tea.
La musica di un pianoforte accompagna i clienti, ogni sera dalle 18 alle 22, in un’autentica full immrsion nella raffinatezza più squisita. The, pasticcini gustosissimi: ogni bendidìo. Una galleria vetrata stile Belle Époque che si apre o si chiude in base alle condizioni atmosferiche…insomma credo di aver reso l’idea.
Un Bartender per tutte le stagioni.
Quando nel 1994 nasce Le Bar Hemingway è ovvio che a dirigerlo non poteva essere destinato un barman qualsiasi. La scelta non poteva cadere che sul più prestigioso professionista disponibile in quel momento. Un trentatreenne inglese diplomatosi a Parigi nel 1981 alla Ferrandi Hotel School e poi passato attraverso tutta una serie di prestigiose esperienze di lavoro: Colin Peter Field.
La scelta si rivela assolutamente azzeccata. Basti pensare che nel 1997 e nel 2004 la prestigiosa rivista Forbes assegna a Field il premio come The World Greatest’s Bartender!
Il nome di Colin Peter Field si lega quindi indissolubilmente a quello dell’Ritz Hotel ed al suo Bar Hemingway.
Famosa è la versione realizzata da Field del noto cocktail Sidecar: il Ritz Sidecar. Tra gli ingredienti un prezioso cognac vintage del 1865, prima della terribile epidemia di filossera che devastò le vigne di Francia. Un drink unico. Prezzo 1.800 dollari.
Per saperne di più sui cocktail più costosi del mondo: reportgourmet.
Non possiamo non ricordare a questo punto che c’è stato chi ha voluto creare un collegamento ideale tra il bartender più famoso del mondo ed il commissario parigino più famoso del mondo Jules Maigret.
Questo qualcuno è lo scrittore italiano Guido Guidi Guerrera, che con il suo libro del 2007 A tavola con Maigret, immagina un’inchiesta del commissario di Simenon, finalizzata a ritrovare proprio il mitico Hed bartender del Ritz Hotel, misteriosamente scomparso. Un originale escamotage per trascinare il lettore attraverso una vicenda che ha come vero protagonista la cucina francese.
Cocktail Bar la storia non finisce mai.
Naturalmente quelli che abbiamo segnalato sono i più storici e blasonati locali di Parigi; ambienti ideali dove gustare un buon cocktail nella migliore e più tradizionale atmosfera dei Longue Bar della capitale francese. Come abbiamo già detto nel solco invisibile ma profondo di quella cultura del bere che vogliamo a tutti i costi sostenere e promuovere.
Accanto a questi locali storici vive e lavora una miriade di altri locali, sicuramente meno famosi, dove si intrecciano le storie di centinaia di ragazzi e ragazze che hanno fatto dell’arte di servire al meglio dietro il bancone di un bar la loro ragione di vita: sono i Barman. Fra loro, un giorno, emergeranno le figure destinate ad emulare e magari a superare i mitici bartender di oggi e di ieri. Perché la storia del gusto non ha mai fine.
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