Amore e Morte al tempo di Maigret

Un commissario, l’amore, la morte e altre quisquiglie.

Amore e Morte in questo quadro del pittore catanese Calcedonio Reina

Amore e Morte in questo quadro del pittore catanese Calcedonio Reina.

Dell’Amore e della Morte è da sempre ricca l’Arte.

Amore e Morte sono tra i temi narrativi più comuni, almeno da quando ha iniziato a diffondersi tra gli uomini l’idea stessa di narrazione. Gli esempi sono infiniti e, credo, citare Giulietta e Romeno basti per tutti.

Probabilmente è perché la vita umana è pesantemente condizionata da entrambi.

Letteratura, Poesia, Scultura, Pittura, Musica, Danza e, naturalmente, Cinema: tutte le arti hanno dato risalto, volta per volta con tinte ed accenti diversi, a questo misterioso e tragico connubio.

 Fratelli, a un tempo stesso, Amore e Morte
ingenerò la sorte.
Cose quaggiú sí belle
altre il mondo non ha, non han le stelle.
Nasce dall’uno il bene,
nasce il piacer maggiore
che per lo mar dell’essere si trova;
l’altra ogni gran dolore
ogni gran male annulla.
Bellissima fanciulla,
dolce a veder, non quale
la si dipinge la codarda gente,
gode il fanciullo Amore
accompagnar sovente;
1e sorvolano insiem la via mortale,
primi conforti d’ogni saggio core.

Questi alcuni dei versi sublimi di Giacomo Leopardi, nel XXVII dei Canti, intitolato appunto Amore e Morte.

Omicidio e morte nel romanzo poliziesco.

Nello specifico della letteratura di genere poliziesco, le cose non vanno poi tanto diversamente. Anche se con alcuni, necessari, distinguo.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la Morte non è un argomento rilevante nella trama di un vero romanzo poliziesco.

Lo è, semmai, l’omicidio. L’atto, cioè, di dare la morte ed è cosa decisamente diversa.

L’omicidio, in quanto crimine, è, nella stragrande maggioranza dei casi, la premessa indispensabile a creare la necessità dell’indagine. Ed è l’indagine, la ricerca del colpevole e delle ragioni del crimine, ad essere il fulcro del romanzo giallo.

Almeno di quel romanzo poliziesco che, a cavallo tra XIX e XX secolo, cercava una sua identità, differenziandosi dai generi di più solida tradizione, quali il sentimentale e l’avventura.

In questo moderno genere narrativo, cui siamo abituati ad attribuire la paternità al grande Edgar Allan Poe, la vittima, il colpevole e l’investigatore, sono quindi i principali attori della vicenda poliziesca, ma non lo saranno, sempre, allo stesso modo. Dipende dagli autori e dalle epoche.

L’omicida, l’assassino terribile e tenebroso, è stato a lungo soltanto l’oggetto dell’indagine, non il vero protagonista, ed ha diviso questo ruolo con un altro elemento fondamentale: il “movente”.

Il movente, nella trama del racconto, è ancora più importante del nome dell’assassino. Il movente è la ragione, il motivo, il cui prodest che conduce all’omicidio ed è la vera chiave di volta su cui si regge tutto l’impianto del giallo classico.

Trovare la ragione dell’atto criminoso significa riportare al razionale ciò che, apparentemente, razionale non è. Rendere comprensibile l’incomprensibile. In definitiva esorcizzarlo.

Nella società borghese emergente, che si approssima a divenire egemone, il male è una forma di turbamento dell’ordine e la violenza deve essere esclusivo appannaggio delle istituzioni.

In questo genere di romanzo il vero protagonista è l’investigatore. L’omicida acquista un certo spessore, una certa consistenza, in funzione di antagonista del detective di turno. Tanto più si rivela complessa e sagace la figura dell’assassino, tanto maggiore sarà l’abilità dell’investigatore nello smascherarne le trame.

In questi romanzi, la vittima non ha quasi importanza: potrebbe essere chiunque. Ciò che conta è il movente, la complessità dell’intrigo ordito e, ovviamente, le qualità umane e/o culturali di chi indaga.

Il punto di vista di Simenon.

Quando lo scrittore belga Georges Simenon si affaccia al mondo della letteratura, il genere investigativo ha ormai conquistato una sua ben definita identità, seppure relegato in una categoria minore dell’arte di scrivere.

Con Simenon assistiamo ad un vero cambio di paradigma. Omicida e vittima diventano i veri soggetti dell’inchiesta. Le loro personalità assumono grande rilevanza all’interno della narrazione, al pari dell’ambiente in cui la vicenda si svolge e della storia pregressa dei protagonisti.

Ovviamente anche la narrazione assume un ben altro spessore, ma perché questo venga riconosciuto, ci vorranno ancora molti anni.

In questo nuovo filone del romanzo poliziesco, che trova i suoi primi epigoni all’inizio degli anni ’30 del novecento, il movente rimane un dato determinante dell’inchiesta, ma avviene che la sua ricerca si leghi sempre più profondamente all’esperienza esistenziale dei protagonisti.

Simenon, poi, inserisce nella narrazione un nuovo importante elemento: il fattore scatenante.

Vite in bilico, per scelta e, insieme, per destino, si muovono, le une accanto alle altre, sfiorandosi o intrecciandosi. Possono coesistere, coabitare persino. Allearsi, combattersi, farsi del male o farne agli altri.

Possono addirittura amarsi o illudersi di farlo.

Il tutto in un incerto equilibrio, che un qualunque evento improvviso può mandare in frantumi. Come la vibrazione di un diapason frantuma un vetro sottile.

Si potrebbe riassumere il tutto con una sorta di formula chimica: una miscela, potenzialmente esplosiva, non può fare altro che deflagrare, quando si aggiunge il giusto innesco.

La vita stessa degli uomini, con le dinamiche dei suo rapporti, costituisce la miscela esplosiva. Il fattore scatenante può essere di qualunque genere: passione, avidità, paura. Addirittura, a volte, semplicemente il Caso o, per dirla in altro modo: il Destino.

E l’Amore? Che ruolo è riservato all’amore?

Amore e delitto nel romanzo giallo.

Sempre a causa del fatto che l’omicidio, atto criminoso per eccellenza, è il pilastro su cui si sostiene il senso stesso del poliziesco, Amore, in quanto tale, ne è di rado un ingrediente fondamentale. A meno di non rivestire il ruolo di “movente”.

Vi sono romanzi polizieschi in cui, parallelamente alla vicenda legata all’indagine, si narra anche di una o più storie d’amore che vedono coinvolti i vari protagonisti.

Storie romantiche o drammatiche, che possono arrivare a condizionare l’agire di detective o assassino o, semplicemente, fare da “contorno” alla vicenda principale.

Anche Simenon, da un’osservazione superficiale, sembra non discostarsi troppo da questo canone, ma è subito evidente, guardando un po’ meglio, che non è così.

Simenon non farcisce le sue storie di probabili o improbabili storie d’amore, romantiche o idealizzate.

Per lo scrittore che a creato Maigret, così come per quello dei romanzi duri, l’amore ha molte forme e molte fasi e sono esattamente le forme e le fasi che ogni specifico essere umano riesce a dargli, quando ama un altro essere umano.

Ameremmo la stessa persona se fossimo diversi da come siamo? L’ameremmo nello stesso modo?

E ancora: l’idea che abbiamo dell’amore deriva in noi da quello che siamo, dal frutto dell’insieme della nostra esperienza e carattere? Quando amiamo realmente l’altro e non, in lui, un riflesso di noi stessi?

Simenon, nei suoi romanzi non si concede, e non concede a noi lettori, troppe illusioni.

L’essenza di ogni essere umano è il frutto di una serie complessa di fattori, interni ed esterni all’individuo stesso, e l’esplodere di passioni e sentimenti non può mai prescindere dal contesto e dall’insieme di tutto quanto ha concorso a formare quel preciso individuo.

Per questo il commissario Maigret, l’investigatore di Simenon, arriva spesso ad individuare il colpevole scoprendo prima se quel particolare individuo, in quelle particolari circostanze avrebbe potuto arrivare a compiere quel delitto in quel modo.

Il crimine, poi, l’atto violento non è mai riconducibile ad un sentimento d’amore, ma è sempre frutto di dolore, esasperazione, rabbia, paura, interesse o dell’intrecciarsi di questi sentimenti.

La miscela esplosiva che, nel romanzo, conduce al delitto, non si nutre d’amore, ma di mancanza d’amore, dell’illusione dell’amore o di un amore così malato e perverso da potersi difficilmente definire tale.

Esattamente come accade, fuori dai romanzi, nella realtà della vita di ogni giorno. Anche se, nel quotidiano, il dramma non necessariamente si traduce in un crimine (molte volte purtroppo si), ma in profonde ferite dell’anima.

 Maigret: populismo e disincanto.

Quando, nel 1929, Simenon scrive il primo romanzo con protagonista il commissario Maigret, Pietr-le-Letton, lo scrittore ha già individuato le caratteristiche ed il ruolo che il suo investigatore avrà nei romanzi della serie. Caratteristiche e ruolo che rimarranno sostanzialmente costanti in tutti i successivi romanzi, anche se, in quel momento d’esordio, un certo rilievo lo assumono alcune istanze della letteratura populista francese che si va affermando proprio in quegli anni.

Così non stupisce l’immagine di un Maigret intimamente proletario e in aperta opposizione ai valori mondani dell’alta borghesia. Non stupisce nemmeno che, allo stesso modo, il personaggio di Anna Gorski, amante ribelle ed antiborghese per eccellenza, rappresenti l’amore più autentico: quello capace del sacrificio di se stessi.

Al suo opposto la figura di Berthe, moglie tranquilla ed illusa (ma fino a che punto non consapevole?) emblematica di quel sentimento borghese, che s’illude d’essere amore, nutrito com’è del desiderio di sicurezza ed affermazione sociale. Al punto da accettare la finzione come condizione possibile dell’esistenza.

Dell’amore idealizzato, intravisto in quel primo romanzo, non rimane più alcuna traccia nelle opere seguenti, mentre iniziano a succedersi, quasi senza soluzione di continuità, coppie condannate all’infelicità e ad una mediocre esistenza affettiva, dall’impossibilità di realizzare nell’altro la propria reale aspettativa di vita.

L’amore come illusione che non regge alla prova dei fatti?

Forse.

L’unione di due personalità vista come possibile, ma non scontata e immutabile nel tempo.

Certamente l’illusione appare spesso come una componente di scelte che si vorrebbero d’amore. Un’illusione, il cui infrangersi, non necessariamente conduce al delitto, ma, sempre, si rivela in prospettiva come un fallimento.

In pochi casi la coppia sembra funzionare un po’ meglio e questo accade, proprio, quando nessuno dei due nutre più troppe illusioni, su se stesso e sull’altro, e trova nel rapporto a due una sorta di porto sicuro e di questo si accontenta.

È la situazione di Prosper e Charlotte di Les caves du Majestic, di Julien e Françoise di Maigret en meublé o di Frans e Fernande di L’amie de Madame Maigret.

Pochissimi i casi in cui l’amore sembra sincero e solido. Forse ve n’è un esempio in Maigret s’amuse del 1956.

In questo romanzo vediamo una coppia solida, quella costituita da Gilbert Négrel, giovane medico alle prime armi, e dalla di lui fidanzata, Martine Chapuis, che pone nelle qualità morali del suo uomo una fiducia ostinata ed assoluta.

Un altro esempio di coppia solida è di certo anche quello offerto da Emma, cameriera a Concarneau, all’Hôtel de l’Amiral, e da Léon il marinaio buono, tradito dagli intrallazzatori borghesi. Il romanzo è Le chien jaune, un Maigret degli anni ’30 con al centro una storia d’amore romantica e delicata, ancora decisamente intrisa del populismo letterario di quegli anni.

La sincerità è tutto nell’amore.

Simenon, attraverso gli occhi del suo commissario, vuole forse mostrare al suo lettore una verità tanto semplice da apparire scontata, quando tanto scontata non è: l’amore è soprattutto fiducia e la fiducia si nutre di sincerità

Purtroppo uomini e donne, spesso mentono e, quel che è peggio, mentono soprattutto a se stessi.

Ecco allora la fiducia trasformarsi in illusione, l’illusione in dolore, paura o risentimento. Se interviene un fattore scatenante si può arrivare al delitto. Dipenderà, in ogni caso anche dall’indole intima della persona. Non tutti reagiscono allo stesso modo. C’è chi si chiude in se stesso e chi cerca, al contrario, la forza di ricominciare altrove.

Il punto di rottura è diverso per ogni individuo. Ironia della sorte, spesso, è proprio un nuovo amore a far scattare il detonatore.

Una nuova illusione! E il gioco ricomincia sempre più drammatico e con un finale sempre più scontato.

Il viaggio di Maigret dentro la coppia che scoppia.

Nonostante quanto detto, non vi è un romanzo della serie Maigret che non veda, centrale o defilata, la vicenda di uomini e donne in qualche modo legati gli uni alle altre. Di rapporti di coppia è letteralmente pieno il mondo delle inchieste del commissario con la pipa.

In Simenon il tema della coppia è quasi una costante e, dei 75 romanzi che compongono l’intera serie dedicata al commissario Maigret, almeno 40 vedono il dramma che conduce all’omicidio travolgere o, almeno, coinvolgere in qualche modo, coppie che non si amano, non si amano più o non si sono mai amate.

Lo scrittore stesso sottolinea la particolare attenzione del suo commissario

“Gli piacevano le coppie, e si sentiva deluso ogni volta che screzi e dissapori si insinuavano tra un uomo e una donna che si erano amati” (Les scrupules de Maigret).

In molti romanzi il dramma nasce proprio dentro la coppia; una coppia che scoppia quando i nodi vengono al pettine. Basta un fattore nuovo ed ecco precipitare definitivamente una situazione deteriorata nel tempo o addirittura compromessa in partenza da una sorta di peccato originale: l’aver mentito a se stessi.

Un uomo ed una donna che si uniscono per formare una famiglia pur essendo completamente diversi l’uno dall’altra. Non semplicemente due caratteri diversi, ma due progetti di vita opposti e inconciliabili.

Due esempi fra i tanti:

Il corniciaio Gaston Meurant di Maigret aux Assises, al quale è lo stesso Maigret ha tentare di aprire gli occhi:

“«Quando l’ha incontrata, sette anni fa, lei era un uomo solo. Mi sbaglio?…Adesso capisce che è stato lei a volerla e che, per arrivarci, non ha esitato a barare un po’?…» L’uomo era turbato e Maigret proseguiva implacabile: «Lei era geloso. Per gelosia l’ha costretta a rimanere in casa invece che lavorare come lei chiedeva…Lei non le ha chiesto di diventare sua moglie. Non ha fatto niente perché ciò avvenisse. Per tre settimane ha esitato ad uscire con lei, forse per non darle un dolore. L’ha seguito in un albergo quando glielo ha chiesto perché, per lei, era una cosa senza importanza. Le ha fatto balenare l’idea di un’esistenza piacevole, facile, l’idea della sicurezza e dell’accesso a una certa forma di vita borghese. Le ha più o meno promesso che un giorno avrebbe realizzato il suo sogno: un piccolo ristorante…Non sapeva ballare. Non le piaceva il cinema…E la sera lei preferiva leggere.» «Ho sempre sognato di farmi un’istruzione.»”

L’imbianchino dal labro leporino Léonard Planchon di Maigret et le client du samedi, che in una tragica confessione svela a Maigret il dramma del suo matrimonio e l’intenzione repressa di uccidere la moglie.

“«Da quanto tempo è sposato?» «Da otto anni…» «Viveva solo?» «Si…Sono sempre stato solo…»…«Dove ha incontrato sua moglie?»…«…c’è una sala da ballo, il Bal Copains, dove ogni tanto andavo a passare un’ora o due il sabato sera…»…«Renée non era forse una brava donna di casa ma non voglio dire niente di male sul suo conto…Spesso mi toccava pulire e mettere in ordine la casa dopo la giornata di lavoro…A quell’epoca Renée era pazza per il cinema e nel pomeriggio affidava Isabelle alla portinaia per poterci andare…»…«Continui…Per quanti anni è stato felice?»…«Fino al giorno in cui quel Roger Prou è entrato in casa nostra…sono quasi sicuro che sia stata Renée a cominciare…Un po’ la capisco…Non solo sono sfigurato, ma non sono certo il tipo d’uomo con cui una donna possa divertirsi…»

Maigret racconta l’amore possibile.

In realtà, nella serie di romanzi che hanno per protagonista il commissario Maigret, due esempi di coppie perfettamente felici ci sono: quella costituita dallo stesso Maigret e da sua moglie Louise e quella degli amici Pardon.

Il dottor Pardon e sua moglie sono gli unici amici dei coniugi Maigret, noti ai lettori. Un’amicizia semplice, sincera, fatta di gesti più che di parole. Basata sulla fiducia e l’assoluto rispetto reciproco.

Maigret ama sinceramente la propria consorte e ne è riamato allo stesso modo. È un amore sereno il loro. Un amore che ha conosciuto la passione della giovinezza e si è consolidato nella totale armonia di due esistenze che si completano a vicenda. Nulla si dice, nei romanzi, dell’intimità dei Pardon, ma la loro totale armonia di coppia è sottintesa e fuori discussione.

Maigret e Pardon sono, lo dice lo stesso Simenon, due uomini nel senso pieno della parola. Uomini che per la professione che svolgono sono ogni giorno a contatto con i drammi dell’esistenza. Uomini che non barano con se stessi e nemmeno con le loro donne. Donne che, a loro volta, fanno altrettanto con i mariti. Una sincerità reciproca assoluta.

Non la sincerità di chi, semplicemente, non nasconde nulla, ma quella profonda di chi si svela interamente all’altro e si fa amare per quello che realmente è.

Sembra essere tuto qui il segreto di un amore duraturo e di un’assoluta armonia di coppia. Totale adesione allo stesso ideale di vita.

Condizioni non facili da realizzare, ma indispensabili a mantenere il dramma lontano dalla propria esistenza o a superarlo indenni quando, nostro malgrado, si presenti.

Pessimismo e disincanto.

Oltre queste due isole felici, quello che viene offerto a noi lettori è un panorama di assoluta desolazione. Qua e là una portinaia il cui matrimonio sembra sufficientemente sereno o il genero di un proprietario di night club di cui si può, probabilmente, dire altrettanto.

Un romanzo, Maigret et les braves gens, dove incontriamo due donne, madre e figlia, i cui matrimoni sembrano, se non felici, almeno sereni, ma non certo al punto da suscitare l’invidia di nessuno tra i tantissimi lettori di Simenon.

Un pugno di romanzi, scritti tutti negli anni centrali della serie, di un pessimismo così assoluto da lasciare quasi sconcertati. È il caso di alcuni disperati romanzi realizzati da Simenon a cavallo tra la fine degli anni ’50 e i primi anni ’60: Les scrupules de Maigret, pubblicato nel 1858, Une confidence de Maigret Maigret aux Assises, entrambi del ’59, e Maigret et le client du samedi del ’62.

Se un certo disincanto, sulla possibilità della vita di coppia, è presente fin dai primi Maigret, sembra, poi, che il pessimismo di Simenon vada costantemente aumentando, nel proseguo degli anni e della serie.

È lecito, però, porsi una domanda: si tratta di vero pessimismo e di una visione del tutto negativa del rapporto d’amore tra esseri umani o è, al contrario, una sorta di accanimento nel voler indagare il perché sia così difficile e spesso drammatica la fondamentale esperienza umana dell’amore?

Che differenza c’è fra la coppia innamorata di Emma e Léon, nel romanzo Le chien jaune e quella disperata e perduta di quel Maigret et Monsieur Charles che chiude la serie nel 1972?

Emma e Léon si amano per quello che sono e, nonostante i loro errori, alla fine, si ritrovano e possono ricominciare. Nathalie e Gérard hanno amato nell’altro quello che in realtà egli non era. La cruda realtà mostra un uomo frivolo e immaturo unito ad una donna arrivista e possessiva. La loro unione si trasforma in dramma e inevitabilmente in autodistruzione e Morte.

Maigret alla ricerca di Simenon.

Maigret, nel suo profondo crede nell’amore e crede negli esseri umani: nonostante tutto.

Il commissario insiste a sottolineare questa sua convinzione.

“Non aveva una grande opinione degli uomini e delle loro possibilità, eppure continuava a credere nell’uomo. Ne cercava i punti deboli. E quando finalmente vi metteva su il dito, non gridava vittoria, ma, al contrario, avvertiva una certa delusione.” (Maigret et les vieillards).

Quello di Simenon verso l’amore, al contrario, sembra un atteggiamento di un pessimismo assoluto e privo di illusioni.

Una simile visione dell’amore e della coppia, si fonda forse su convinzioni profonde che lo scrittore nutre in proposito?

Esperienza famigliare? Disillusioni giovanili? Forse la peculiare capacità di osservazione della vita altrui, di cui Simenon è ampiamente dotato?

Oppure potrebbe essere che, per Simenon, questo tema dell’amore e della coppia sia, in lui, in qualche modo irrisolto ed allora sia la sua quotidiana esperienza personale, il suo modo di vivere il sentimento d’amore, quello che egli indaga nei suoi romanzi.

Infondo il viaggio di ogni artista è, prima di ogni altra cosa, un viaggio dentro se stesso e non potrebbe essere diversamente.


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Amore e Morte al tempo di Maigretultima modifica: 2021-05-12T02:57:05+02:00da albatros-331
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