Parigi anni 30, quella di Maigret

La Parigi anni 30 di Maigret e Simenon.

parigi anni 30

Parigi anni 30, il mercato a Porte Saint-Denis.

Parigi per poco, Parigi per sempre.

Questo post titola “Parigi anni ‘30 quella di Maigret” ed è una evidente semplificazione.

La Parigi cui facciamo riferimento, quella che resterà per sempre nel cuore e nella mente di Simenon, è quella che lo scrittore trova al suo arrivo in Francia, sul finire del 1922 e nella quale egli si muove ed opera, con una certa continuità pur fra frequenti viaggi e spostamenti, fino al 1938.

Possiamo definirla la Parigi di Maigret perché è in quella città e in quei sedici anni, in realtà a cavallo fra gli anni 20 e 30 del novecento, dove lo scrittore approda giovanissimo in cerca di fama e fortuna, che avviene la sua formazione.

Si forma sicuramente come scrittore e, altrettanto sicuramente, matura una parte importante della sua esperienza esistenziale.

Com’è accaduto prima a Liegi, dove Simenon è nato ed ha trascorso l’adolescenza, dove il bimbo che giocava per strada si è trasformato in un giovane ambizioso e scapestrato. Sarà Parigi il luogo in cui il ragazzo in cerca di successo si trasforma in un uomo maturo che quel successo riesce a conquistare.

In quella Parigi e nell’atmosfera unica di quegli anni di grande cambiamento culturale e sociale, il formidabile spirito di osservazione di Simenon coglie il senso profondo del vivere umano. Nobiltà, grandezza e miseria dell’esistenza di quella moltitudine di esseri umani impegnati a vivere, ma anche e in molti casi, soltanto a sopravvivere.

Parigi nel furore degli anni ruggenti!

Dopo la tragedia della guerra ecco una vera euforia esplodere tra le vie di Parigi.  Un entusiasmo culturale ed economico che quasi emana dalle pietre stesse della città.

Il centro di Parigi si illumina di un fervore di attività artistiche. La città si anima nuovamente. Locali notturni, bar e bistrot tornano, fino alla metà degli anni 30, il punto d’incontro di una società cosmopolita fatta di artisti, studenti, avventurieri, magnati del cinema e dello spettacolo.

È la Parigi cristallizzata nell’immaginario simenoniamo e che noi abbiamo definito “anni 30”, che riprende il suo posto di Capitale culturale del mondo!

L’epoca di Simenon a Parigi è in realtà divisa quasi esattamente in due periodi, separati in modo assolutamente netto e altrettanto drammatico, da una data fatidica: il giovedì nero del 24 ottobre 1929 con il crollo della Borsa di Wall Street.

Il “risveglio culturale” europeo, iniziato con la fine del primo conflitto mondiale, durante il quale, almeno per una parte della popolazione occidentale (statunitense ma anche europea), tutto sembrava lecito e possibile, si scontra frontalmente con il macigno inaspettato del crollo di quei mercati finanziari che sembravano costituire una solida ed inesauribile fonte di ricchezza.

La drammatica crisi del ’29 colpisce duramente il mondo operaio che vede crollare i salari e i posti di lavoro, ma colpisce tragicamente anche il ceto medio e medio alto che avevano visto crescere enormemente la propria capacità di spesa grazie al forte sviluppo industriale e all’elevato rendimento degli investimenti finanziari.

L’anno 1930 segna la fine di quell’esaltante, ed esaltato, periodo storico e culturale iniziato nei primi anni ’20 del novecento e che va sotto il nome di “anni ruggenti” o, per dirla in francese “les années folles“.

Poi inizia il declivio che condurrà dritto alla seconda Guerra mondiale.

Anche negli anni successivi alla crisi del ’29 Parigi rimane, comunque, il cuore culturale pulsante d’Europa, ma di un’Europa che si è risvegliata da una sbornia fantastica ed esaltante, ma che, come tutte le sbornie, lascia ora la bocca amara e la testa confusa e dolorante.

Ciò nonostante, almeno fino alla metà degli anni ’30, la spinta creativa degli anni ruggenti non si esaurisce. Letteratura, musica, architettura continuano a produrre idee e nuovi fermenti.

Poi c’è il Cinema! La Settima Arte che ora ha scoperto di avere una voce.

Parigi anni 30 fra Montmartre e Montparnasse.

Parigi è il cuore d’oro dell’Europa e nel cuore di Parigi due luoghi simbolo si incontrano e, quasi si scontrano, a contendersi il primato della modernità e della gioia di vivere: Montmartre e Montparnasse!

Sull’onda dello sviluppo economico partito dagli Stati Uniti, subito dopo la Grande Guerra, anche la vecchia Europa inizia a sperimentare i vantaggi di un benessere abbastanza diffuso.

Parigi è al centro di un grande fervore e da tutto il mondo vi convergono personaggi di ogni genere. Tantissimi gli artisti, destinati a rivoluzionare il futuro della cultura europea.

Già negli anni ’20 arrivarono a frotte gli “americani”, con i loro dollari, il Jazz, gli scrittori, i fotografi, i musicisti. Tutti ansiosi di “contaminarsi” con quell’atmosfera tanto particolare della Ville Lumière!

Due sono i quartieri parigini più rappresentativi di quell’epoca:

Montmartre è allora il simbolo stesso della vita d’artista. Nei bistrot alla buona e nei locali della Butte, come La Bonne Franquette o Le Lapin Agile, una piccola folla di giovani artisti o aspiranti tali, conduce una vita da bohémien nell’attesa di una buona occasione per farsi notare.

Montparnasse quartiere sulla riva sinistra della Senna, nel XIV° arrondissement. È Pablo Picasso uno dei primi a stabilirsi nel quartiere nel 1912. Sulla sua scia arrivano decine e decine di artisti e, nel periodo tra glia anni ’20 e ’30 del ‘900, la zona di Montparnasse rappresenta certamente il centro culturalmente più attivo della città di Parigi.

Artisti di ogni genere di valore e fama differente siedono ai tavolini dei tanti caffé all’aperto. Quando poi si fa notte fonda le cose non sono esattamente uguali per utti, ma quelli, fra loro, peggio in arnese e che non riescono nemmeno a pagarsi una camera, possono sempre trovare ospitalità a La Ruche, a Montparnasse, oppure al Bateau-lavoir di Montmartre. Sorta di alloggiamenti alquanto precari per artisti senza tetto.

A Montparnasse, nei tanti bistrot e nei caffè del quartiere, artisti ed intellettuali si riunivano di giorno e di notte. Luoghi di ritrovo destinati a divenire famosi come alcuni  degli uomini che li hanno frequentati: le Dôme, la Closerie des Lilasla Rotonde, le Sélectla Coupole.

Uomini come gli americani  HemingwayFitzgeraldMiller, ma anche tanti altri di ogni parte del mondo: Amedeo ModiglianiAndré BretonAragonKees Van DongenPablo PicassoGino SeveriniJean-Paul SartreAndré GidePaul ÉluardOscar WildeSamuel BeckettMan RayEzra PoundJean-Edern Hallier, Alberto Savinio.

Mescolati agli artisti autentici una massa di aspiranti, di intellettuali da strapazzo, di opportunisti che vivono alle spalle altrui. Millantatori, illusi, autentici truffatori.

Un’immagine di questo variegato e cosmopolita universo, Simenon, lo riverserà nel romanzo La tête d’un homme, uno dei primissimi della serie Maigret.

Non solo uomini nella Parigi degli anni 30.

L’universo artistico ed intellettuale della Parigi anni 30 non è, naturalmente, popolato solo da uomini!

Molte figure femminili di grande rilievo hanno lasciato un segno profondo nella vicenda parigina di quegli anni così fecondi.

La ragazza con la Leica

Per citarne solo alcune: l’americana Lee Miller Penrose, modella, fotografa e fotoreporter, Tamara de Lempicka, pittrice polacca, Gerda Taro, anche lei fotografa ed attivista politica, Gertrude Stein e, naturalmente, la leggendaria Alice Prin, cantante attrice e pittrice: nota a Parigi come Kiki de Montparnasse.

Non dimentichiamo poi che la Parigi del 1930 è proprio quella di Coco Chanel!

Man Ray e Lee Miller © Lee Miller Archives (1939) – photo Theodore Miller, 1931

Man Ray e Lee Miller © Lee Miller Archives (1939) – photo Theodore Miller, 1931

Anche su questo fronte Simenon si rivela osservatore attento. Tutti i suoi romanzi sono popolati da figura femminili ed il loro ruolo nella quotidianità della vita o nell’eccezione della tragedia non è mai marginale: anche quando le loro figure compaiono solo di sfondo e di sfuggita. La donna è centrale in Simenon e non certo come semplice oggetto del desideri maschile!

Parigi anni 30, quella di Maigret e Simenon.

Parigi anni 30 è la vera Parigi di Maigret e di Georges Simenon, il suo autore. È quella la città in cui lo scrittore fa muovere ed agire il suo personaggio più famoso. Sia agli esordi della saga, che avviene proprio nel 1931, ma anche in seguito, negli anni del secondo dopoguerra, quando ormai quella Parigi degli anni 30 è solo un ricordo ed il mondo, come la Ville Lumière, è ormai cambiato per sempre.

Il motivo è presto detto: l’uomo nella sua essenza non cambia. Il quadro in cui si muove ed agisce è del tutto indifferente se rimane immutato. Con buona pace di tanti sociologi.

Tanto vale allora che Parigi rimanga esattamente quella Parigi: la città dove il giovane scrittore arriva dal Belgio, nel dicembre del 1922, andando ad abitare, due anni dopo, in Place de Vosges. In quel luogo, nel pieno centro della città, abiterà dal 1924 al 1929.

Sono gli anni fondamentali della sua crescita.

In seguito l’autore di Maigret soggiornerà piuttosto raramente a Parigi, preferendo i viaggi in battello, le città di provincia come La Rochelle o, addirittura, i soggiorni all’estero: Stati Uniti e Svizzera.

Ma la capitale francese degli anni trenta del novecento rimane il luogo che ha scandito il tempo del giovane scrittore belga. Prima quello del suo apprendistato, poi quello del successo dopo il lancio della serie Maigret.

Le lunghe code nelle anticamere delle redazioni di giornali e riviste, quando Simenon attende di poter presentare i propri racconti o i brevi romanzi, destinati ad un rapido consumo e ad un pubblico eterogeneo. Opere che presto contribuiranno a fare di lui un “illustre sconosciuto”; noto agli editori, ma del tutto ignoto al pubblico che lo legge sotto svariati pseudonimi.

Poi l’incontro con Colette, alla redazione di Le Matin, poi il tanto lavoro, ingrato quanto ben pagato, poi le notti della Ville Lumière, Joséphine e, ancora, la Boule Blanche e Maigret e, finalmente, il suo nome sugli scaffali delle librerie di Parigi e di tutta la Francia.

A questo punto, Parigi esce quasi del tutto dalla sua vita per entrare da regina in tanti suoi romanzi con Maigret: protagonista la città quanto il commissario.

Eppure, quasi per contrappasso, di tutti i romanzi maigrettiani, uno solo risulta scritto a Parigi (La tête d’un homme) ed è stato scritto proprio nel 1931 all’Hôtel L’Aiglon di boulevard Raspail (nel cuore di Montparnasse). E, guarda caso, è ambientato a La Coupole, che di quel quartiere fu uno dei locali più emblematici, al pari da La Closerie des Lilas o le Dôme.

Parigi anni 30, quella di Maigret, non muta mai.

Non ci si deve stupire se il suo Commissario si muove in quella Parigi degli anni tra il 20 e il 30 del novecento, anche quando essa ormai non esiste più.

Perché è quella l’atmosfera fissata nel cuore e nella mente del suo autore ed è, gioco forza, quella che impregnerà per sempre le pagine dove si raccontano la vita e le inchieste del capo della “brigata speciale” del Quai des Orfevres!

Questo, naturalmente, non impedisce a Simenon di attualizzare gli ambienti e le situazioni, mano a mano che gli anni passano e i costumi cambiano.

La televisione e l’automobile entreranno anche nella vita di Maigret e, ad un certo punto, anche la vecchia stufa di ghisa e la bombetta se ne andranno in soffitta, insieme ai colletti rigidi ed ai polsini inamidati. Solo la nostalgia per i tram con la piattaforma esterna, dove si poteva salire senza spegnere la pipa, non cesserà mai di assillare il commissario.

La Parigi in cui Simenon approda nel 1922, a soli ventuno anni, è una città in grande fermento e, soprattutto, in grande cambiamento. La Grande Guerra ha spazzato via il mondo della Belle Époque. Nuovi ricchi e nuovi poveri si affacciano alla ribalta della modernità, mentre sorgono nuovi quartieri periferici e alcuni di quelli più antichi e storici cambiano volto.

Di tutto questo troviamo traccia nelle pagine di Simenon, fin dagli esordi del suo commissario. È sufficiente sfogliare Pietr le Letton per trovarsi di fronte al contrasto tra un avventuriero miliardario americano venuto a salvare le aziende francesi a suon di dollari e la desolante miseria del vecchio ghetto trasformato in un alveare di poveri immigrati arrivati da ogni dove a cercare lavoro o fortuna.

Così come, leggendo Monsieur Gallet décédé, vediamo il panorama delle nuove periferie popolari, pretenziose quanto fatiscenti, che stanno modificando il volto delle campagne intorno a Parigi.

Questo mutare della città non sfugge all’occhio perennemente indagatore dello scrittore, soprattutto all’esordio della saga maigrettiana. Nel proseguo degli anni e dei romanzi, questi aspetti ed alcuni luoghi emblematici di Parigi, rimangono immutabili e cristallizzati assurgendo a simbolo stesso di un ambiente o di una situazione ed escono dal tempo reale, così come lo stesso commissario Maigret.

Parigi anni 30, quella di Maigret, fissata per l’eternità.

Un esempio lampante ci viene fornito dalle descrizioni delle vie e dei quartieri più frequentati da Maigret nel corso delle sue inchieste: Montmartre e il Marais.

Quest’ultimo in particolare, il vecchio ghetto ebraico di Parigi, viene descritto in modo estremamente crudo nei romanzi fino al 1947. Vie pullulanti di immigrati polacchi, rumeni, cecoslovacchi e dominate dalla presenza e dalle attività di innumerevoli ebrei dell’est Europa.

Il quartiere è caratterizzato dalla miseria più nera. Quella abbietta e senza possibilità di riscatto.

C’è chi ha voluto vedere in quelle descrizioni così tranciate di netto e così crude un segno dell’antisemitismo e della xenofobia di Simenon.

Io credo, invece, che la vera repulsione l’autore la provasse nei confronti della miseria in se e di quella situazione, scaturita dai grandi mutamenti seguiti al primo conflitto mondiale, che avevano portato in Francia una umanità diseredata e, culturalmente, molto diversa da quella cui Simenon appartiene.

Conseguenza di questo erano i grandi alveari umani, concentrati in pochi quartieri, in cui una massa di disperati e di avventurieri si mescolava ad altra gente diseredata, ma desiderosa di riscatto. Tutti accomunati dalla totale estraneità ai luoghi in cui erano venuti a vivere ed alla cultura dei francesi.

Poco importa se, anni dopo, quei luoghi della miseria si spostano sempre più in periferia. Non è quello a fare la differenza.

La sua è quasi una denuncia sociale.

Negli anni ’60, quando i romanzi Maigret diventano piùintimi e complessi, quegli stessi quartieri di Parigi saranno descritti in modo molto diverso e quasi con nostalgia. Maigret si troverà a rimpiangere i tempi in cui quelle vie erano autenticamente popolari e non ancora contaminate da quegli elementi borghesi che stanno iniziando proprio allora a trasferirsi in quei quartieri, ieri negletti e, oggi, divenuti alla moda.

Ma le atmosfere di fondo rimangono quelle delle vecchie vie, dei tram con la piattaforma esterna, delle portinaie nei piccoli pertugi che danno su androni male illuminati. Le atmosfere della Parigi anni ’30.

Certo il commissario e il suo autore non rimpiangono la miseria nera e il degrado che rendevano quei luoghi particolarmente adatti alla malavita.

Ne rimpiangono l’autenticità popolare.

Parigi anni 30 una città in fermento.

La Parigi di Maigret, negli anni 30 è una città dove, nelle vie popolose, un’umanità variegata, ma semplice, vive una vita non facile. Botteghe di artigiani infondo ai cortili delle case popolari, portinaie nelle loro guardiole che, spesso, servono anche da abitazione. Negozietti e bistrot, senza pretesa alcuna, frequentati da massaie ed operai. Pensionati che portano a spasso il cane e casalinghe che escono al mattino a fare la spesa.

In quelle stesse vie ed abitazioni ecco un sottobosco di loschi figuri, usurai, alcolizzati. Squallidi alberghi a ore dove le prostitute conducono clienti di ogni genere, accomunati tutti dalla fretta e dalla discrezione con cui cercano poi di andarsene.

A fare da contraltare il traffico dei boulevards, dove sorgono palazzi eleganti, sedi di uffici finanziari prestigiosi, teatri sfavillanti, locali alla moda frequentati da ricchi stranieri, spesso americani. E poi i discreti quartieri borghesi, dalle abitazioni eleganti dietro i cui portoni si celano drammi inimmaginabili per la povera gente, che vede solo il luccichio della ricchezza.

Bambinaie con le immancabili carrozzine all’inglese e maggiordomi in livrea; nel cortile uno chauffeur che lava le automobili del proprietario. Viali alberati tutti ordine e pulizia.

I tavolini all’aperto dei bistrot, dove all’ora dell’aperitivo, uomini eleganti, o che cercano di apparirlo, si riversano per il rito dell’aperitivo. Fianco a fianco milionari veri o presunti, truffatori, impiegati, prostitute d’alto bordo e piccole avventuriere. Tutti con un probabile segreto nascosto infondo all’anima.

Tutt’intorno Parigi, le piazze, i canali, la Senna.

Un fascino che non tramonta circonda questa città, cuore pulsante della cultura europea: almeno fino a quando una cultura autenticamente europea è esistita.

Simenon coglie il fascino decadente di questo tamonto senza alternative. Lo trasporta nei suoi romanzi, seppure con rapide pennellate che sono più accenni che descrizioni. Evocazioni, si potrebbe dire, ma estremamente precise e coinvolgenti, quanto essenziali e stringate.

Il fascino di questa Parigi anni ’30 penetra così nei lettori e si trasmette loro generazione dopo generazione. Ancora oggi ci sono appassionati che cercano in quella città luoghi e strade che ormai non esistono più da lungo tempo.

Per questo leggiamo Simenon e per questo siamo avidi di ogni lettura che abbia il potere di trasportarci in quei luoghi e in quei tempi.

Per esempio i romanzi di quella grande interprete degli anni ’30 che è stata la sfortunata scrittrice di origine russa Irène Némirovsky che ci restituisce tanto di quell’ambiente e di quella atmosfera, affascinante e un po’ torbida, nei suoi impareggiabili scritti.

Appuntamento nei libri dunque. Alla perenne ricerca di quelle atmosfere inimitabili e indescrivibili della Parigi anni ’30, che tanto amiamo e che solo lì possiamo ritrovare. Suscitate dall’abile penna di grandi scrittori.

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La ragazza con la Leica

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Parigi anni 30, quella di Maigretultima modifica: 2018-06-21T18:00:36+02:00da albatros-331
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