Maigret lo strano caso della portinaia scomparsa

Maigret lo stano caso della portinaia scomparsa.

 

maigret lo strano caso della portinaia scomparsa

Foto Robert Doisneau

Maigret lo strano caso della portinaia scomparsa, mai scritto da Simenon.

Quello della portinaia scomparsa potrebbe essere il titolo di un romanzo o, almeno, di un racconto dedicato ad un’inchiesta del commissario Maigret. Potrebbe esserlo, ma non lo è. Non esiste alcun caso di portinaia scomparsa cui il nostro Maigret abbia mai dovuto dedicare il suo tempo e le sue meningi. Esiste però una portinaia scomparsa. Si tratta della portinaia di Maigret. Quella di boulevard Richard-Lenoir.

Ma di cosa stai parlando? Potresti giustamente domandarmi. “Non esiste una portinaia di Maigret. Almeno non esiste come personaggio dentro i romanzi che Simenon ha dedicato al commissari!.” Questa affermazione è vera e non vera insieme. Forse per te non è una novità e sono io l’unico sprovveduto che non se n’era mai accorto, ma l’ho scoperto di recente rileggendo un romanzo di Maigret: La danceuse du Gai-Moulin. Nell’ultimo capitolo del romanzo, troviamo Maigret che tornato da Liegi, dove l’inchiesta si è svolta, se ne sta tranquillo nel suo appartamento di boulevar Richard-Lenoir una mattina e, udite, udite… apre la posta appena consegnatagli dalla portinaia!

Maigret lo strano caso della portinaia scomparsa.

Confesso che il romanzo l’ho letto e riletto molte volte negli anni senza mai badare a questo particolare. L’edizione che possiedo è quella pubblicata da Adelphi del 1994, uscita con il titolo La ballerina del Gai-Moulin, nella traduzione di P.N. Giotti. “Ma come” – Mi son detto – “Maigret che è un frequentatore seriale di portinaie, avendone una in casa, mai un buon giorno o un buona sera in tanti romanzi, racconti ed inchieste?” Forse un errore o una libertà nella traduzione? Difficile vista la serietà con cui lavora Adelphi, ma a scanso di equivoci mi sono cercato una edizione in lingua originale per un’ultima disperata verifica. Pagina 123 di un’edizione Fayard ritrovata on line:

“Et ce fut tout ! Trois mois plus tard, Maigret était chez lui, à Paris, boulevard Richard-Lenoir, et dépouillait le courrier que la concierge venait de monter.”

 

La ballerina del Gai-Moulin

 

Quindi ecco lo strano caso della portinaia scomparsa.

Simenon accenna ad una portinaia di Maigret e non attribuisce alcuna importanza a questo personaggio, mentre avrebbe potuto farne qualcosa di importante vista la ricorrenza con cui il nostro commissario si trova a trattare con figure di questo genere. Lo sapiamo tutti che Maigret è particolarmente attratto dalle portinaie.

Nel senso che durante le sue inchieste non manca quasi mai di interrogare quelle che custodiscono lo
stabile dove è avvenuto un delitto, o dove abita un sospettato. Può darsi che Simenon sia rimasto colpito dalla presenza di queste donne, le portinaie appunto, che nella capitale francese sono, o forse è meglio dire erano, una vera e propria istituzione nazionale, sconosciute o quasi nella Liegi da cui il giovane scrittore proviene. Di loro si ricorda nel momento di dare vita al personaggio di Maigret che lo renderà presto famoso in Francia e all’estero.

 

Non potrebbe essere diversamente. Come riuscirebbero mai a muoversi fra le vie di Parigi il commissario e i suoi ispettori, senza confrontarsi costantemente con queste tipiche figure della metropoli francese. In moltissimi romanzi compaiono queste donne che spesso rivestono, se non un ruolo importante, almeno una certa rilevanza nelle dinamiche della storia. Ce ne sono di simpatiche e di odiose, di affascinanti e di sciatte. Alcune sono affabili, altre scontrose.


Spesso sono maritate ad un poliziotto, ad un postino o un metronotte. Quando sono giovani e carine hanno quasi sempre figli piccoli da allattare. Simenon indugia su di loro e sulle poche, piccole stanze in cui vivono. Non le descrive nei dettagli, ma come suo solito, tracciandone in poche righe un ritratto che è comunque sufficiente a caratterizzarle quanto basta. Accade sovente che proprio parlando con loro Maigret riceva informazioni preziose, riuscendo così a farsi un quadro chiaro della situazione o, addirittura, venga a conoscenza di un delitto.

Nel romanzo L’ombre chinoise è la portinaia a chiamare il commissario, insospettita dall’immobilità della sagoma che vede oltre la vetrata dell’ufficio, facendogli scoprire la vittima di un omicidio. La sua figura è ben delineata non tanto da una sterile descrizione dei connotati, ma, in modo assai più efficace, da quella del comportamento assunto dalla donna di fronte al dramma che si sta verificando.

Un dramma che non è, per lei, costituito dall’eventuale morte violenta di un uomo, ma dal possibile trambusto che il fatto potrebbe creare e dal conseguente disturbo alla vita di quelli che considera i suoi inquilini più importanti: il signor de Saint-Marc, ex ambasciatore, la cui moglie, per giunta, sta partorendo proprio in quel mentre.

“Maigret guardava con curiosità quella donnina bizzarra che agitava freneticamente le mani per l’emozione…”Tutto qua…Ho deciso di dare un’occhiata…Ho bussato alla porta dell’ufficio…Non ha risposto nessuno e sono entrata…Stecchito…C’è sangue dappertutto…” – “Perché non ha avvertito il commissariato? É a due passi, in rue de Béarn…” – “Già, così sarebbero arrivati tutti in divisa e avrebbero messo a soqquadro il palazzo! Le ho detto che la signora de Saint-Marc…”

Ne L’ami d’enfance de Maigret c’è proprio una portinaia, la testarda M.me Blanc, al centro della vicenda e il suo ruolo è tutt’altro che secondario. Così come in Maigret chez le ministre è impressionante la massa di informazioni che l’ispettore Janvier riesce a ricavare proprio da una portinaia. E, ancora, nel romanzo Maigret et l’homme du banc è sempre la portinaia di quello stabile eternamente in attesa d’essere demolito a chiarire molti aspetti della vita e del carattere dell’ex magazziniere misteriosamente assassinato in un vicolo di Parigi.

In altri romanzi accade che la portinaia si riveli una persona scostante e caparbia che ha in evidente antipatia la polizia e che oppone un tenace mutismo alle domande degli investigatori o, addirittura, un’aperta ostilità. In questo caso si tratta quasi sempre di donne di mezza età inacidite dalla vita, che detestano tutti allo stesso modo, compresi i propri inquilini, e che anche quando ne difendono l’intimità di fronte alla curiosità della polizia, è solo per una forma di rivalsa verso la vita stessa.

La portineria, sulla sinistra dell’androne, era come un buco nel muro, illuminata tutto il giorno da una lampada giallastra che pendeva da un filo, e lo spazio era occupato quasi per intero da cose che sembravano incastrate l’una nell’altra alla maniera dei giochi di costruzioni: una stufa, un letto altissimo sormontato da un piumino rosso, un tavolo rotondo ricoperto di tela cerata, una poltrona su cui se ne stava raggomitolato un grosso gatto rossiccio. La portinaia non aprì la porta, limitandosi a osservare Maigret attraverso il vetro; ma poi, visto che lui non se ne andava, si rassegnò ad aprire. La sua testa fu allora incorniciata dallo sportello come un ingrandimento fotografico, un brutto ingrandimento un po’ scolorito e dai toni smorti che ricordava quelli fatti nelle fiere di paese. I capelli neri sembravano tinti, il resto era senza colore e senza forma. Aspettava. «Il signor Lagrange, per piacere?» disse Maigret. Lei non rispose subito, e lo guardò come fosse sorda. Alla fine buttò lì, con un accento di noia sconsolata: «Terzo piano a sinistra in fondo al cortile». «È in casa?». Non era noia, la sua, ma indifferenza, forse disprezzo, o forse addirittura odio per tutto quello che esisteva al di fuori del suo acquario. Biascicava le parole. «Se il dottore è venuto a fargli visita stamattina, vuol dire che è in casa». «Non è salito nessuno dopo il dottor Pardon?». Citare il nome lo faceva apparire bene informato. «Voleva che ci andassi io». «Chi?». «Il dottore. Voleva darmi un po di soldi perché andassi su a riordinare la casa e a preparargli da mangiare». «Ci è andata?». Lei fece segno di no con la testa, senza ulteriori spiegazioni. «Perché?». La donna alzò le spalle. «Non va d’accordo con il signor Lagrange?». «Sono qui solo da due mesi». «L ex portinaia abita ancora nel quartiere?». «È morta». Maigret capì che era inutile tentare di ottenere di più. Per lei tutta quella casa, l’edificio di sei piani che dava sulla strada e l’edificio a tre piani in fondo al cortile, con i suoi inquilini, i suoi artigiani, i suoi bambini, i suoi andirivieni, tutto questo rappresentava il nemico la cui unica ragione di vita era interferire nella sua tranquillità.

 Maigret lo strano caso della portinaia scomparsa.

Quante volte Simenon descrive Maigret mentre lascia l’appartamento di boulevar Richard-Lenoir oppure mentre vi rientra. Quante descrizioni del commissario che sale le scale, ultimamente con un po’ di fatica, o le scende, anche di notte, per recarsi in ufficio o sul luogo d’un crimine. Arrivando vicino a casa può capitare che Maigret lanci uno sguardo alle finestre illuminate dove si aggira l’ombra dell’amata M.me Maigret, ma l’impressione che riceviamo noi lettori è quella di uno stabile vuoto dove gli unici abitanti sono quella coppia affiatata e particolare costituita dal poliziotto e sua moglie. Nessun accenno ad una portinaia. Nessun gesto di saluto. Nemmeno un grugnito distratto per avvisare al proprio passaggio. Chi è questa donna, che pure Simenon, almeno una volta ci fa sapere che esiste? É giovane o anziana? Riservata o petulante? Accudisce con amore i suoi inquilini o è indifferente e quasi infastidita dalla loro presenza? Tutte cose che Simenon ha deciso che non sapessimo e, in effetti, non le sapremo mai!

La ballerina del Gai-Moulin


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Maigret lo strano caso della portinaia scomparsaultima modifica: 2016-10-30T02:09:10+01:00da albatros-331
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