Donne assassine

pistola impugnata da una donna

Donne con la pistola: quelle di Maigret.

Donne che uccidono nel noir.

Donne assassine era il titolo di una serie televisiva non troppo fortunata apparsa, credo, nel 2007 in televisione.

Otto episodi a rappresentare altrettante ragioni di “uccidere” al femminile.

C’è la gelosia, naturalmente, e non mancano la cupidigia e l’incomprensione, ci mancherebbe altro. Poi tutta una serie di torbidi drammi psicologici con i classici risvolti sessuali più o meno perversi.

L’idea originale del soggetto ha origini argentine, poi noi italiani abbiamo aggiunto un po’ del nostro.

Nei più di cento tra romanzi e racconti che compongono la saga maigrettiana, Georges Simenon, ci ha reso partecipi di altrettante inchieste di polizia, condotte, più o meno ufficialmente, a buon fine dal suo commissario.
Cento inchieste per cento delitti. La maggior parte dei quali, ovviamente, sono omicidi.

Cento colpevoli dunque. Molti di questi sono uomini, ma Simenon non discrimina certo in base al genere e non mancano quindi le donne assassine. Anzi possiamo senz’altro affermare che le quote rosa sono più che ampiamente rispettate.

Anche per quanto riguarda le modalità dell’uccidere, lo scrittore belga non sembra condizionato dal solito luogo comune, che vorrebbe le donne maggiormente propense alla scelta di metodi poco cruenti: il veleno per esempio.

Nella vasta ed efferata gamma di possibili modalità per togliere l’altrui vita, Simenon non si fa mancare nulla e se, naturalmente, ritroviamo puntuale l’omicidio femminile al veleno, non mancano coltellate, martellate e colpi di pistola.

L’arma da fuoco non è comunemente considerata il prediletto strumento d’offesa del genere femminile. Non lo è oggi, tanto meno lo era 90 anni fa.

Eppure le donne assassine, con cui il commissario Maigret è costretto a confrontarsi, non esitano a servirsene. Non solo! C’è estrema varietà anche nel tipo di arma utilizzato.

Così, ad esempio, se nel romanzo Maigret se trompe, l’arma utilizzata è una piccola automatica calibro 22, considerata arma da borsetta e, quindi, tipicamente femminile, in altri romanzi a tuonare sono pistole di tutto rispetto, se non addirittura autentici cannoni (Un crime en Hollande), più adatti alle ruvide manacce di gangster americani che non alle, immaginiamo, esili manine di altrettanto esili fanciulle.

Vero è anche, che a sparare, molto spesso, non sono donne particolarmente giovani, quanto, piuttosto, signore attempate come in L’ombre chinoise del 1932 o addirittura anziane, come in Maigret et la vieille dame del 1950.

Quando una donna uccide con la pistola.

Quando e perché nei romanzi maigrettiani una donna sceglie la pistola come arma per uccidere?

Non sembra vi siano motivi specifici che riconducano al genere. Piuttosto traspare una sorta di universalità del crimine che non distingue tra maschile e femminile.

L’arma da fuoco può essere una scelta semplicemente motivata dall’opportunità.

In Un crime en Hollande come ne L’ombre chinoise e in Maigret et Monsieur Charles è la semplice disponibilità dell’arma a determinare la scelta. Al contrario nel romanzo Maigret et la vieille dame, alla disponibilità si aggiunge un preciso calcolo di opportunità.

In Maigret se trompe la cosa rimane piuttosto nel vago. Sicuramente l’assassina ha la disponibilità dell’arma, ma c’è anche da chiedersi se l’omicidio sarebbe stato possibile con un altro mezzo d’offesa.

Ancora diverso il caso che incontriamo in Maigret et les témoins récalcitrantes. Qui si tratta molto evidentemente di legittima difesa e l’arma è stata fornita alla donna dal suo amante preoccupato per l’incolumità di lei.

Una pistola diversi moventi.

Le donne possono uccidere utilizzando gli stessi strumenti degli uomini, ma anche i moventi che le spingono all’omicidio sono gli stessi del sesso forte?

Limitando il nostro sguardo ai romanzi dove una donna uccide servendosi di un’arma da fuoco, potremmo dire assolutamente di si.

C’è il caso di legittima difesa di Maigret et les témoins récalcitrantes. È una situazione piuttosto particolare che non ha un equivalente maschile in nessun altro romanzo con Maigret, se non, forse, in Maigret et l’affaire Nahour, ma la cosa non è così chiara.

In Un crime en Hollande è sicuramente la gelosia ad armare la mano dell’assassina e la gelosia è un sentimento molto diffuso anche fra gli uomini. Stranamente, nei romanzi con Maigret protagonista, sono abbastanza rari i casi in cui la gelosia risulti essere l’unico autentico movente, sia per gli uomini che per le donne.

Gli uomini, fra l’altro, uccidono si per gelosia, ma usando le proprie mani o un pugnale molto più spesso della pistola. Unico caso maschile, forse, in Maigret aux Assises, ma dobbiamo credere che si tratti solo di gelosia o anche di vendetta?

Una cosa è certa: in nessun romanzo una donna che spara uccide per errore!

A rigore un caso, forse, ci sarebbe e mi riferisco alla vicenda narrata in La première enquête de Maigret (1913). Ma il caso è dubbio. Chi ha sparato realmente, a Bob d’Anseval, quella notte nella camera di Lise Gendreau-Balthazar?

Per la grande maggioranza dei casi, l’omicidio al femminile con arma da fuoco, è sempre riconducibile a ragioni inerenti l’interesse economico. Avidità o paura patologica della miseria. Niente di così romantico dunque.

I casi delle coppie assassine.

Vi sono almeno altri due casi di omicidio con arma da fuoco, dove non sapremo mai chi ha premuto veramente il grilletto.

Sono casi in cui una coppia di amanti uccide il marito o comunque il convivente di lei.

I romanzi in questione, lo avrete già capito, sono: La patience de Maigret e Maigret et l’indicateur. Si tratta di romanzi scritti a grande distanza temporale l’uno dall’altro; il primo è del 1965, il secondo del 1971.

Molte altre analogie si possono notare tra i due casi. Nell’uno come nell’altro tutti i protagonisti fanno parte della malavita e, in entrambi gli episodi, non sapremo mai con certezza se a sparare sia stato l’uno o l’altra degli amanti. L’unica certezza è che le donne in questione, per carattere, avidità e determinazione, potrebbero benissimo aver sparato.

Il finale è anch’esso simile. Arrestati dal commissario Maigret gli amanti iniziano ad accusarsi a vicenda cercando di salvare la pelle l’uno a spese dell’altro.

Nessuna concessione all’amore ed al romanticismo in Maigret e Simenon dunque?

Sparare per amore!

Forse no. Forse, in un unico caso, un barlume di speranza Simenon vuole lasciarla ai suoi lettori.

C’è una donna, una sola, che uccide con la pistola e lo fa esclusivamente per amore.

La troviamo proprio in quel primo romanzo che rappresenta anche l’esordio del commissario Maigret: Pietr il Lettone.

Lei è la splendida, miserabile e selvaggia Anna Gorskine che per salvare il suo uomo o, forse, per non perderlo per sempre, lascia il tugurio dove vive per entrare spavaldamente fra gli ori e i cristalli di un Grand Hotel parigino, per uccidere il miliardario-truffatore americano Mortimer-Levingston con un colpo di pistola.

Siamo agli esordi di Simenon e di Maigret. Dobbiamo pensare che lo scrittore belga cercasse ancora di propinare al suo pubblico belle storie romantiche, come ai tempi della sua letteratura-alimentare.

Una produzione letteraria fatta tutta di storielle su commissione per giornali e riviste? Oppure gli anni successivi della sua vita hanno provveduto ha cancellare, dal suo cuore, quel labile ottimismo riguardo all’amore, ancora lievemente presente nel 1929 e che mai più ritroviamo in seguito?


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Donne assassineultima modifica: 2019-06-23T09:00:13+02:00da albatros-331
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